Con la finale vinta ieri sera a Lione, Fernando Torres conclude la sua avventura con l’Atletico Madrid: ma sarà sempre la casa de El Niño

Le telecamere sono tutte su di lui nel post partita, su Fernando Torres. Il suo viso da eterno bambino – da cui il nomigliolo El Niño che ancora oggi lo accompagna – presenta oggi, a 34 anni, appena qualche piccola ruga di espressione. Il sorriso, accennato e quasi malinconico, invece è sempre lo stesso: per lui è una serata meravigliosa e triste insieme.

Meravigliosa, perchè finalmente ha vinto con il ‘suo’ Atletico. La squadra del cuore di un’ infanzia, la squadra di cui a 19 anni era già il Capitano: il più giovane nella storia del club madrileno. Arrivato a soli 11 anni e partito da Madrid  a 23, quando i Reds del Liverpool bussano alla sua porta conquistati da quel biondino impalcabile e lo conducono in Inghilterra;  poi il passaggio al Chelsea, e nel frattempo  i trionfi con la maglia roja della Nazionale Spagnola: primo tra tutti l’Europeo del 2008, vinto contro la Germania grazie alla sua rete in finale.

Giocatore di indiscutibile talento, che ha diviso l’opinione pubblica per anni tra chi lo adorava e chi lo considerava eternamente incompiuto: eppure è arrivato a occupare il podio del Pallone d’Oro, dietro Messi e Ronaldo.  Fernando non ha mai mollato, nemmeno dopo l’incidente del 2010 con il ginocchio che lo ha torturato, nemmeno dopo la poca incisività avuta con i Blues inglesi: vincendo con loro tanto, ma in maniera defilata, mai come protagonista conclamato. Sempre presente, sempre nell’ombra.

Dopo le avventure anglosassoni – e una brevissima parentesi al Milan – il bambino, oramai cresciuto, decide di tornare a  casa:  la sensazione è che sia troppo tardi per lui, che nel frattempo i vari Griezmann, Costa, Correa lo scalzino poco a poco. Torres è un fedele e aspetta che ci sia un’ occasione, un’ opportunità: piuttosto arriva un crudele incidente che ha tenuto il fiato sospeso per la sua vita in quel 2 marzo di un anno fa. E’ sempre più chiaro che Fernando non rientri nei progetti di Simeone. Così, dopo una lunga e dolorosa riflessione, arriva l’annuncio dell’ addio: a Torres resta oggi una sola partita da disputare con la maglia biancorossa.

Per questo ieri è stata una serata meravigliosa e triste. Una lunga storia d’amore –  amore vero – che si conclude con un dolore dolcemente alleviato dalla conquista di quella Europa League , con  capitan Gabi che chiama a sé la bandiera Torres per  fargli sollevare insieme a lui il suo primo – e ultimo – trofeo. 

Perché se è vero che Fernando Torres la prossima stagione non sarà più un giocatore dell’Atletico Madrid, è altrettanto vero invece che El Niño, all’ Atletico, è nato e resterà. Per sempre.

Daniela Russo