Nata a Torino nel 1995, in una famiglia con il calcio nel DNA (un padre allenatore, un fratello calciatore e una mamma tifosa), ha iniziato, come molte, a giocare a calcio fin da bambina, militando in una squadra maschile.

Con il sostegno dei sui cari, con tanti sacrifici ma anche molti ostacoli superati, Raffaella Barbieri oggi è un’attaccante che in carriera ha totalizzato più di 100 gol.

Cresciuta nelle giovanili del Torino, esordicse in massima serie, con la maglia granata, nella stagione 2010-11. La stagione successiva, a gennaio, viene ceduta in prestito all’Alessandria, in Serie A2, e, nel solo girone di ritorno, realizza tredici reti.
L’inizio di una carriera destinata a gonfiare la rete vive però un momento di arresto a causa di un grave infortunio: viene operata per la rottura del legamento crociato sinistro.

“La voglia di tornare in campo ha prevalso su ogni momento di incertezza.”

“L’ infortunio mi ha permesso di diventare la persona e la calciatrice che sono adesso…
avevo molte paure ma ho avuto la fortuna di affrontarle con il prestigioso Aldo Esposito, fisioterapista che vanta diverse presenze con la nazionale maggiore maschile.”

Per tre stagioni e mezzo (due di queste in massima serie) vestirà la maglia del San Bernardo Luserna.

“L’anno in cui con il Luserna siamo salite in Serie A è stato senza dubbio il momento più bello della mia carriera.
È stato un anno molto intenso in cui molte di noi cercavano il riscatto, la gioia è stata tanta.”

Un’esperienza in Serie D, al Real Torino poi ha scelto di accettare la proposta del San Marino Academy e la Serie C per ripartire.

“La San Marino Academy è una realtà particolare, con obiettivi ben stabiliti e con un progetto molto valido; penso di aver fatto la giusta scelta, visti i risultati che sta conseguendo anche a livello giovanile. Inoltre, quest’anno il campionato di Serie C interregionale è da considerarsi un buon campionato, molte squadre fino all’anno scorso militavano in Serie B, per cui la lotta al vertice è molto combattuta ed emozionante. 
Al momento siamo prime e l’obiettivo stagionale è quello di posizionarci davanti a tutte. Il campionato è ancora lungo per cui è presto per azzardare un risultato finale ma cercheremo di lavorare al meglio per finire in bellezza. Io spero di fare bene mettendomi a disposizione della squadra…”

Grazie alla sua agenzia di procuratori, la Music and Sport Management, abbiamo avuto l’occasione di conoscerla meglio

Tolti gli scarpini, Raffaella che donna è?
Raffaella fuori dal campo è una donna molto intraprendente a cui piace farsi carico di responsabilità importanti. Una persona molto estroversa e sorridente.
C’è un gol al quale sei particolarmente legata?
Sono tre i gol a cui sono particolarmente legata: il primo è quello contro il Fiammamonza all’esordio in serie A con la maglia del Torino.
Il secondo è il pareggio nei minuti di recupero contro il Verona in un periodo in cui lottavamo per la salvezza.
Il terzo è più recente, è il rigore finalizzato contro il Pontedera.
Si dice che tra donne è difficile fare squadra: come sono le dinamiche all’interno di uno spogliatoio femminile?
Uno spogliatoio femminile sicuramente è più difficile da gestire di quello maschile, le donne in quanto donne hanno caratteri molto diversi tra loro.
Il ruolo dell’allenatore è fondamentale nel capire quali siano le dinamiche per far girare al meglio la squadra, ma non è sempre facile.

“Le donne ci mettono una maggior dedizione
in quanto fanno questo sport per pura passione.”

A tal proposito, non tanto tempo fa, nel programma “Quelli che il calcio”, Fulvio Collovati si è espresso in merito al rapporto tra donne e calcio.  Come giudichi questo intervento e cosa rispondi a qunti come lui ancora hanno pregiudizi e paraocchi?
Non mi sento di dire nulla riguardo alle parole di Fulvio Collovati, sono molto amareggiata e provo molta indignazione nei confronti di parole così fuori luogo. Probabilmente prima di fare dichiarazioni simili avrebbe dovuto documentarsi sul calcio femminile.
Nel corso della tua carriera hai indossato la maglia azzurra della Nazionale.
In vista di Francia 2019 dove credi possa arrivare la nostra Italia?
Sono convinta che la nostra Nazionale farà più che bene. Ci sono individualità importanti e soprattutto giovani. Spero davvero che possa raggiungere traguardi importanti.
Qual è il più grande insegnamento che ti ha dato questo sport?
Il più grande insegnamento che il calcio può dare è la disciplina, il riconoscimento di regole e di autorità superiori, oltre al fatto di dover pensare non solo per sé stessi, ma per l’insieme di persone chiamato squadra.

Caterina Autiero