Il calcio che fa bene è tutto racchiuso in una foto: quella dei ragazzi della Nazionale Italiana Calcio Amputati

 

Trovare nel pallone la propria rinascita e una sfida personale con se stessi e i propri limiti. In un mondo – quello del calcio – più volte criticato per i suoi soldi facili, le polemiche e i vari -opoli,  troviamo una splendida realtà che ci tiene ancora ancorate a quella passione che ci permette oggi di dire, sì il calcio non ha un volto solo. Ma anche un altro, sorridente, determinato, forte, caparbio e coraggioso. E’ il volto positivo della Nazionale Italiana Calcio Amputati. Quel volto che ci permette oggi di dire, sì il calcio fa bene.

Con grande emozione siamo felici di ospitare sulle nostre pagine Mister Vergnani, il giovane difensore Paolo Capasso, il centrocampista Lele Padoan e il bomber Roberto Sodero della Nazionale Italiana Calcio Amputati.

 

 Il calcio come rinascita. Quanto questo sport, nonostante i pregiudizi, possa fare davvero bene?

Ct: Un ragazzo quando perde la gamba pensa di non essere più normale o abile, ma nel momento in cui riesce a ritornare a giocare a calcio può dire di essere davvero rinato. Penso non ci sia parola più azzeccata di rinascita.

Capasso: Far conoscere questo Sport e la Nazionale dimostrerebbe che anche con una gamba si può fare uno Sport e sicuramente migliorerebbero anche i pregiudizi.

Padoan: Il calcio, ma in generale lo Sport, ti aiuta a superare tanti problemi e limiti che ci poniamo nella testa.

Qual è il messaggio che volete veicolare attraverso la nascita della Nazionale?

Ct: Non mollare mai! Ti fa capire che senza mollare si possono raggiungere risultati straordinari, come i miei ragazzi che vanno a giocare un Mondiale con una gamba. Quando mai siamo andati a giocare un Mondiale con due gambe?

Capasso: Anch’io penso che il messaggio che voglia trasmettere Nazionale sia quello di non mollare mai. Riesci sempre in un modo o nell’altro a superare tanti problemi.

Padoan: Dopo un trauma del genere o se qualcuno nasce con un handicap non significa che non deve più uscire di casa, che si deve vergognare o non deve giocare, penso che i problemi della vita siano altri.

Disabilità e calcio: viaggiando avete trovato delle differenze fra l’Italia e altri paesi?

Ct: Quando siamo andati in Turchia abbia visto che questo calcio è professionistico. Nella finale degli Europei abbiamo giocato nel campo del Besiktas davanti a 42mila persone mentre se la giocassimo qui sarebbe un miracolo se ne arrivassimo a mille. Negli altri paesi lo Stato ti aiuta, cosa che qui non accade. Lo Stato pensa che dando una pensione di invalidità si risolvano i problemi ma non è così. Bisogna far sì che tutti possano far tutto altrimenti è il primo a discriminare.

Capasso: Alcuni paesi sono un passo più avanti. Vogliamo citare la Turchia perchè questo sport è ai massimi livelli, vengono tutti pagati e in più è uno Sport proprio seguito. Se la Nzionale a due gambe va male tutti fanno il tifo per la Nazionale amputati, forse è dovuto anche dal fatto che è un Paese molto nazionalista.

Cosa deve fare la nostra società per avvicinare i disabili allo Sport?

Ct: Togliere i pregiudizi e farlo conoscere perché negli anni passati è sempre stato tenuto nascosto. La nostra missione è quella di dimostrare che la disabilità non esiste,   noi ci muoviamo solo in modo diverso. Esiste la diversità, fortunatamente, perchè serve per arricchire il mondo. È necessario quindi eliminare assolutamente i pregiudizi.

Capasso: Dovrebbe essere pubblicizzato il più possibile nei centri di protesi e in tv per dare la possibilità a chiunque di provare.

Padoan: Dovrebbe far avvicinare i bambini della scuola primaria perchè penso sia innnzitutto un fatto culturale. Non mi sarei mai immaginato che un Paese come la Turchia sentisse e seguisse così tanto la Nazionale amputati. Non esiste la disabilità perchè gli atleti o i calciatori a una gamba sono tali e uguali a quelli con due gambe. La disabilità ora è vista in modo totalmente diverso rispetto a 30 o 40 anni fa. Di passi avanti comunque se ne stanno facendo.

Sodero: In altri Paesi la cultura sportiva per il disabile è molto più considerata. In Italia intanto deve partire dalla mentalità della singola persona. Il disabile non deve avere paura di uscire e di mostrarsi e fin quando noi li consideriamo  diversi, purtroppo si sentirà sempre guardato strano e non sarà mai a suo agio.  C’è un blocco mentale dato da una società che bada più all’apparire che all’essere.

Qual è stata la tua esperienza più bella?

Capasso: Sicuramente andare in Messico nel 2014 anche se io non ho giocato tanto. E’ stato bello proprio il viaggio, l’atmosfera durante le partite e conoscere altre nazioni. Per me personalmente è stato andare in Turchia ed essere stato utilizzato di più. Mi ha fatto  ancora più piacere aiutare i miei compagni per il 5° posto che ci ha permesso di qualificarci al Mondiale.

Padoan: Senza dubbi il primo Mondiale che ho giocato non solo al livello del gioco ma anche per il fatto che venivamo considerati tutti degli atleti. Anche l’Europeo è stata una bellissima esperienza visto che sono stato anche in questa occasione protagonista.

Quando hai detto sì ce la posso fare?

Capasso: Quando ho conosciuto la Nazionale perché prima mi vergognavo. Da quando ho conosciuto la squadra quattro anni fa ho capito che era tutto un problema mentale, perché non avevo mai visto altre persone come me. Qui ho avuto la possibilità di entrare in contatto con persone con i miei stessi problemi e anche imparare da loro.

Padoan: Sono nato con una gamba più corta e, visto che mi sentivo uguale agli altri,  volevo fare tutto quello che facevano i miei amici, dall’andare in piscina al giocare a calcio anche se le facevo a mio modo. Determinazione e grinta fanno parte del mio carattere e grazie al sostegno della mia famiglia e dei miei amici tutto è stato più facile.

Possiamo dire che per arrivare a giocare un Mondiale non servono solo le gambe?

Ct: Assolutamente. Ci vuole tantissimo lavoro ma anche molta testa perché se non si è pronti a soffrire non si va da nessuna parte. Loro hanno l’essenza del calcio perché è uno sport estremo e con alto rischio di farsi male eppure loro continuano nonostante tutto.”

Capasso: Assolutamente. L’elemento vincente è il legame che si è creato tra di noi. Per me la Nazionale diventata una seconda famiglia e non vedo l’ora che ci sia la possibilità di andare in ritiro per rivederli e stare tutti insieme.

Padoan: Servono tanti ingredienti  tra cui la determinazione, la forza di andare avanti e di non abbattersi e la passione per il calcio.

Per finire vuoi presentarci brevemente la tua squadra?

Ct: Noi abbiamo il portiere più forte al mondo che purtroppo si è infortunato a un tendine di un dito. Emanuel Padoan, vicecapitano, è uno dei centrocampisti più forti d’Europa. Il Capitano Messori sta crescendo a dismisura e ha un’attività incredibile. Gianni Sasso non è solo un giocatore ma anche il nostro preparatore atletico visto che ha fatto Triathlon alle Olimpiadi arrivando nono. Ha anche il record mondiale della maratona con le stampelle, lo definirei una vera e propria forza della natura. Abbiamo anche un attaccante abbastanza forte, che si chiama Daniele Piana, ed è uno dei pochi che fa la rovesciata. Ci sono diversi giovani molto interessanti e sono anche di prospettiva.

Capasso: Il Grazie più grande per questa va  dato a Francesco Messori, l’ideatore della squadra e capitano. Abbiamo poi Padoan con cui ho trascorso un mese di allenamento a Livigno e che è migliorato moltissimo. Siamo in lizza per il premio come miglior difensore. Un grosso in bocca al lupo vorrei farlo al nostro portiere che si è infortunato.

Sodero: Intanto è una squadra di calcio a tutti gli effetti, senza nessuna differenza dalle altre squadre. È una Nazionale e ha una marcia in più: questo perchè oltre all’esperienze di gruppo si uniscono le storie personali. Tutte queste storie concorrono per formare l’unica storia grande,  quella di questa squadra che è una squadra fatta di grinta, determinazione e di voglia di giocare a calcio soprattutto.

 

La Nazionale Italiana Calcio amputati sarà a Roma dal 4 al 8 luglio per uno Junior Camp dove parteciperanno 80 bambini amputati di tutta Europa.

 

Giusy Genovese & Aurora Levati

 

Tutte le foto sono state prese dalla pagina fan Nazionale Italiana Calcio Amputati