Inter's forward Mauro Emanuel Icardi ubilates after scoring the 0-1, during the Italian Serie A soccer match Frosinone Calcio vs FC Inter at the Matusa stadium in Frosinone, Italy, 09 April 2016 ANSA / VINCENZO ARTIANO

Indossare la fascia da capitano non è semplice, specie se quella fascia porta i colori nerazzurri e si sa che l’Inter non è un ambiente così scontato; entrare nel cuore e nelle grazie degli interisti non è affatto banalmente agevole. Il capitolo estivo Icardi-Inter sembrava essersi concluso nel migliore dei modi: rinnovo fino al 2021, sorrisi, autografi, foto … una vera e propria “giornata Icardi” … dichiarazioni che lasciavano presagire un rapporto che finalmente poteva dirsi rinsaldato, eppure, con la presentazione della sua autobiografiaSempre avanti”, qualcosa è andato storto.

Dall’ufficialità del rinnovo del contratto è trascorsa poco più di una settimana e i riflettori puntati sul numero 9 argentino si sono triplicati. Il rinnovo, l’autobiografia, i battibecchi con Maradona, il giornalista argentino e l’aneddoto legato a Maxi Lopez, l’#Icardi Day sembra essersi perpetuato a quella che può essere definita Icardi-week.

Essere nell’occhio del ciclone non deve essere insolito per l’argentino il quale, ormai abituato, si dichiara costantemente sereno e tranquillo; ciononostante, questa volta un suono più acuto degli altri spezza il silenzio della notte turbandone l’equilibrio e a poche ore dal ritorno in campo dopo la pausa nazionali, un comunicato della Curva Nord si scaglia contro il capitano. Non proprio diplomatici i toni utilizzati, termini forti e inequivocabili che spaccano a metà l’opinione pubblica e la tifoseria.

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immagine da calciomercato.com

Le contestazioni nascono in risposta a quanto scritto dall’argentino circa la diatriba avuta con i tifosi durante Sassuolo – Inter del febbraio 2015, dichiarazioni poco gradite dalla curva nord:

«A fine partita ho trovato il coraggio di affrontare la Curva a fine gara, insieme a Guarin. Mi tolgo maglia e pantaloncini e li regalo a un bimbo. Peccato che un capo ultrà gli vola addosso, gli strappa la maglia dalle mani e me la rilancia indietro con disprezzo. In quell’istante non ci ho più visto, lo avrei picchiato per il gesto da bastardo appena compiuto. E allora inizio a insultarlo pesantemente: “Pezzo di merda, fai il gradasso e il prepotente con un bambino per farti vedere da tutta la curva? Devi solo vergognarti, vergognatevi tutti”. Detto questo gli ho tirato la maglia in faccia. In quel momento è scoppiato il finimondo. Nello spogliatoio vengo acclamato come un idolo… I dirigenti temevano che i tifosi potessero aspettarmi sotto casa per farmela pagare. Ma io ero stato chiaro: “Sono pronto ad affrontarli uno a uno. Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio, e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo”. Avevo sputato fuori queste frasi esagerate per far capire loro che non ero disposto a farmi piegare dalle minacce. Una settimana dopo un capo storico viene da me: pretende ancora le mie scuse. “Non devo chiedere scusa a nessuno di voi, se vi va bene perfetto, altrimenti ciao… Oggi fra me e i tifosi della Nord c’è rispetto reciproco, come è giusto che sia. Anche loro hanno un ruolo importante per il successo della squadra…».

Le parole di Maurito risuonano come un urlo nel bel mezzo della notte, di un peso impossibile da non calibrare; non stupisce il fastidio che può aver suscitato qualche parola che, sicuramente, sarebbe potuta essere risparmiata e che invece è risuonata provocatoria quanto tediosa agli ultras che a Reggio Emilia c’erano e anche, diciamolo chiaramente, a quella fetta di tifosi che “per sentito dire” o meno, hanno assunto una posizione di astio.

Indignati, polemici e duri gli ultras della nord rispondono a Icardi, con un comunicato algido che spacca in due, ancora una volta, l’opinione pubblica:

«Alziamo le mani in segno di resa. Allucinante. La prima domanda che viene da farsi è: ma perché? Perché tante fantasie, inesattezze, squallide finzioni. Perché? Siamo sbigottiti, amareggiati, allibiti. Capita sotto mano il libro di Icardi.. Follia pura. Mitomania. È una situazione strana, grottesca, ridicola. Autobiografia di un ragazzo di 23 anni. Già questo dà da pensare.. Bugie. Bugie. Bugie. Fango per farsi ‘bello’, contro di Noi. Icardi è bugiardo quando racconta dell’episodio di Sassuolo. E ci piacerebbe non rivangare quella giornata dove i suoi compagni di squadra erano arrivati a prenderlo per il collo pretendendo da lui un atteggiamento meno arrogante nei confronti del popolo interista. Ma non perché la Curva è da temere, la Curva è semplicemente da rispettare. Nessuno deve avere paura di nessuno, basta avere la coscienza pulita, essere onesti, primariamente con se stessi. Parla di bambini, s’inventa un episodio mai avvenuto per mostrarsi superiore a noi; come se non fosse sotto gli occhi di tutti che siamo l’unica Curva che ai bambini fa fare addirittura le coreografie. Come se chi c’era si fosse dimenticato di come sono andate realmente le cose e di chi ha provocato chi. Non vogliamo cadere nel triste e completamente fuori luogo teatrino di Icardi su chi si mostra più malandrino. Ed è patetico leggere certe cose.. parlando di noi: “Sono pronto ad affrontarli uno a uno. […] Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo”. Commentiamo? Meglio di no.. Ci chiediamo come mai, quando scrive dei confronti con la minacciosa Curva Nord, si dimentica di raccontare di quando, sperando di trasmettergli la passione che contraddistingue il nostro essere, gli abbiamo chiesto di trovare un’oretta di tempo per passare al Covo, dove tutto nasce, per provare a capire veramente cosa c’è dietro a quei novanta minuti di gioco dove dovremmo essere tutti uniti. Icardi purtroppo non sa cosa sia il rispetto. Nella sua testa, evidentemente, qualcosa gira all’incontrario. In fondo abbiamo sempre voluto credere che fosse un bravo ragazzo, giovane, un po’ pirla (come tanti), a tratti eccessivo, a volte inopportuno, ma comunque una presenza pulita. Adesso come facciamo? Come possiamo comportarci? Sarebbe forse più comodo riderci su, bisognerebbe piangere, di sicuro non possiamo far finta di niente. Perché tutte le falsità concentrate in quelle tre pagine di libro sono inaccettabili. Ci dipinge come oscure figure minacciose che ruotano intorno all’ambiente Inter pretendendo chissà cosa. Quando l’unica cosa che chiediamo è impegno ed onestà. Perché tifiamo Inter da prima che Icardi nascesse, perché l’Inter per noi è un conto in banca a perdere, non certo un rinnovo di contratto all’anno a suon di milioni.. Ma come si fa a dar credito ad una persona che scrive: “Se siete dei veri tifosi dovete applaudire quando si vince ma anche quando si perde”.. Quando è alla luce del sole ed inappuntabile il fatto che la Curva Nord, a costo di incorrere nei mugugni del resto dello stadio, da sempre ha come priorità quella del sostegno costante alla squadra a prescindere dal risultato. Attenuanti? Nessuna. I bonus sono finiti. Noi non pretendiamo di essere capiti, adulati od accettati. Noi siamo Ultras. Siamo irrazionale passione. Non siamo Angeli, né tantomeno diavoli. Siamo il Cuore che tutto Dona per la Follia di un Incondizionato Amore. Però un concetto dovrebbe essere chiaro a tutti: il capitano dell’Inter non può permettersi tali dissennate uscite. Un individuo del genere non può indossare la fascia di capitano. A prescindere dal nostro pensiero, esulando dalla nostra presa di posizione. L’Inter non lo merita. Scritto ciò, per essere chiari, specifichiamo: Icardi con Noi ha chiuso».

Parole alle quali è difficilissimo non badare, impossibili da ignorare da una parte e dall’altra specie in un periodo in cui turbolenze ce ne sono state pure fin troppe e che un contratto sigillo di connubio longevo sembrava aver in qualche modo destato. Polemiche servili utili al turbinio di notizie che poco hanno a che vedere con il bene della squadra. Non indifferente Maurito, qualche minuto prima Inter-Cagliari, con una lettera postata sul suo profilo Instagram:

«Cara Curva Nord, sono sorpreso e dispiaciuto.
Sorpreso perché relativamente all’episodio di Reggio Emilia ho semplicemente riferito di come, complice l’adrenalina post-partita ed il cattivo momento che stava attraversando la squadra, “a caldo” ho perso la testa. Volevo semplicemente rendere l’atmosfera di quell’episodio. Tanto è vero che nel libro ho aggiunto che avevo sputato fuori frasi esagerate (ed il verbo sputare già rende l’idea di quanto inopportuna fosse stata la mia reazione). Riguardo al discorso degli assassini dall’Argentina, siccome da più parti mi continuavano a ripetere che mi sarei ritrovato degli esagitati sotto casa (nota bene: non la Curva Nord, degli esagitati) ho pronunciato quella frase: ma nella biografia ho anche detto “avevo usato parole minacciose contro la tifoseria e non avrei dovuto farlo”.
Sono dispiaciuto. Dispiaciuto per questo polverone che si è creato, Ho semplicemente raccontato un episodio seguendo i miei ricordi. Oltretutto se uno avesse un minimo di sale in zucca non rischierebbe di offendere la propria curva, strategicamente se fossi stato in mala fede avrei usato parole accattivanti nei vostri confronti. Non l’ho fatto perché nessuno voleva offendere o mancare di rispetto a nessuno.
La fascia da capitano rappresenta la realizzazione dei miei sogni di bambino, la gioia che ho donato prima di tutto alla mia famiglia e poi a me stesso.
Siete Voi che io cerco ogni domenica appena faccio gol, è il Vostro abbraccio che io cerco per primo. perché io amo l’Inter. Fra pochissimo scendero’ in campo quindi non posso più dilungarmi. Spero che avrete compreso quanto importanti siete per me e quanta stima e quanto Amore nutra per Voi anche se deciderete di fischiarmi. Vi chiedo solo una cosa da Capitano: state vicini all’Inter come avete sempre fatto, io e i miei compagni abbiamo bisogno di Voi.
Con affetto Mauro».

cu47wgrxgaabcrb-jpg-largeLa curva risponde sul campo e durante il match casalingo delle 15.00 contro il Cagliari che alla fine beffa l’Inter portando a casa 3 punti grazie alla complicità di Icardi che sbaglia dal dischetto, esponendo uno striscione che ribadisce e sottolinea la posizione assunta con il comunicato avvalendosi di toni sempre più duri.

Piero Ausilio nel post partita ha rassicurato circa la coesione della società che, già da domani, provvederà a chiarire la situazione prima di ogni cosa e ad intervenire qualora fossero necessari provvedimenti. Quel che è certo è che il fine non giustifica i mezzi …ergo, a prescindere dalle motivazioni che stanno alla base, polemiche come queste non giovano alla serenità e al rendimento della squadra.

 

Egle Patané