Sempre più calciatori diventano casi mediatici 2.0: i video, le foto, i like, i commenti non passano inosservati

Un tweet, un post, una storia, un commento, una foto, un video: tutto nell’era social può essere dannoso. Nulla sfugge e tutto si amplifica … tutto! Basta un click, un mi piace, uno sharing – condivisione- , per fare rumore e nessuno è immune da ciò. Sempre più frequentemente, infatti, assistiamo a veri e propri casi mediatici nati sui (e attraverso) i ‘potentissimi’ social.

Ultimi in ordine di tempo riguardano Benatia e Donnarumma.

Se il difensore bianconero è ‘sul banco degli imputati’ per il post Instagram dedicato a Crozza, il portiere rossonero è diventato d’attualità per un video. L’accusa è quella di aver irriso i tifosi del Napoli dopo lo 0-0 di San Siro che lo ha visto protagonista di una parata decisiva allo scadere. Gigio, dopo essere stato bersagliato di commenti, spiega, sempre con un video social, che si trattava di uno sfottò in famiglia, un messaggio per lo zio che doveva suscitare una risata e restare privato… così non è stato e il web si è accanito.

Publiée par Gigio Donnarumma sur lundi 16 avril 2018

In passato è successo a Radjia Nainggolan  con una diretta Instagram. Voleva festeggiare il 2018 condividendo il suo momento di ‘euforia’ con i suoi followers e invece l’effetto è stato contrario.  Dall’ebbrezza alle critiche, fino alla punizione del club e all’inevitabile rimozione del video (che però aveva già fatto danni).

Vittima di una foto social sono stati Insigne e Callejon rei di aver scattato un selfie con Matteo Salvini (pubblicato sul profilo Facebook del leader della Lega). Lo scatto ha scatenato migliaia di commenti sui social, sia sotto la foto di Salvini che sui canali del Napoli.

Bisogna prestare attenzione anche nel mettere i ‘like‘. Chiedere a Marchisio che ha commesso l’errore di apprezzare un post Instagram di una pagina fan dedicata a Paulo Dybala che metteva a confronto il “tradimento” di Bonucci alle ripetute prove di fedeltà del Principino bianconero.

Tra commenti, post, dirette, like (e chi più ne ha più ne metta), l’elenco di casi mediatici 2.0 sarebbe infinito dunque, forse, sarebbe il caso di ridimensionarci tutti -calciatori in primis-  e tornare a dare più peso a una rete che si gonfia che a quella che ti imbriglia.

Caterina Autiero