Inter e Juventus, una partita in cui il risultato finale è specchio di quanto accade nelle rispettive squadre: comprese le parole, illuminanti, del mister bianconero

La metafora di Vialli della squadra come un  tavolino. Non c’è immagine migliore per rendere la Juventus di stasera in questa partita, folle, contro l’Inter a San Siro. Perchè la verità è che la Juve è un tavolino che traballa pesantemente da settimane, se non da tutta la stagione. Solo un pizzico di follia la poteva salvare.(immagine da forzaazzurri.net)

 Sono le parole di Allegri proprio ai microfoni di Sky a confermare quella metafora, se non fosse abbastanza aver visto la partita. Un’ accalorata arringa contro gli schemi che avvelenano il calcio e che puntualmente sono destinati a saltare, secondo il mister bianconero: o per lo meno nel finale di stagione. “Fate tutti troppa teoria” dice agli opinionisti, citando come espempio i minuti cruciali di una gara di pallacanestro. Ed ecco che arriva la bellissima immagine del singolo che in un nanosecondo si ritrova la palla tra i piedi e con la sua giocata vincente – quella del più forte – regala la vittoria. Tutto qui il calcio, secondo mister Allegri. Un gioco semplice.

Una filosofia ben precisa, altro che sfogo del momento. Perché se è vero che gli animi gli ieri tra il toscano, Adani e Ambrosini si sono in po’ scaldati ( e mettiamoci dentro lo stesso Vialli… Scusate ma la metafora del tavolino è semplicemente meravigliosa) è altrettanto vero che assistiamo a  qiuesta filosofia ogni qual volta la Juventus mette piede in campo. Soltanto che un po’ di cose restano oscure: perchè allora giocare in undici? E perchè mai non cercare di organizzare, intorno al più bravo, un discorso corale in cui tutti esaltano tutti? Perchè aspettare sempre gli ultimi secondi in cui c’è tempo soltanto per l’improvvisazione del migliore? Tutte queste e altre, le domande che affollano la nostra testa.

Soprattutto: cosa accade quando il gesto del migliore non arriva? Perchè  ciò  è accaduto a volte e sarebbe accaduto anche ieri sera se la Juventus sudamericana, capitanata da un Paulo Dybala per l’ennesima volta escluso da principio perchè “incapace di dare equilibrio alla squadra”, non avesse guidato la sua piccola rivoluzione. Una rivoluzione che probabilmente era stata riservata alla suspence finale, secondo le teorie allegriane; ma permetteteci di dubitare, visto lo sbando in cui la Juve ha vissuto nel momento in cui l’Inter si è portata in vantaggio. Vince l’equilibrio, allora, o l’estro vincente del singolo?

La verità è che il singolo fuoriclasse è prezioso come oro puro ma devi saperlo guidare, amministrarne le forze, insegnargli a interagire con i compagni. La verità è che il più bravo non può passare da capro espiatorio a santo subito, in base a come termina la partita. La verità è  che ieri ha vinto, all’interno della stessa squadra, il gruppo che ha avuto veramente voglia di vincerla.

Il calcio è un gioco di squadra. E se alla parola schema, tanto criticata  perchè sarebbe qualcosa di precostituito e inadatto alle situazioni reali del campo, sostituiamo quella di idea di gioco, allora forse qualcosa inizia a tornare.  Tuttavia alla Juventus – e ne abbiamo avuto la conferma ieri –   anche dopo ieri  resterà  l’iniziativa dei singoli, spesso di quelli meno desiderati e non di quelli auspicati. Di quelli che alla fine ti fanno una piccola rivoluzione anche in venti minuti come avevano promesso, ma poi scrollano le spalle: tanto, per i più saranno sempre quelli che passano dalla polvere all’altare, e viceversa.

Daniela Russo

(tutte le immagini di Inter-Juventus sono tratte dalla pagina Facebook Juventus)