Il Calcio dalla A alla Z di Marta Bitti

La vita è una partita di calcio fra un ciak e l’altro

Nasce da questo pensiero la rubrica di Gol di Tacco a Spillo, il web magazine regolarmente registrato come testata giornalistica composto esclusivamente da donne. Parlare di calcio al femminile, in toni talvolta meno seri e magari più ironici è uno degli intenti della redazione più rosa del web.

Intento che si è tramutato anche in un’intervista alfabetica, dove donne raccontano la vita attraverso la metafora del calcio o il calcio attraverso piccole storie di vita.

A sottoporsi oggi alla nostra valanga di domande è la giornalista Marta Bitti.

Marta Bitti

Giornalista pubblicista e oggi Responsabile della Comunicazione all’Ancona Matelica, Lega Pro Girone B, Marta Bitti lavora nel calcio da quasi vent’anni, avendo ricoperto lo stesso ruolo in diverse società calcistiche marchigiane.

Si definisce fantasista, emotiva, empatica, ama raccontare storie ed è una grande amante della moda e dei libri. Adora i numeri dieci, Roberto Baggio, Carrie Bradshaw e i macarons.

Amore: Quello per la propria squadra, il proprio beniamino e i colori del cuore rappresenta qualcosa di sacro e totalizzante. Rispetto, lealtà, identità e senso di appartenenza dovrebbero sempre accompagnarlo.

Bandiera: Nel calcio moderno sono pochi i giocatori capaci di legarsi in aeternum ad una stessa maglia. Spesso ambizioni e business orientano gli atleti a rapporti più fugaci. Avendo vissuto gli anni 90 e 2000 posso dire che l’epoca dei Totti, Nesta, Del Piero, Maldini e Zanetti, delle loro figurine in cui era solo il volto a cambiare con l’età, ma mai i colori di cui erano simbolo, è stata una “età dell’oro” difficilmente ripetibile. A proposito di bandiere, mi vengono in mente anche quelle che sventolano negli stadi. E’ così bello rivederli pieni dopo anni di sofferenze.

Calcio femminile: Finalmente è arrivato il giusto riconoscimento per un movimento che sta acquistando sempre più autorevolezza e consapevolezza, attirando attenzioni mediatiche e tifosi.

Derby: Sfide dal clima speciale, in cui le motivazioni salgono alle stelle e si respira un’aria incredibile. In campo, sugli spalti e per chi la racconta, il derby è la partita delle partite, indipendentemente da blasone e categoria. Quella per cui non si dorme la notte, quella che il giorno dopo garantisce sogni a occhi aperti o incubi a volontà.

Emozioni: Insieme ai colori, sono il sale della vita e dello sport. Amplificatori naturali di sensazioni e sentimenti. Il calcio ne porta in dote tantissime, difficilmente replicabili in altri ambiti e che creano altissima dipendenza.

Fuorigioco: Una regola che spesso si dice le donne non capiscano e gli uomini non sopportino più per via delle continue incursioni VAR. Qualcuno ne chiede persino l’abolizione per una maggiore spettacolarizzazione del gioco. Personalmente, non credo che pochi centimetri siano determinanti, diverso è quando la posizione crea un indubbio vantaggio.

Gavetta: Ciò che si mette nel proprio bagaglio di esperienze forgia la personalità e il carattere, preparando ciascuno ad affrontare le sfide della vita con umiltà, consapevolezza, equilibrio e resilienza. Avere sempre la pappa pronta o affidarsi alla fortuna può giovare nel breve periodo, mai nel lungo.

Hooligans: L’accezione violenta del tifo non fa parte del mondo dello sport. Valori come lealtà e rispetto dell’avversario sono imprescindibili.

Invasione di campo: Dopo alcune vittorie, si assiste a scene festanti di pubblico in campo. Momenti che restano scolpiti. Una bella dimostrazione di vicinanza e affetto, purchè non si facciano danni e non si sconfini inopportunamente.

Jolly: La duttilità in campo e nel cervello sono doti belle e rarissime. Estro, imprevedibilità e talento permettono al giocatore di risolvere un incontro con una prodezza, ma il cosiddetto jolly è anche il giocatore capace di essere all’altezza in più ruoli, coprendo con ordine e diligenza le esigenze del momento.

Ko: “La vittoria è deformante, la sconfitta è formativa” dice il saggio. Perdere fa parte del mondo dello sport. Capita e va accettato, comprendendo i propri limiti ed errori e provando già dalla volta successiva a fare di più e meglio.

Legno: Il rumore che fanno pali e traverse trafigge il cervello e resta a lungo nelle orecchie. Gioia o tristezza dipendono da pochi centimetri.

Mister: È il capitano della nave, colui che guida la squadra alla conquista dei propri obiettivi. Fermezza, visione e spirito di gruppo sono le sue regole. Ognuno di quelli che ho incontrato nel mio percorso calcistico mi ha insegnato tantissimo a livello sportivo ed umano.

Nazionale: Il sogno di ogni bambino (e anche il mio, un giorno!) è vestire la maglia della propria nazione. Dopo l’Europeo brillantemente conquistato la scorsa estate, ci troviamo per la seconda volta senza qualificazione ai Mondiali. Spero sia l’occasione giusta per migliorare il nostro sistema, puntando su meritocrazia e talento.

Onestà: Nella vita e nello sport un valore imprescindibile. Barare e imbrogliare per proprio tornaconto sono contro ogni regola.

Paura: Non si può eliminare dalla vita. Un pizzico di quella sana, che ti fa arrivare con i crampi allo stomaco all’appuntamento importante, è segno di quanto si tiene a qualcosa e non è del tutto negativa. Viceversa quella eccessiva è paralizzante e non è mai costruttiva.

Qualità e quantità: Nella squadra ideale devono coesistere. Abnegazione e disciplina servono quanto estro e talento per portare a casa gioie e risultati.

Rigore: Il tiro dagli undici metri è un’altra croce e delizia di questo sport, specie quando si decide una finale. Per me che sono Baggista, è sempre un momento di particolare sofferenza.

Social network: Oggi recitano una parte importantissima nello sport, permettendo ai tifosi di vivere ogni momento della squadra del cuore ed accorciando sempre più le distanze. Anche per i giocatori è un ottimo strumento, a patto che non vengano usati in maniera troppo leggera, alimentando critiche.

Tacco: Da donna sono una grande amante delle scarpe con il tacco. Da sportiva, è il colpo da biliardo che più di ogni altro spiazza e apre nuovi scenari.

Urlo: L’esultanza dopo un gol è sempre liberatoria e trascinante. La voce dei tifosi che incitano la propria squadra spesso vale da dodicesimo uomo e fa sentire parte di una stessa famiglia.

Stadio: Ogni volta che si entra in un nuovo impianto tremano le gambe per l’emozione. Quello locale invece è un po’ la propria casa, il fortino tra le cui mura ci si sente più forti.

Vittoria: Nello sport vincere indubbiamente conta, ma conta anche il come. Prepararsi bene per raggiungere i propri obiettivi è formativo, ma essere costantemente ossessionati dai risultati porta ad avere sempre lo sguardo triste.

Wags: Mogli e compagne partecipano sempre di più, anche attraverso i social, in maniera attiva alla vita dell’atleta, ben oltre la presenza allo stadio. Presenza che spesso non passa inosservata per stile e glamour da copertina.

Xenofobia: Lo sport deve fermamente condannare ogni forma di discriminazione, favorendo integrazione, solidarietà e rispetto.

Ying e Yang: Sono gli opposti complementari che costituiscono l’intero. Per carattere preferisco sempre trovare un punto d’incontro tra i vari estremi e, non essendo particolarmente competitiva, conciliare al meglio le diverse posizioni.

Zona Cesarini: Tra qualche giorno nelle Marche premieremo i vincitori del Premio Cesarini di questa stagione. A parte gli scherzi, preferisco soffrire meno anche se ultimamente sempre più partite si risolvono negli ultimissimi minuti. Tra le emozioni recenti, non potrò mai dimenticare il gol del 3-2 di Balestrero all’ultimo istante dei play-off della scorsa stagione tra Cesena e Matelica. La sua prodezza ci portò in un istante dall’inferno al Paradiso.