Che Arturo Vidal sia il pupillo di Antonio Conte è risaputo.

“Antonio Conte lo ha chiamato varie volte per cercare di convincerlo…” ha svelato l’entourage del calciatore, a testimonianza che il tecnico salentino, ha un’ “ossessione” per il centrocampista cileno.

Un amore nato 10 anni fa sotto la Mole, quando la Juventus affidò la panchina al suo ex capitano e acquistò dal Bayer Leverkusen il centrale che all’epoca non era il top player di oggi ma che lo è diventato proprio grazie al lavoro con l’allenatore.

Lo stesso Conte affermava che non «conosceva bene» Arturo Vidal quando la Juve lo acquistò ma tra i due il feeling fu immediato.

Presto Conte si rese conto di avere in rosa un suo alterego.
Un guerriero di soprannome e di fatto.

Non a caso un giorno disse: «uno come lui lo porterei sempre con me in battaglia».

Un giocatore eccezionale nella pressione ai portatori di palla avversari ma anche assistman e finalizzatore. Non solo garra dunque ma un profilo capace di difendere, rompere il gioco avversario, correre, costruire, attaccare e segnare. 

Difatti, Conte, se inizialmente schierava un 4-4-2 che si trasformava in 4-2-4, in poco tempo cambiò impostazione tattica per sfruttare al massimo le doti di questo giocatore.

Nel primo biennio Vidal si classificò al primo e al secondo posto per numero di tackle per partita nel campionato italiano e, di tutto il ciclo contiano, diventò il giocatore che realizzò più gol nella Juventus oltre a un numero significatico di assist: 15 gol e ben 12 assist nel secondo anno; 18 reti e 5 assist al terzo.

Numeri che il cileno nè nel Bayern Monaco nè nel Barcellona, senza Conte come allenatore, è stato in grado di replicare.

Conte come allenatore è una macchina, tatticamente è il numero uno. afferma Vidal.

Il numero uno dei centrocampisti offensivi. lo reputa a sua volta il salentino.

Se questo non è amore…

Tanto da indurre Conte a richiederlo già lo scorso anno, perchè ha tempi di inserimento che si adattano a meraviglia alla sua idea calcistica e conoscenze tattiche che gli permettono di giocare sia da mezzala nel 3-5-2, sia sulla trequarti nel 3-4-1-2.

Nel Bayern Vidal aveva arretrato la propria posizione mentre con i blaugrana ha avuto compiti soprattutto offensivi ed è stato un jolly.

vidal barcellona
fonte immagine: profilo Twitter uff Arturo Vidal

Chiamato a compensare il basso contributo in fase di non possesso di Messi e Suarez e a dare intensità: Vidal, aggredendo gli spazi e riempendo il centro dell’attacco, aveva un ruolo importante per dare pericolosità alla squadra.

In Catalogna, Vidal, ormai 33enne, ha dimostrato di essere ancora integro fisicamente, energico, incredibilmente tenace e intelligente, caratteristiche che fanno gola al tecnico nerazzurro che punta a ridurre il gap con la Juve… unica pecca? Gli piace un po’ troppo l’alcol…

“Ogni tanto usciva e beveva più del dovuto, lo sanno tutti, si può dire che l’alcol era un po’ il suo punto debole…
Un paio di volte all’anno non si presentava all’allenamento, oppure arrivava che era ancora piuttosto allegro…
Ricordo ancora una tournée americana, eravamo a Miami la sera prima dell’ultimo allenamento prima di ripartire, in libera uscita. La mattina dopo, Arturo non si vedeva. Era a letto, e dovettero tirarlo giù a forza.
Il mister Conte non vedeva l’ora che Vidal in quello stato mollasse, per metterlo fuori rosa e dargli una punizione esemplare, invece, dopo dieci minuti in cui Arturo sembrava ancora brillo e non vedeva neanche passare il pallone, finì l’allenamento che correva come un matto e staccava tutti di venti metri a ogni allungo…”

(estratto dell’autobiografia di Giorgio Chiellini)

Tuttavia, tra i due si creò un legame davvero speciale, entrambi combattenti e trascinatori.

Hanno condiviso tre stagioni, uno in panchina, l’altro in campo e insieme hanno fatto la fortuna della Juventus diventando i pilastri fondamentali del ciclo vincente bianconero.

Sono passati sei anni dal loro divorzio; Conte ha vinto titoli in Inghilterra, Vidal in Germania e Spagna. Molto è cambiato, ma sembrano essere pronti per ritrovarsi e vogliosi di raggiungere, anche nell’Inter, vette impreviste.