Dopo il passaggio del turno in Coppa Italia e le convincenti prestazioni in campionato contro Juve e Samp, possiamo dire che questo è il Napoli di Gattuso?

 

La quiete dopo la tempesta, la pace fatta, la colombella che svolazza sull’arca flagellata dal diluvio.

Quante immagini potrebbero venire in mente quando si parla del Napoli, di questo Napoli, quello di ora. Perché quello delle nefaste vicende di cui si è saturi e non si vorrebbe nemmeno avere il lontano ricordo, ci si augura sia davvero lontano anni luce.

Il post Ancelotti –  con uno strascico di polemiche sulla gestione della squadra – non è stato certamente facile per il suo successore, quello che al trono del plurivittorioso ha preferito una proletaria sedia, anzi una panchina per restare in tema.

Gattuso Napoli
NAPLES, ITALY – DECEMBER 11: New Napoli head coach Gennaro Gattuso takes a training session with the team on December 11, 2019 in Naples, Italy. (Photo by SSC NAPOLI/SSC NAPOLI via Getty Images)

Ha rilevato una squadra allo sbando sul campo e fuori, vittima (o carnefice) di malumori e insuccessi che mai ci si sarebbe aspettati da un team abituato da svariati anni a posti di prestigio in alta classifica, a lottare per lo scudetto e a disputare le più prestigiose competizioni europee.

Le prime comparse di mister Gennaro Gattuso sulla panchina del Napoli sono state sul deludente andante, eccetto qualche exploit come quello di Sassuolo poco prima di Natale.

Certo, in una fase cantieristica di riedificazione di una squadra allo sbando, ci possono stare degli sbandamenti: ma nel caso del Napoli, già abbondantemente allo sbando, questo ha significato scivolone quasi oltre la metà classifica in campionato.

Un verdetto impietoso che andava assolutamente ribaltato.

E se affidi un gruppo di ex corridori ad uno che ti ringhia letteralmente dietro per farti correre, allora è sì dura, ma dura assai.

Ancelotti veniva accusato di non allenare in maniera adeguata il gruppo e anche le statistiche, dopo ogni incontro, evidenziavano un calo nelle prestazioni in campo. Gattuso ha iniziato dall’allenamento intensivo, buttando nella mischia della fatica vera e propria tutta la squadra, trasmettendo la grinta e la motivazione che, negli anni gloriosi da calciatore, lo hanno consegnato alla storia del calcio.

A ciò è seguito il cambio di modulo, un 4-3-3 che ha visto la sua completezza nella sessione di calciomercato di gennaio.

Ancora, ha letteralmente imposto di tenere alto il morale, di lavorare con convinzione e con un grosso sorriso stampato in faccia. Sul piano tecnico, ha lavorato sui vari reparti risistemando i vari giocatori (eccetto per ora Di Lorenzo, utilizzato ancora come centrale in assenza di KK), sulle “coppie” come a centrocampo e dando spazio in porta al “portiere con i piedi buoni” Ospina, lasciando Meret migliorarsi su questo piano.

Sul piano relazionale, ha stabilito una vicinanza forte con i giocatori, fatta di comunicazione chiara e continua, di concetto di “gruppo” nuovamente inculcato nelle loro teste e che sembrava essersi perso chissà dove. Un concetto di quel ruolo, importantissimo, del Capitano, incollato con forte convinzione in Lorenzo Insigne.

Gattuso-Insigne
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Come leggero revival dell’era sarriana si è rivisto negli allenamenti il drone, utilizzato dagli uomini del suo staff.

Un vero e proprio decalogo, le “tavole della legge” scolpite da un calabrese testardo e ostinato che vuole far bene il proprio lavoro in una piazza difficile ma innamorata del pallone, della maglia come simbolo di una città, dal tifo carnale e appassionato.

Si sa, la fatica viene premiata. Ed eccole le prime soddisfazioni, miste ad un clima di ritrovata serenità.

La qualificazione agli ottavi di Coppa Italia col Perugia, in una partita non certo brillante ma comunque con qualche sprazzo di gioco, quella famosa “idea di gioco” che mancava da tempo. Poi la partita ostica proprio agli ottavi contro la temibile Lazio, in forma e che procede a vele spiegate in campionato.

L’impresona contro la Juventus, che, nonostante non rappresentasse nulla in termini di alta classifica, è una sfida che ha sempre il suo fascino.

Di nuovo in campionato, nell’ultima sfida della terza giornata del girone di ritorno, contro la Sampdoria. Partita giocata tanto e bene, al netto di qualche imperfezione ancora presente ma voluta vincere davvero con motivazione altissima.

Allora è questo il gioco di Gattuso? Il Napoli di Gattuso sta davvero prendendo forma e inizia a limitare al massimo errori ed erroracci che hanno caratterizzato la prima parte della stagione? Questo Napoli ha un’anima? Sembrerebbe di sì da queste ultime uscite. C’è da restare calmi, mantenere i nervi saldi e volare basso. Il cammino è lunghissimo ed ostico, ma la squadra c’è, è stata rinforzata nell’organico e si è chiaramente data un’impostazione che guarda al futuro.

Prossimo impegno, in casa contro il Lecce che necessita di far punti per allontanarsi dalla zona retrocessione. All’andata finì 1-4 per gli azzurri, non era ancora in atto la crisi e si era ancora speranzosi in una stagione proficua e brillante.

Che si riparta da qui e da quel ricordo, stavolta con Gattuso però: l’uomo a cui è stata affidata l’ardua impresa di riportare il Napoli sulla retta via, sulla via salvifica di una stagione che, nel bene e nel male, non verrà facilmente dimenticata.

Simona Cannaò