Ancora un Inter-Milan e ancora protagonista Mauro Icardi, ancora una volta, in pieno recupero di testa scavalca Donnarumma.
Nell’incredulità di chi si era rassegnato ad un triste e inesatto 0-0, San Siro nerazzurra esplode, mentre quella rossonera si ammutolisce gelata dal pallone affondato in rete sotto la sud.

Icardi allo scadere, vizio da derby della Madonnina

Dopo il 2-2 siglato Perisic del derby d’andata di due stagioni fa, arrivò Zapata al ’97 che in quello di ritorno rese il favore ai cugini calando il sipario su un altro 2-2. Nello scorso Inter-Milan, giocatosi a ottobre scorso, all’ottantesimo era ancora 2-2 dopo che il Milan due volte aveva riacciuffato i cugini, passati in vantaggio sempre con Icardi. Ma Perisic prima, Zapata dopo, insegnano che l’ultima non è mai detta fino al triplice fischio: a trenta secondi, o meno, dalla fine Rodriguez affonda in area D’Ambrosio spedendo Icardi sul dischetto che non sbaglia, segna il 3-2, arriva il triplice fischio, il derby di Milano è nerazzurro.

E’ proprio il caso di dirlo, il gol al 90’ è un vero e proprio made of Milan, così come l’Inter recitava nelle ore di avvicinamento a quella che Spalletti alla vigilia ha definito il termometro più corretto per misurare quanto si è malati dell’Inter. Termometro che dopo il gol di Icardi ha toccato temperature infernali lì dove soffiava il gelido vento che si era abbattuto su San Siro come preludio di una tempestosa nottata.

Un nome una garanzia, ancora lui: Mauro Icardi, made of Milano

Icarday, il capitano nerazzurro si conferma uomo derby. Gli erano bastati dodici minuti per prendere il comando di una partita di cui già sembravano prese le redini, sul cross di un ottimo Marcelo Brozovic l’aggancia in perfetto suo stile ma la palla sporcata da una deviazione di nuca di Vecino fa sì che la sua posizione fosse in offside, ineccepibile Guida a percepire da subito, Var e rete correttamente annullata mantengono immutato il risultato.

Con l’uscita di Nainggolan le incursioni in area diminuiscono specie perché pure Perisic è costretto a rallentare i ritmi per un acciacco rimediato; scarseggiano gli appoggi e gli ausili ma Icardi non si lascia scappare nessun rettangolino di campo, batte ogni centimetro e arriva ovunque. Il cross di Vecino con la complicità prima di Musacchio che si addormenta poi di un Donnarumma impanicato, è il regalo che valso quella estenuante attesa di novanta minuti e rotti: non può sbagliare, non questa palla, non questa volta, non a questo derby.

Stava andando sul primo palo lì dove ha puntato goffamente alle prime Donnarumma e dove si è perso il 22 rossonero, ma non Icardi che da buon cecchino intuisce in anticipo la traiettoria della palla, beffando tutti con la complicità del suo complice migliore. Sì perché Icardi cerca la palla e la palla talvolta sembra proprio cercarlo, come a metterlo alla prova, quasi sperando che scovi quell’attimo propizio che coglie così nobilmente.

Non ha replicato gli errori dell’ultimo incontro con i cugini durante il quale si è divorato di tutto, lasciando che quella di ieri sera fosse solo un flashback e non un rewind. Non sembrava volersi sbloccare, un sacrilegio dal quale nessuno sperava di uscire, malgrado i padroni di casa già nel primo tempo avessero avuto 3 pallegol e malgrado fossero stati sempre i padroni della gara. Troppe sbavature che con lo stringere del tempo iniziavano ad appesantirsi, mentre dall’altro lato del campo gli ospiti – si fa per dire – sospiravano su una resistenza che stava comunque reggendo bene. 

Ma Mauro c’è, per dirla un po’ alla Meda, e si prende le responsabilità da centravanti e da capitano: la schiaccia di testa e al 93’ cala il sipario al Meazza e stacca il voucher di buon viaggio per Barcellona, un auspicio che non può che inorgoglire.

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Suso, Inter-Mila 1-0
Foto: Getty Images

Se quello di ieri è stato l’Icardiday non si può dire lo stesso di quello che finora è stato l’uomo derby rossonero Suso, eclissato nell’ombra di se stesso, mai di spicco lo spagnolo si fa notare quasi esclusivamente nell’occasione della rete che era riuscito a mettere a segno a fine primo tempo. Ma non è serata per i rossoneri, Musacchio è oltre la linea difensiva, si riparte dallo 0-0. 

Lasciatisi braccare, anche per concessione propria, gli uomini di Gattuso puntavano sulle ripartenze sperando nei guizzi tipici di un Higuain praticamente mai visto. Totalmente in ombra la partita dell’argentino mai messo in condizione di entrare davvero nei ritmi del match. 

E’ un assassino: gli porterei via l’abilità nel colpo di testa e le tempistiche in areacosì Higuain diceva del numero 9 nerazzurro alla vigilia, e così fu

Scegliere un peggiore della compagine rossonera forse sarebbe ingiusto specie perché i riflettori che dovrebbero illuminare il Milan sembrerebbero spenti un po’ per tutti, persino per Gattuso la furia, sottotono in conferenza come nell’approccio a tutta la gara. Fare un appunto su Donnarumma però sovviene inevitabile: ingenuo ma colpevole cade tra le grinfie dell’indecisione lasciandosi rubare l’attimo e la lucidità, un gesto sconsiderato che vale il suicidio rossonero, totalmente a vuoto lascia un’autostrada a Icardi che lo punisce inevitabilmente. Non al primo forfait al derby, non si può certo dire uomo derby il 99 rossonero che ancora una volta si lascia battere dal numero 9, ormai sua bestia nera. 

Coreografie_Inter-Milan
Coreografie Derby della Madonnina, Inter-Milan
Foto: ilSussidiario.net

Ma che spettacolo intanto il Meazza, totalmente sold-out con 78 725 presenti, come sempre acceso, caldo e soprattutto colorato. Spettacolo e uno contro uno anche tra gli spalti, coreografia e contro-coreografia. Sontuosa quella della nord che ci lavora da più di un paio di mesi. I vari pezzi di coreografia hanno interessato tutto il settore verde, non soltanto il secondo anello, ma dal primo al terzo. I nerazzurri hanno puntato sul proprio simbolo nonché simbolo di Milano: il Biscione, con tanto di didascalia: “Il simbolo dei milanesi”.

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Coreografia curva nord, derby della Madonnina, Inter-Milan
Foto: Inter.it

In mostra un biscione con le bandiere simbolo della città dietro, che insegue tre diavoli.

Dall’altro lato, la Sud ha proposto una contro-coreografia con la raffigurazione di un biscione stritolato dalle mani di un diavolo. Accompagnato da uno striscione con scritto: “Passano gli anni ma la storia resta… La fine di chi striscia sarà sempre questa” e poi un secondo striscione in dialetto milanese con scritto: “A truaa i parent a Milan se va cunt pien i man” ovvero: “A trovare i parenti a Milano si va con le mani piene”

E gli interisti se la ridono, specie sul finale più che lieto per quelli soliti frequentare il Baretto, il solito dal 1969, dove si è soliti ironizzare sul ‘nordico’ luogo comune secondo il quale alla sud invidiano soltanto la visuale al punto da sventolargli “Al sol vederne gli occhi, in lacrime si dileguarono”.

Tegola Nainggolan

Costretto a uscire alla prima mezzora per infortunio, Radja Nainggolan rende il favore a chi credeva fosse un miracolo l’infortunio della Pulce. Con la sua uscita in campo San Siro si corruccia, visibilmente preoccupato il pubblico cade nel silenzio, non capita tutti i giorni veder uscire dal campo il Ninja, lottatore per antonomasia. I timori sono stati confermati questa mattina dagli esami sostenuti all’Humanitas di Rozzano che hanno confermato il trauma distorsivo della caviglia sinistra.

Nainggolan_Inter-Milan
Nainggolan, Inter-Milan 1-1
Foto: Eurosport

Le sue condizioni, valutate nelle prossime settimane, chiudono le porte d’ingresso del Camp Nou al belga che quasi sicuramente dovrà rinunciare pure alla partita contro i gemellati suoi ex acerrimi rivali. Nessun esame per i due croati Brozovic e Perisic, che ieri avevano impensierito Spalletti.

 

 

Egle Patanè