Un’altra vittoria, un atro 3-0: l’Italia di Roberto Mancini è già con un piede e mezzo agli ottavi di finale.

E lo so che ora comincerete a obiettare che gli avversari battuti sono ben poca cosa.

Che il girone, in sé, è un girone facile.

Lo so perché è da tre anni che “snobbo” la Nazionale Azzurra. Forse perché sono ancora furibonda per quella mancata qualificazione ai Mondiali di Russia, forse perché quando guardo la Francia mi chiedo perché loro hanno ( e fanno crescere) così tanti talenti e noi no.

O magari perché ripenso ancora alla finale contro la Spagna ( sì, quella del 4-0…).

Ma i nostri ragazzi con la maglia azzurra vanno dritti per la loro strada e poco tengono conto dei miei dubbi e del mio scetticismo.

Mangiano boccate di entusiasmo e ci costringono a fare altrettanto, urlano a noi restii: ehi, guardateci, siamo qui, ci siamo anche noi stavolta.

Loro, i ragazzi di Roberto Mancini, un mister assai più intelligente di quello che potrebbe sembrare a prima vista, hanno fame di un posto che conta in Europa.

Loro, che hanno la fortuna di non avere in squadra blasoni e talenti assoluti da servire e cui asservirsi.

Italia Nazionale
Fonte immagine pag Twitter Vivo Azzurro

Che hanno Jorginho che tutto sa e che tutto dirige ma tu non lo vedi mai, perché a lui importa solo che giri la squadra.

Loro che corrono come mai visto quest’anno in Serie A ( a parte l’Atalanta), loro che pressano e giocano di prima in verticale come una squadra di Premier, loro che chiunque segni va bene, purché si segni.

Loro che con il  binomio Locatelli-Berardi mettono in mostra tutto il lavoro e il talento di un allenatore all’avanguardia come Roberto De Zerbi ( che abbiamo lasciato andar via…).

Gli Azzurri hanno saputo acquisire un’identità forte e precisa, senza fronzoli inutili, efficace.

Non è (sempre) la quantità di talento a disposizione a determinare il tutto.

E allora diciamolo pure, che “L’Italia s’è desta”. Comunque proseguirà questo percorso.

Oggi pomeriggio mia figlia mi ha chiesto insistentemente di tirare fuori la bandiera. Le ho risposto: “Solo se si va agli ottavi, tesoro”.

Il momento è arrivato.