“Cercami un difetto di Paulo Dybala”.

Una sorta di ‘sfida’, lanciatami qualche giorno fa, che mi trovo a realizzare proprio nel giorno del suo venticinquesimo compleanno.

                                    Povera Joya.

Eccomi qui a scrutarlo con attenzione e un pizzico di malizia, alla ricerca di tutti i suoi Talloni d’Achille.

NON E’ CATTIVO. Eh niente, sarà per l’aspetto da eterno teen ager, sarà per il fisico minuto, o semplicemente saranno i suoi geni, ma Dybala e il cinismo sono due mondi paralleli. Non che gli manchi la freddezza – che in talune occasioni ha saputo sfoderare – ma la cattiveria agonistica non è nel suo DNA. I paragoni tra lui e Sivori si sprecano ma ecco, Sivori era bello e cattivo, amava le sfide, l’irrisione dell’ avversario, la protesta a voce alta e le manifestazioni sopra le righe. La Joya non conosce il vocabolario della sana rabbia: il massimo della sua esternazione di disappunto è lanciare una bottiglietta d’acqua.  Agli antipodi di Carlos Tevez, per intenderci.

E’ UN ‘DROGATO’ DI CONSIDERAZIONE. Non egoista, ma egocentrico. In maniera defilata, silenziosa, quasi senza darlo a vedere; ma è un fatto che  Paulo Dybala dia il meglio di sè quando si vede messo al centro della progettualità della squadra e soprattutto dell’allenatore. Un esempio lampante, l’assegnazione della maglia numero 10 e il conseguente boom che ne è derivato nel suo rendimento.  Molte delle sue incomprensioni con Massimiliano Allegri nascono da questa dinamica mai sbocciata, perchè per il mister la Joya non è ‘indispensabile’: anzi. Ovviamente, in quest’ottica, diventa un problema del giocatore, che non si vede e non si ‘sente’ sufficientemente stimato. A discapito del suo rendimento.

NON LO VEDRETE MAI AMMAZZARSI IN PALESTRA. Non avallo assolutamente tutte quelle chiacchiere sterili nate un anno fa, secondo le quali il giovane argentino era tutto divertimento e bella vita. Quella non è l’immagine reale di Paulo Dybala, uno dei meno ‘rumoreggianti’ tra i calciatori sudamericani. Tuttavia non vi aspettate da lui che dedichi la domenica libera ai macchinari ginnici, perché non è nella sua indole. Faticare sì, ma in quantità stabilita: il culto maniacale dell’allenamento resterà appannaggio di CR7. Lui preferisce –  giusto o no – la  misura: né poco, né troppo. Un difetto? Può essere.

E’ IL SIGNORE DELL’ ANARCHIA. Dybala è un attaccante difficile da gestire, perchè per sua natura predilige il movimento. Cristallizzarlo in un ruolo fisso diventa impresa ardua per un tecnico, con tutte le difficoltà che ne derivano: a tal proposito ricorderete le parole di Sampaoli e le difficoltà pù volte manifestate dallo stesso Allegri. Una caratteristica bivalente, che può assumere a seconda dei punti di vista e della funzionalità all’interno della squadra un pregio o un inesauribile difetto.

NON SEGNA MAI DI TESTA. E non venitemi a dire che è piccolo, che se ha segnato Messi di testa, può farlo chiunque.

HA UN DISCUTIBILE SENSO ESTETICO: Sui social pulullano foto dell’argentino con tenute bruttine fatte di  strane bandane, collane-crocifisso, magliette dalle inesauribili fantasie kitsch. Per non parlare delle sneakers – puntualmente bianche – sotto una mise scura… Non esattamente da Dolce & Gabbana, malgrado l’esperienza della sfilata a gennaio.

Ma il top è rappresentato dal capello biondo platino di questa estate più camicetta maculata, che ha fatto gridare alla trasformazione satanica.

 

                             Angeli e Demoni, insomma.

 

Sicuramente la lista potrebbe continuare. Sicuramente questa lista la continueranno – forse meglio di me – i suoi detrattori.

Daniela Russo