Giulia Di Camillo, calciatrice del Chieti calcio femminile, squadra abruzzese militante nel campionato di Serie B, ha il pallone nel cuore e una voglia matta di far conoscere il “calcio rosa” all’Italia intera. Organizzatrice, a Chieti, del convegno “Donne nel pallone“, che ha visto la partecipazione di Katia Serra, ex calciatrice della Nazionale italiana, è un vulcano di idee e positività. La redazione di GolDiTacco l’ha incontrata per voi…

La passione per il pallone, che origini ha?

È nata grazie a mio padre, che aveva in gestione un centro sportivo a Torrevecchia teatina (provincia di Chieti nda) ed era presidente/allenatore della squadra maschile locale. Quindi, sin da quando avevo 2/3 anni, andavo a vedere le partite sugli spalti; poi, verso i 5 anni, papà mi fece scendere in campo, nel vero senso della parola, facendomi giocare con la scuola calcio maschile. Io e mia sorella Giada abbiamo iniziato e continuato a giocare con i ragazzi fino ai 13 anni. È stato un percorso molto utile perché l’ambiente maschile ti fa crescere, ti aiuta a “farti le ossa”, ti inculca la mentalità calcistica necessaria. Ci riteniamo fortunate rispetto a tante altre coetanee che si sono fermate mentre noi siamo riuscite ad assimilare i principi essenziali per poi metterli in pratica da grandi, nel calcio femminile; strada che abbiamo intrapreso dopo i 13 anni giocando con l’Ariete calcio, a Pescara, per poi essere convocate nell’Under 17 e nell’Under 19. Esperienze fantastiche che ci hanno permesso di farci conoscere fino ad arrivare nel Perugia e a Siena, per poi fare una scelta di cuore e tornare a Chieti, la nostra città. Una decisione che ha premiato me e mia sorella: da tre anni infatti siamo in Serie B e quest’anno stiamo facendo un campionato strepitoso. Un sogno? Portare la squadra della mia città in Serie A.

Chieti e Pescara, una rivalità storica. Cosa pensi della femminile Pescara calcio?

Buona squadra. Non penso che quest’anno vincerà il campionato perché c’è un team al di sopra di tutti gli altri: il Castelnuovo Vomano, che infatti è al vertice della classifica. Però, tornando al Pescara, vedo una squadra che vuole crescere, con una società solida; fattore molto importante per la tranquillità di chi scende in campo.

Come vedi quest’anno la Serie A femminile?

Molto avvincente. Sarà un bel duello tra Brescia e Verona fino a fine torneo. Sono due squadre molto competitive: il Brescia punta sul gruppo e sull’affiatamento delle ragazze, il Verona ha nella rosa Gabbiadini e Panico che, con la loro esperienza internazionale, possono fare la differenza. Un pronostico? Non saprei, credo si risolverà tutto nelle ultime giornate.

Il tuo idolo tra le colleghe?

Non ho un vero e proprio idolo, ma c’è una calciatrice che stimo moltissimo ed è Melania Gabbiadini. Ha vinto tanto ma mantiene un’umiltà incredibile, senza nessuna forma di presunzione, aspetto che distingue il bravo giocatore dal grande campione. Ho avuto modo di incontrarla in Nazionale, lei era nella maggiore, io nell’Under, e ho avuto la fortuna di apprendere da lei tanti insegnamenti.

Antonio Cabrini mister della Nazionale femminile…

Buon allenatore. Non lo conosco personalmente ma lo seguo spesso in TV. Noto con grande soddisfazione che parla spesso, anche con altri colleghi, del movimento calcistico femminile e questo contribuisce ad accrescerne la visibilità e l’apprezzamento. Nelle convocazioni vedo che accanto alle veterane chiama spesso giovani ragazze e questo è un segnale importante, perché è giusto dare una possibilità a chi lo merita. Mi auguro che Cabrini riesca a portare in alto il calcio femminile, ma ovviamente non dipende solo da lui: in Italia è il sistema che non va; il calcio rosa non è professionismo, non esiste questo tipo di cultura calcistica, ma il suo modo di lavorare può ampliare sicuramente la rappresentatività della maglia azzurra.

Da poco, in qualità di Chieti calcio femminile, avete aperto una scuola calcio. Ci racconti del vostro progetto?

È nato tutto parlando con mio papà e mia sorella. Penso che il settore giovanile sia il punto di partenza essenziale per cercare nuovi campioni. Con il Bellante e il Castello Vomano siamo le terze in Abruzzo ad aver realizzato una simile iniziativa. Ci crediamo molto, anche perché, essendo la squadra che gioca nella categoria più “alta”, sentiamo la necessità di essere un esempio. Il nostro obiettivo primario è quello di insegnare alle ragazze a giocare a calcio, ma soprattutto di farle crescere ed educarle alla lealtà e alla sportività. Sarebbe bello un giorno vedere una di loro diventare una grande calciatrice… nel calcio femminile che sarà.

Francesca Di Giuseppe