Glenn Stromberg, centrocampista dell’ Atalanta degli anni Ottanta.

Nella Dea ha giocato otto stagioni, rinunciando ad accasarsi con squadre più prestigiose e di conseguenza ad avere ingaggi più sostanziosi e portare a casa trofei ambitissimi.

 

E dire che gli inizi di questa storia d’amore con l’Atalanta e con il Bel Paese non sono stati proprio idilliaci per Glenn Stromberg; in panchina trova Nedo Sonetti, un allenatore che predilige la difesa all’attacco e gli tarpa le ali per essere incisivo anche sotto la rete; in campo le tifoserie avversarie lo incalzano con un soprannome ingombrante e ignobile, “La Marisa”, lo stesso che anni dopo utilizzerano gli stessi tifosi della sua squadra rabbuiati dalla possibilità che Glenn cerchi altre maglie.

Eppure Stromberg, 1,90 di determinazione, è risoluto nel continuare a mantenere l’Atalanta nella massima serie dove è appena ritornata in quell’estate del 1984 quando lui inizia a vestirne la maglia.

Nato a Gotemborg nel 1960, un passato di giocatore di tennistavolo in qualificazione olimpica, Stromberg, reduce dal Goteborg (con il quale ha vinto la Coppa Uefa nel 1982) e dal Benfica, inizia a farsi apprezzare sempre di più per la sua tattica e la sua qualità di gioco con il club di Bergamo tanto che nonostante la retrocessione in Serie B del 1987, la squadra arriva in finale di Coppa Italia e conquista comunque la possibilità di partecipare alla Coppa delle Coppe.

Sarà proprio in quella stagione però che Stromberg inizia ad avere qualche dubbio sulla sua permanenza in squadra e la sua stessa tifoseria inizia a bersagliarlo apostrofandolo con quel noto soprannome, sulla falsariga di quanto già facevano le tifoserie avversarie.

Ma le carte verranno rimescolate dall’arrivo del nuovo allenatore, Emiliano Mondonico che gli fa indossare la fascia di capitano e ne farà il leader indiscusso dell’Atalanta che presto ritorna in Serie A.

E con la quale Stromberg sfiorerà quasi la vittoria nella Coppa delle Coppe, arrivando in semifinale contro il KV Mechelen, e diventando uno dei simboli dell’Atalanta che deciderà in seguito a soli 32 anni di lasciare il calcio giocato, alla fine della stagione 1991 – 1992. 

Un ventennio dopo, in occasione dell’ultimo incontro di campionato della stagione 2011 – 2012, la suggestiva coreografia che la tifoseria dedica ai capitani più illustri della storia del club bergamasco metterà al centro proprio la sua maglia numero 7.

Otto anni nei quali Stromberg è diventato portabandiera dei neroazzurri con le sue 185 presenze e 15 reti in Serie A e 34 presenze e tre gol nella B.

Silvia Sanmory