Il Brescia Calcio Femminile a un passo dal sogno: la semifinale di Women’s Champions League. Le leonesse di Brescia hanno ceduto il passo al più quotato Wolfsbrug senza rimpianti, giocando a viso aperto. Sarebbe stato fantastico vederle nelle finale che si terrà a Reggio Emilia il prossimo 26 maggio. Della partita, della squadra e in generale del movimento calcio femminile abbiamo parlato con l’allenatore delle ragazze del Brescia femminile Milena Bertolini.

Come si è avvicinata al calcio?

In modo molto naturale nel senso che dove abitato io c’erano dei ragazzi che giocavano a calcio e ho iniziato con loro. Ma amando lo sport in generale, probabilmente se si fosse giocato a basket o pallavolo avrei intrapreso quella strada. E’ capitato il pallone.

Dal 2012 alla guida del Brescia Calcio Femminile, com’è cambiata la squadra in questi anni?

La squadra è cresciuta parecchio perché c’è stato un progetto di calcio avviato insieme alla società, fatto di palla a terra e gioco di squadra. Quel progetto ora va con le sue gambe e le ragazze hanno visto crescere la loro autostima e consapevolezza.

Come valuta il campionato in corso e quello del suo Brescia?

Oggi il Brescia sta facendo un buon campionato. Abbiamo avuto momenti di stop anche a causa degli impegni di Coppa che prendono molte energie e gli incontri sono stati con squadre importanti e molti forti. Sicuramente essere prime in classifica è un dato eccellente.

È l’unica, insieme a Carolina Morace, a possedere il titolo per allenare una squadra di Serie A maschile. Le piacerebbe?

Non ho preclusioni. Ho iniziato allenando squadre maschili e non avrei nessun problema se ricevessi una chiamata.

Lei è stata anche una calciatrice, quanti passi avanti sono stati fatti a livello tecnico?

La crescita c’è ed è anche molto forte soprattutto nell’intensità e nella gestione tattica delle partite. Rispetto al passato oggi ci sono meno talenti fuoriclasse ma si è alzato il livello medio; le ragazze sono più forti e tatticamente preparate.

E della rivoluzione nel movimento calcio femminile, cosa pensa?

Rivoluzione? Io non vedo nessuna rivoluzione in atto. L’idea che le squadre maschili abbiamo un loro settore giovanile al femminile è certamente un ottimo progetto. Il problema è un altro: manca coordinamento e progettualità. Sono curiosa di vedere cosa accadrà il prossimo anno perché non è molto chiaro se questo sia un obbligo e cosa accadrà se non verrà attuato, quale sarà il feedback. Mi sembra solo un annuncio.

Ha curato la pubblicazione di un libro animino dal titolo “Giocare con le tette”, ce ne parla?

Molto volentieri. Oltre che allenatore del Brescia calcio femminile, sono presidente della Fondazione per lo sport di Reggio Emilia e, in occasione della finale di Women’s Champions League il prossimo 26 maggio proprio a Reggio Emilia, abbiamo pensato di realizzare un progetto sullo sport. Abbiamo iniziato dal calcio perché in Fondazione arrivò un manoscritto anonimo con ‘preghiera di pubblicazione’ e l’abbiamo pubblicato. E’ un libro di cultura sportiva e di discriminazione. L’Italia è piena di pregiudizi sugli sport al femminile e il calcio è il punto più basso. E’ un libro anche ironico e storico che vuole far conoscere il movimento calcistico femminile perché ritengo che solo attraverso la conoscenza si può giungere a un cambiamento. E’ un testo che ha avuto molte difficoltà nel suo cammino in quanto colpisce le coscienze e porta a far pensare e ciò può dar fastidio.

A maggio a Reggio Emilia ci sarà la finale della Women’s Champions League, un sogno sfiorato…

Sì, un sogno, un miracolo. Il risultato raggiunto è motivo di orgoglio visto che abbiamo dato il tutto per tutto nonostante il gap rilevante tra le due squadre. Gap che resterà se non cambia qualcosa a livello federale.

Chiudiamo con un consiglio alle giovani che vogliono giocare a calcio e magari si vergognano un po’…

Assolutamente no! Non si devono vergognare. Avere una passione è un dono e una ricchezza che va sviluppata ed espressa. Il movimento deve crescere e le ragazze devono avere le stesse opportunità dei ragazzi. Per coloro che hanno la passione del calcio ciò deve essere un vanto.

Francesca Di Giuseppe