I folletti sono abituati alle ombre dei boschi.

Eppure per uno di loro, oggi, è arrivato un raggio di sole a illuminare – finalmente – tanti anni di costruzioni, di invenzioni, di fatica per far brillare il suo universo.

      Luka Modric, il Folletto croato dei Blancos, è Pallone d’Oro.

La dittatura Ronaldo-Messi è infine giunta al termine dopo dieci anni. Gli scenari si sono aperti e lì, in prima linea, hanno trovato il 33enne numero 10 del Real Madrid, pronto a mostrare finalmente la sua stella da sola.

Sì, da sola: perché – diciamolo pure senza falsi pudori – fino a oggi non ha mai potuto. Tutto attorno a sé era concepito per qualcun altro e dovuto a qualcun altro, la cui Stella è stata troppo ingombrante per dare la possibilità ad altre di occupare anche il più piccolo spazio di cielo.

E così quel bambino – cresciuto tra le bombe e gli orrori della guerra – così magro e minuto, sul quale nessuno avrebbe scommesso, oggi agli occhi del mondo del Calcio entra ufficialmente nel Regno dei Giganti, scrivendo il suo nome in maniera indelebile.

                                                  Nero su Oro. 

 

Magro e minuto è rimasto Luka, ma la sua intelligenza calcistica, che ha fatto di lui il cervello pensante e agente dei Blancos dell’era Zidane, è esuberante. Non c’è centimetro del centrocampo che lui non abbia conosciuto e diretto: come un sapiente camaleonte pronto a immedesimarsi in ogni ruolo, per dettare i tempi a suo piacimento, per esaltarsi e esaltare la straripante qualità del reparto d’attacco dei Galacticos. Lo stesso abbiamo potuto ammirare questa estate, nel sistema della Nazionale Croata: appoggiata sulle sue esili spalle (già da Gigante) – con la sua sopraffina tecnica, le sue direttive, la sua capacità di intercambiarsi – soprattutto con Rakitic in uno scambio simultaneo che ha fatto crescere anche il giocatore blaugrana – con i compagni di reparto e di liberare spazi per gli uomini diretti a rete.

La vittoria di Luka è la vittoria del silenzio, dello spazio dietro le quinte, del Folletti che amano stare nel loro bosco perché la luce, loro, la sanno accendere anche senza che nessuno li guardi. E’ la vittoria dell’intelligenza defilata, senza lustrini, senza addominali iper scolpiti e folle chilometriche. E’ la vittoria dell’altro lato del calcio.

E mentre si riempiranno fiumi di inchiostro, a supporto dell’ennesima ingiustizia subìta da CR7  piuttosto che della sua (ennesima) assenza,  il piccolo Folletto dona alla sua Croazia la soddisfazione di entrare per la prima volta nella storia del Pallone d’Oro.

Daniela Russo