Ritorna la rubrica che dà voce alle più famose e apprezzate giornaliste sportive firmata Gol di Tacco a Spillo. Oggi tocca a Simona Rolandi, giornalista e conduttrice di Rai Sport. Uno dei volti più noti al pubblico sportivo, Simona ha parlato in esclusiva per noi della sua passione per il calcio, passione che l’ha portata a fare il lavoro dei suoi sogni: la giornalista sportiva.

Com’è nata la passione per il calcio e per lo sport in generale? 

È nata quando avevo sette-otto anni. Mi avevano regalato un microfono con giradischi e dicevo che da grande avrei voluto intervistare le persone, ovvero i calciatori. Poi praticavo vari sport, come la pallavolo tanto da arrivare in C1 e vedevo tutte le trasmissioni sportive registrandole e andavo a seguire gli allenamenti di Lazio e Roma quando potevo.

Insomma già da bambina sognavi di diventare una giornalista sportiva…

Si, esattamente. Pensa che mi compravo fascicoli e manuali su “come diventare una giornalista sportiva”.

A quali modelli ti sei ispirata all’inizio della tua carriera?

Mi piaceva tantissimo, quando ero più piccola, Carmen La Sorella: lei conduceva il Tg e una volta ebbi la fortuna di incontrarla e con molto timore mi avvicinai e le chiesi un consiglio. Lei mi rispose di insistere con questa passione. Non è facile, ma è un sogno che si può realizzare.

Secondo te, in questo mestiere, c’è molta competizione tra donne?

Sinceramente questo concetto di competizione non mi appartiene, la corsa la faccio su me stessa e non su altre. La verità è che più si fa squadra e più riusciamo ad abbattere delle barriere. Meglio la squadra, soprattutto femminile. Funziona bene. Ma ripeto che la corsa la faccio su me stessa, per cercare di migliorare sempre di più.

Il calcio, si sa, è un ambiente prettamente maschilista. Com’è vista ad oggi la donna che si occupa di calcio? 

Rispetto al passato ci sono stati molti miglioramenti in questo senso. Di strada se n’è fatta eccome, ora le principali trasmissioni sono condotte da donne. Tuttavia noi siamo ancora obbligate a superare questi pregiudizi e possiamo farlo solo attraverso una grande professionalità che ti permette di essere credibile. La credibilità la ottieni solo studiando e aggiornandoti. E non dimentichiamoci che la tolleranza al nostro errore è pari a zero, al contrario dei maschi che possono permettersi qualche volta di sbagliare.

Quanto conta la bellezza in questo mestiere?

La bellezza ha un ruolo rilevante e sicuramente aiuta solo se fai televisione. Aiuta a farti risultare gradevole agli occhi del telespettatore, ma non deve predominare su quello che stai dicendo. Noi siamo solo dei  veicoli attraverso i quali raccontare la notizia.

Ormai da anni, uno dei volti di punta di Rai Sport: come ci si sente ad essere una della giornaliste più amate e apprezzate? 

Intanto ti ringrazio per questo complimento. Sono felice, soprattutto sentirselo dire dalle donne perché vuol dire che hai fatto qualcosa di importante. Ci può essere sempre quello che ti fa un complimento, ma se te lo fa una donna è tutta un’altra cosa.  Di sacrifici ne ho fatti tanti, studiavo economia per avere una laurea, ho corso come una matta per laurearmi e intanto ho lavorato come cameriera. Dopo la laurea ho rifiutato tante offerte di lavoro in banca perché volevo provare a realizzare il mio sogno. Se avessi accettato quei posti di lavoro, la mia vita ora sarebbe diversa,  ma all’epoca chi mi costringeva? Proprio perché so da dove vengo che sono molto felice di sentirmi dire queste cose e ti assicuro che questo lavoro lo faccio con passione. 

Hai ancora qualche sogno da realizzare a livello professionale?

Ho fatto due olimpiadi, ho seguito il mondiale del 2006 in Germania, ho fatto “Notti Mondiali” in Sud Africa, ho condotto molti programmi, togliendomi molte soddisfazioni. Altri sogni da realizzare? Magari condurre altre trasmissioni sportive, quelle della domenica di campionato per esempio. Non sarebbe affatto male.

Martina Giuliano