Dopo aver segnato un gol pesantissimo che è valso la salvezza, Roberto Inglese saluta con parole piene di affetto il mondo gialloblu in cui ha vissuto per tre anni

Tre anni sono tanti nella vita di un ragazzo di ventisette. Tre anni a lottare, sudare, correre, sempre con quella maglia gialla e blu sulle spalle: tre anni che Roberto Inglese non potrà, né vorrà, mai dimenticare.

Sono passate 94 presenze e 25 gol da quel 20 settembre 2015. Da quel momento esatto tutto è cambiato, tutto è diventato un continuo incrocio di emozioni che ho vissuto qui con voi e per voi. Tre anni, non un'infinità…Ma sono bastati per farmi capire che Chievo non è solo un quartiere, non è solo una squadra, non è solo un gruppo di persone che giocano, lavorano o tifano per la stessa maglia. No, per me è molto di più. È una casa. Ho vissuto tante domeniche, settimane, mesi, anni a far crescere in me la consapevolezza di poter essere un giocatore di Serie A e da Serie A e oggi ho la piena coscienza di esserlo diventato anche grazie a questo ambiente. Ecco, ho usato quella parola: GRAZIE! Tanto corta e tanto semplice da pronunciare che a volte sembra di perderne il vero significato. Ci sono così tante persone al quale andrebbe il mio grazie che sarebbe impossibile elencarli tutti. Mi avete regalato affetto e fatto sempre sentire uno di voi e per questo il mio grazie va al presidente Campedelli, anima vera e sincera di questa società. A mister Maran per avermi dato una possibilità e per avermi aiutato a percorrere questa strada. I miei compagni per avermi supportato, aiutato, fatto sentire parte di un gruppo diventato famiglia. Tutte quelle persone che ogni giorno lavorano dietro alle quinte, ma che come noi in campo, anche loro mettono grande impegno e sacrificio nel quotidiano. Alla mia famiglia, perché se sono quello sono lo devo a loro. A te che seppur lontana e piena di lavoro mi hai sempre sostenuto e fatto il tifo per me. Infine a voi, tifosi del ChievoVerona!!! Voi che al 24' del secondo tempo della mia ultima partita al Bentegodi, avete fatto passare davanti ai miei occhi questi tre splendidi anni con emozione e gioia perché ho capito di aver fatto qualcosa di importante per voi. In quell'ultimo applauso, mi avete fatto sentire come nel più caldo abbraccio che solo poche persone mi hanno saputo regalare, perché ho sempre fatto tutto con il massimo impegno per questa maglia, la mia maglia, la 45 gialloblù. Grazie per avermi aiutato a scrivere questi 3 indelebili capitoli della mia storia! Ovunque andrò, sarete la mia "casa"… #45ver Vostro Bobby English

A post shared by Roberto Inglese (@robertoingleseofficial) on

Le sue parole  su Instagram sono semplici e concrete: a casa del Chievo, Roberto è diventato grande, ha imparato a muovere i suoi passi nella Serie A e a credere nei suoi mezzi; nel frattempo quella casa diventava anche sua, combattendo insieme ai suoi compagni per far sì che, ciascuna stagione, il Chievo potesse mantenere con onore la sua categoria. Cosa che è stata fatta: anche quest’anno, per quanto più difficile e più sudato degli altri. I tifosi hanno imparato a amare questo ragazzo smilzo, dal sorriso gentile, ribattezzandolo “Bobby English” in maniera simpatica e affettuosa.

Inglese ha un grazie per tutti: per Campedelli, per il mister che lo ha cresciuto, Rolando Maran , e soprattutto per la piazza clivense cui dedica parole commosse sull’ultima partita, in cui il “Bentegodi” lo ha abbracciato con un lungo applauso. Un calciatore che comincia un’ avventura nuova e più ambiziosa, ma che mai potrà scordare quel numero 45, indossato tutte le volte con determinazione, con la forza di chi sa che deve tirare fuori tutta la grinta possibile perché il suo è un percorso per diventare sempre più pronto, più maturo.

Lui, ragazzo del Sud, nel cuore del Nord è arrivato a casa: e il Chievo sarà sempre la sua casa. Parola di “Bobby English”.

Daniela Russo

(immagine copertina goal.com)