Istituita nel 1999 dall’Onu, ricorre oggi la 16° giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Fu scelta come data proprio il 25 novembre per commemorare l’assassinio delle sorelle Mirabal, ferocemente massacrate nella Repubblica Domenicana nel 1960.
Non basta, però, istituire una giornata mondiale per sensibilizzare davvero gli animi. Per quanto sia un piccolo passettino in avanti, infatti, c’è ben altro dietro una semplice foto o un semplice tweet e questo è confermato dalle tristi statistiche che, dimostrano quanto il mondo sia ancora ben lungi dall’esserne davvero sensibilizzato.
Si fa spesso l’errore di fermarsi alle apparenze condannando la violenza esclusivamente nell’accezione fisica del termine. Purtroppo però la violenza sulle donne, così come ogni genere di violenza, non si ferma a livello fisico e  come tale dovrebbe essere condannata in ogni sua sfumatura. La discriminazione, ad esempio, è una forma bianca di violenza che dovrebbe essere tenacemente combattuta tutti i giorni, non soltanto oggi.
La discriminazione di sesso nel calcio più che mai è presente in modo eclatante, basti pensare al triste stereotipo “La donna non capisce nulla di calcio”. Proprio per questo oggi più che mai ci tocca alzare la voce e ribadire quanto sia infondato e inesatto questo concetto. Se l’eccezione conferma la regola, noi siamo l’antitesi che non conferma la tesi e allora oggi, domani e sempre la cosa che ci auspichiamo di più è che si possa raggiungere la piena parità dei sessi anche e soprattutto nel calcio.

Sul tema abbiamo voluto ascoltare le parole della calciatrice Patrizia Panico che da anni, con le sue colleghe, si batte per vedere il calcio femminile ottenere  il rispetto che si merita.

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Patrizia Panico: “Le dichiarazioni di Salerno? Una giustificazione alla loro incapacità di far crescere il movimento”

Le lobby gay comanderebbero tutto il calcio rosa e le società e i presidenti sono fuori e totalmente schiacciati”. Queste, in ordine di tempo, le ultime non proprio piacevoli dichiarazioni sul calcio femminile questa volta rilasciate dal presidente del Torino Calcio Femminile Roberto Salerno. Attacco al movimento costate al presidente del club torinese il deferimento da parte del procuratore federale per “aver espresso […] pubblicamente dichiarazioni lesive nei confronti di organi istituzionali del dipartimento calcio femminile e di persone a esso appartenenti”.

Prima Belloli e ora Salerno. Perché, secondo te, questo accanimento contro il calcio femminile?

“Sinceramente il perché non lo so. Credo solo sia un modo per giustificare la loro incapacità e assenza di volontá nel far crescere il movimento”.

Oggi è la Giornata nazionale contro la violenza sulle donne. Secondo te la discriminazione è una forma di violenza?

“Sicuramente. La violenza si può esprimere sotto diverse forme, anche verbale. Anzi, spesso le parole fanno poi male del dolore fisico”.

Può essere che tutti questi attacchi nascano del fatto che il calcio femminile stia prendendo sempre più consapevolezza di sè e, quindi, faccia paura?

“No, non credo che facciamo paura. Penso invece che stia cambiando la società. Il ‘successo’, per così dire, avuto dopo le dichiarazioni di Belloli ne sono la prova. Quello che serve concretamente è la presenza di un maggior numero di donne nei posti strategici del calcio”.

Cosa dovreste fare voi calciatrici per mitigare questo clima di ostilità nei vostri confronti?

“Oltre che giocare, dobbiamo creare credibilità anche fuori dal campo attraverso la divagazione di messaggi sul calcio femminile”.

Intervista di Francesca Di Giuseppe
Egle Patané