Vista la squalifica, la Curva Sud dello Stadium, in occasione di Juventus-Genoa, sarà popolata da giovanissimi esponenti delle società calcistiche dilettantistiche di Piemonte e Val D’Aosta, tutti nati tra il 2004 e il 2011.

(immagine juventibus)

Che bello, avranno pensato in tanti. Poi, però, la memoria torna indietro nel tempo – in un passato non tanto remoto – e quell’espressione di contentezza un po’ va scemando.

Siamo nel 2013, primo Dicembre, è di turno Juventus-Udinese e le curve sono state sanzionate per i cori razzisti durante la gara contro il Napoli. La storia, insomma, è sempre quella. L’iniziativa della società allora porta a aprire i settori ai baby tifosi così da non lasciare spazi vuoti, nella speranza che i piccoli possano essere d’esempio per i grandi.

Macché.

I bianconeri in erba, giusto per non essere da meno degli adulti, decidono di accompagnare le uscite del portiere friulano Brkic con un bel ‘m….’ reiterato. Risultato? Intervento del Giudice Sportivo con tanto di multa da 5.000 euro alla società,  “per avere i suoi (giovanissimi…) sostenitori rivolto ripetutamente a un calciatore della squadra avversaria un coro ingiurioso”. Quando si dice il danno oltre la beffa.

La Juventus, per quanto sconcertata – come tutti – in quell’ occasione, sottolineò come l’iniziativa “Gioca con me… Tifa con me” avesse tuttavia riscosso approvazione da parte di tutti, tanto da volerla ripetere allora (in occasione di Juventus-Sassuolo) e ripristinarla anche oggi.

L’iniziativa, che doveva allora essere una riposta corretta al tifo scorretto, si propose con gli stessi canoni di ciò che era stato bandito: fischi alla lettura della formazione avversaria, classici cori contro i rivali e qualche parolaccia di troppo. Come per dire che la mela non cade mai troppo distante dall’albero, e che l’esempio degli adulti è fondamentale per i giovanissimi.

Oggi ci prepariamo a riassistere alla vicenda con un pizzico di scetticismo (dovuto, visti i precedenti) nella speranza di non ritrovarsi con l’ennesima multa… E di non dover dire ancora una volta: siamo alle solite.

Insomma: una bella gara tra la storia che insegna, e i suoi corsi che – inevitabilmente – si ripetono.

Daniela Russo