Napoletano verace dal sorriso sempre stampato in faccia. Un uomo, un calciatore, che in vent’anni di carriera ha indossato soltanto due maglie: quella azzurra del Napoli e quella bianconera della Juventus. Oggi Ciro Ferrara spegne 50 candeline e ogni calciofilo che si rispetti non può non dedicare un pensiero a un guaglione che ha scritto pagine importanti del calcio italiano, con entrambe le maglie che ha indossato, e che ha continuato a lavorare nel mondo del calcio con grande passione e abnegazione anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.

download (1)Non è difficile capire il perché Ciro Ferrara lasci un buon ricordo ovunque vada. Nasce e cresce a Napoli, inizia la sua straordinaria carriera nelle giovanili della squadra partenopea per poi accasarsi in prima squadra per 10 stagioni. Un decennio, quello, pieno di successi incredibili: due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana. Proprio in quegli anni diventa capitano ma lascia l’onore e l’onere al suo grande amico, Maradona, vero leader di quel Napoli: il rapporto tra i due si intensificherà tantissimo e con il tempo, anche quando i due prendono strade diverse.

Generoso in campo, generoso con i compagni, sempre pronto a regalare un sorriso e mettersi a disposizione della squadra.“Una volta gli ho detto che era il miglior difensore del mondo. Non so se era vero, ma io la sentivo così. Gli voglio talmente bene… Il miglior amico che mi abbia lasciato il Napoli”, parola di Diego Armando Maradona.

Dopo 322 presenze e 15 gol con la maglia del Napoli, Ferrara si trasferisce a Torino dove rimarrà per 11 stagioni, mettendo in fila 358 presenze e realizzando 20 gol. Anche alla Juve il difensore vincerà tantissimo: sei scudetti, una Coppa Italia e quattro Supercoppe italiane oltre a 1 Champions League, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale…insomma tutto… stampando un ricordo indelebile nella mente dei tifosi bianconeri. Vestirà il bianconero fino al 2000 ma la sua strada s’incrocerà di nuovo con la Juventus nella stagione 2009/2010 quando viene chiamato per sostituire Claudio Ranieri. La sua esperienza dura poco ma la sua presenza nei cuori di tutti i tifosi bianconeri non viene minimamente scalfita dalla penuria di prestazioni positive della squadra che ha faticato a costruire sulle macerie altrui.

Allenatore della Sampdoria prima e della Nazionale Under 21 poi (dal 2010 al 2012), Ciro Ferrara continua ancora oggi la sua carriera da tecnico: nel 2016 si unisce ai nuovi orizzonti del calcio cinese approdando al Wuhan Zall salvando le sorti di una squadra ormai spenta e demotivata e portandola dal fondo al sesto posto di fine campionato.

Anche la Nazionale italiana ha goduto delle prestazioni del grande difensore che è stato Ferrara. Grande rimpianto per lui (e per noi!) l’Europeo del 2000, quello perso in finale contro la Francia, quello perso al minuto 102 dei tempi supplementari, quello del gol di David Trezeguet che ha gelato l’Italia intera. Ciro Ferrara fu convocato da Zoff a 33 anni e durante quella manifestazione fece registrare la sua ultima presenza con la maglia azzurra, la 49esima. Ricordi indelebili, nel bene e nel male.

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E poi, uomini come Ciro Ferrara mancano al calcio italiano, diciamocelo.

Voglio concludere con una dichiarazione che amano riportare i media, di tanto in tanto, e che si ritrova – ahimé – ad essere sempre attuale, stagione dopo stagione…un ragionamento che calza a pennello anche oggi che si parla ancora di arbitri e moviole a distanza di giorni da una gara… E’ questa, rilasciata ai microfoni della Rai ben diciassette stagioni fa: “Proviamo a stare zitti per primi noi tesserati, i giocatori, gli allenatori, i dirigenti. Ma sarebbe bello se per una settimana facessero altrettanto anche i giornali e le tv. Il calcio non è solo polemica: c’è anche un aspetto tecnico che rischia di venire ignorato completamente e non è giusto. Dovremmo fare un silenzio assoluto sugli episodi da moviola. Gli errori, probabilmente, continueranno a esserci, ma così almeno i direttori di gara potranno lavorare serenamente e si potrà tornare a parlare delle partite con una visione più ampia e non viste soltanto attraverso quegli errori che avrebbero danneggiato più o meno una squadra o l’altra”.

Perchè il calcio è di chi lo ama e di chi ce lo fa amare….che dire di più? Auguri mister!

Consuelo Motta