Si scrive Gonzalo Higuain, si legge centravanti.

Ho sempre pensato a te così: come a uno stupendo animale da rete. Ti ho seguito e ammirato sin dai tempi del Real, guardandoti approdare al Napoli con una punta di invidia e malcelato disappunto per aver scelto una piazza che non fosse quella del mio cuore. Ti ho visto macinare reti su reti senza sosta, faro imprescindibile  – un po’ sul piedistallo – dell’attacco di Sarri e mi sono alzata in piedi a applaudirti quando nel 2016 ti ho visto segnare il tuo trentaseiesimo gol in rovesciata.

Ti dipingevano come una testa calda. In verità, ho sempre visto intelligenza nei tuoi occhi scuri e buoni: vivida, la stessa che da piccolino ti ha trasmesso la determinazione per uscire da una condanna dopo una terribile meningite. E sapevo che l’avresti dimostrata, questa intelligenza. Anche se probabilmente non avrai mai quel taglio da leader che troppo spesso si richiede ai calciatori di calibro come il tuo.

Ho esultato al tuo arrivo in bianconero come per pochi ho fatto, lo confesso. Sei entrato subito nei cuori della sponda juventina, con una naturalezza sorprendente sembrava che fossi alla Juve da sempre. Hai lavorato a testa bassa faticando, pestandoti i piedi con Mandzukic – inevitabilmente – e cercando di capire cosa veramente si volesse da te, abituato a fare la sola cosa per cui valeva veramente la pena scendere in campo: segnare. Non è stato semplice.

Nella passata stagione il più delle volte ti sei ritrovato in situazioni nuove, quasi disarmanti per una punta pura: costretto a stare dietro la linea della palla, a consumare energie preziose in fase difensiva, a supportare i rientri della squadra. Hai segnato poco – per la tua media – e ne hai visibilmente sofferto. Chi può dimenticare la delusione e la rabbia sul tuo volto per l’esclusione dalla finale di Coppa Italia? In quei mesi difficili è arrivato però qualcosa di buono.

L’esercizio fatto al fianco di Dybala – e soprattutto quando Dybala è stato infortunato – ti ha portato a capire bene come dialogare col tuo compagno, a come servirlo oltre che a essere servito, a liberare l’area quando c’è bisogno per favorire gli inserimenti degli altri. Sei diventato un attaccante completo, e la prova me l’hai data venerdì sera quando ti ho visto al fianco di Cutrone.

Gattuso può ritenersi più che fortunato: questo che è arrivato al Milan è un nuovo Higuain che ha saputo fare delle sue difficoltà un pretesto per imparare. Giocare con Patrick non sembra un’ utopia ed è una carta quanto meno da tentare, da quanto visto contro la Roma.

Fossi in lui approfitterei di questo ‘nuovo’ Pipita.

Daniela Russo