Un permesso speciale per entrare in uno stadio.
Non per accedere a qualche tribuna d’onore riservata ai Vip ma semplicemente perché per una donna non è di solito “conveniente” e “rispettoso” entrare in un campo da calcio riservato per antonomasia agli uomini e vedere calciare sul prato sportivi in tenuta “provocante”.

Succede in Iran dove pur il vento della rivolta femminile al giogo imposto dal regime soffia già da tempo, basti pensare alla protesta silenziosa delle donne che si tolgono il velo nei luoghi pubblici, nonostante la legge imponga il contrario; e qualche passo verso una concezione meno maschilista e a tutela dei loro diritti ogni tanto pare avvenga.

Un paio di giorni fa durante un’amichevole con la Bolivia, le autorità iraniane hanno concesso a trecento, selezionatissime, rappresentanti dell’universo femminile (scelte tra parenti delle squadre di calcio e dei dipendenti della Federazione iraniana) di entrare allo stadio Azadi di Teheran (sistemate in una tribuna separata) per vedere dal vivo una partita e fare il tifo sugli spalti, come è la norma per le donne tifose in altre parti del mondo. 

Si tratta della prima partita maschile con pubblico femminile dal 1979, anno della rivoluzione islamica che ha legittimato norme sempre più restrittive per le donne, dividendo la quotidianità in “cose da maschi” (lecite) e “cose da femmine” (illecite); una deroga al divieto era stata data in occasione della partita Iran – Spagna nelle fasi a gironi della Coppa del Mondo in Russia: le donne erano state ammesse allo stadio Azadi per assistere pubblicamente alla partita su un maxi schermo.  

L’estate scorsa cinque tifose del Persepolis avevano aggirato il divieto entrando allo stadio travestite da uomo per poter assistere al derby tra la loro squadra e l’Esteghlal; notizia che aveva ovviamente fatto il giro del mondo anche perché le cinque tifose rischiavano il carcere…

La partita dell’altro giorno ha innescato un’eco e ripercussioni che le autorità non prevedevano così forti e virali; di conseguenza il regime iraniano sembra voler correre ai ripari e lo fa nella persona del Procuratore Generale Jafar Montazeri che ha dichiarato qualche ora fa: “Vedere uomini mezzi nudi può solo portare al peccato”.

Tralasciando l’ironia che mi sfugge pensando alla mise discinta con tanto di calzettone al ginocchio dei calciatori in campo, di conseguenza non è ancora dato sapere se il 23 novembre che si giocherà il ritorno della semifinale di Champions asiatica le porte dello stadio di apriranno nuovamente al pubblico femminile.

Che però ha dato prova di non scoraggiarsi di fronte a questa ipotesi di “chiusura” ribadendo che non verranno accettate ulteriori provocazioni.

 

Silvia Sanmory
(Immagini tratte da Il Corriere della Sera)