La vita è una partita di calcio fra un ciak e l’altro

Nasce da questo pensiero la nuova rubrica di Gol di Tacco a spillo, il web magazine regolarmente registrato come testata giornalistica composto esclusivamente da donne.

Parlare di calcio al femminile, in toni meno seri e urlati, più ironici e irriverenti è l’intento dell’ intervista alfabetica, dove donne raccontano la vita attraverso la metafora del calcio o il calcio attraverso piccole storie di vita.

Dopo una calciatrice mamma… bis – Simona Sodini – a raccontarci il suo calcio è Caterina Baffoni, giornalista e redattrice di TuttoJuve.

Con competenza in materia – nonostante c’è chi dice no (l’ironia è d’obbligo in questi giorni), Caterina si è apprestata alle nostre domande con fare ironico e sagace. Ma soprattutto intelligente.

Blogger e Giornalista, Caterina Baffoni si occupa principalmente di Juventus

Uomini, ci siamo capiti?

A MORE: Il vero sentimento che ci caratterizza in questo sport. Giocare e raccontare di calcio è qualcosa di intimamente sentimentale ed è anche, come sosteneva il grande Pasolini, “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. E poi, concedetemi questo appunto da parte di una bianconera, il cui inno non a caso è: “Storia di una grande amore.” Calcio e Amore sono IL binomio per eccellenza.

B ANDIERA: Simbolo di un calcio romantico e ormai purtroppo sempre più nostalgico. È triste a oggi sapere che ci sono sempre meno bandiere, in un calcio che vuol ruotare solo attorno ai soldi. Mi auguro che la rotta si inverta e che i bambini e le bambine di oggi possano un giorno tornare a sognare, ad amare e a tifare la propria squadra grazie a quei beniamini lì, a quelle “bandiere” in campo che hanno rappresentato e onorato al meglio i colori della propria squadra del cuore. Dobbiamo difendere e recuperare i valori più sani e importanti dello sport. Come questo.

C ALCIO FEMMINILE:  Beh, che dire di questa potente e favolosa realtà che finalmente si sta affermando anche qui da noi? Seppur con estremo ritardo, c’è ancora molto da fare. Troppo. Ma l’importante era muovere i primi passi e far capire a chiunque che non esistono distinzioni di genere nel calcio e che tutti debbano essere considerati allo stesso livello. Seppur a piccoli passi, fortunatamente qualcosa sta cambiando. In positivo. E BISOGNA andare avanti, perché è una realtà bellissima e che può dare tantissimo allo sport italiano.

D ERBY:  La classica “partita dell’anno”, il momento in cui tutte le emozioni più avvolgenti diventano tutt’uno. Una bellezza che inonda tutta lo stivale.

E MOZIONI: Tutto ciò che contraddistingue il gioco del calcio. E, ovviamente, sono inspiegabili. Non sempre possono essere capite o narrate. Ma sempre sentite, questa è una certezza.

F UORIGIOCO: Una regola banale e semplice del gioco del calcio. E smettiamola con la storia del “una donna non capirà mai il fuorigioco”. Non è vero, è una favola ormai non più credibile. Per fortuna che esiste il fuorigioco, immaginate che noia se fosse sempre tutto perfetto.

G AVETTA: che suona un po’ come “sacrificio”, elemento imprescindibile e fondamentale per chi vuol crescere, affermarsi e mostrare le proprie potenzialità. In qualsiasi “campo” della vita.

H OOLINGANS: Quando il tifo si tramuta in violenza, allora non parliamo più né di tifo e né di sport. Un confine che non deve mai essere varcato.
Un giorno qualcuno disse :” la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.”

I NVASIONE: Stupenda, quella sana per andare ad abbracciare un proprio idolo o per festeggiare un successo! Mi ha sempre fatto commuovere. Invasione sana che si traduce in gioia esplosiva e di festa! Come potrei dimenticare le tante dopo un tricolore juventino?!

J OLLY: Il “salvavita” del match, dell’allenatore e di tutta la squadra. Come un coniglio pescato dal cilindro che risolve la situazione. Fondamentale per una squadra che mira ad alti obiettivi!

K O: Fa parte del gioco. E della vita. Non a caso sostengo da sempre che il calcio è la prima metafora di vita. Ma proprio per evitare questo, la vittoria assume un significato più ricco e profondo. Accettare di cadere 7 volte, e rialzarsi 8. E non mollare MAI.

L EGNO (palo o traversa): Ci sta. È quando hai sfiorato per poco l’obiettivo. Una scossa che sprona a dare di più, a riprovarci e a fare meglio, ed è da lì che esce fuori la parte migliore di se stessi.

M ISTER: È un po’ come un genitore, un punto di riferimento quando le cose funzionano. Un sergente quando invece le cose non vanno. Dev’esserci un mix tra questi due elementi. Una guida che sappia imparare a dirottare bene la situazione e a  indirizzare al meglio i suoi in campo. Alla Juve c’è Max Allegri, quindi direi “halma, e procediamo”.

N AZIONALE: Il massimo per chi gioca a calcio. Indossare la maglia azzurra è qualcosa di profondamente orgoglioso. Ci fa sentire tutti parte di una sola e grande famiglia. Senza distinzioni. Anche a chi non piace il calcio, grazie alla Nazionale, non può fare a meno di guardarla e tifarla.
Non posso dimenticare il trionfo del 2006: un’emozione indescrivibile e che non ha voce.

O NESTÀ: Quello che deve contraddistinguere ognuno di noi, indipendentemente dal calcio. Onestà, lealtà e dignità per me sono i tre pilastri imprescindibili della nostra vita.

P AURA:  E per fortuna che esiste, direi! È la molla che ci permette di andare avanti. Perché tutto, ma proprio TUTTO ciò che più ardentemente desideriamo risiede esattamente dall’altra parte della paura. Così come nel calcio, essa va affrontata per goderne poi il proprio trionfo, personale e di squadra. Nel calcio così come nella vita.

Q UANTO: amiamo il calcio? INFINITAMENTE. (Visto? La parola amore ritorna sempre).

R IGORE: Eh, il momento più delicato di un match. Occhi chiusi, occhi aperti. Unghie finite. Abbracci. Impassibile o ti giri dall’altra parte. Io mani sul volto ma faccio spazio tra due dita per vedere con un occhio soltanto! Troppo curiosa e troppa sofferenza! Eheh!

S OCIAL NETWORK: Un ottimo mezzo per comunicare tutta la passione e avere tutte le notizie sul mondo pallonaro. Che bellezza. Se usato, come tutte le cose, al modo giusto.

T ACCO: Uno dei gesti atletici più belli. Da bianconera, ho in mente sempre Pinturicchio e i suoi innumerevoli tocchi (contro Borussia, Siena, Toro…) da fuoriclasse puro.

AlessandrodelPiero

U RLO: Credo sia il gesto più naturale che si possa fare allo stadio quando la tua squadra gonfia la rete… è l’espressione massima della gioia!

V ITTORIA: Dico solo che non credo minimamente al “l’importante è partecipare”: Ci siamo capiti, no? Anzi, faccio prima: “Vincere non è importante: è l’unica cosa che conta.”

W AGS: Un classico per chi si fidanza coi calciatori. Ma di bellezze statuarie ce ne sono anche tra il calcio femminile di belle eh!

X ENOFOBIA: Mi viene in mente l’era del paleolitico. Questa è una parola che nemmeno dovrebbe esistere. Siamo nel 2019. Basta questo.

Y ING E YANG: Una verità assoluta, e una filosofia pura di vita. E poi, non a caso è anche “bianconero”. Difficile essere così “ sereni filosofi” durante una partita però! Eheh! Magari dopo, o prima… ma nel mentre…

Z ONA CESARINI: È l’espressione intima e vera di chi ci crede sempre, è il sinonimo del “fino alla fine”. Insomma, il nome deriva proprio dal calciatore Renato Cesarini, famosa mezzala della Vecchia Signora nella prima metà degli anni 1930. Proprio lui realizzò diversi gol nei minuti finali. Credo non ci sia nient’altro da aggiungere.

 

Giusy Genovese