Cristiano Ronaldo, in cima alla lista dei titolarissimi della Juventus, è davvero così necessario da essere insostituibile?

La Juventus è in affanno: malgrado i risultati positivi, non brilla nel gioco e non sembra far più paura come gli anni precedenti.

L’arrivo di Pirlo, dopo l’esonero di Sarri, non ha convinto del tutto buona parte dei tifosi, le cui ambizioni vanno ben oltre la conquista dello scudetto. 

Dopo le dichiarazioni di Andrea Agnelli nei giorni precedenti sul caso Dybala, il malcontento ha preso il sopravvento, specie tra chi ricorda bene la storia di Alessandro Del Piero e il trattamento a lui riservato.

L’epilogo, per Dybala, sembra avviarsi verso la stessa conclusione. 

Del Piero-Dybala, dieci anni dopo la storia si ripete: Agnelli non perdona

Uno dei “problemi” –  se così possiamo definirlo –  lamentati e percepibili anche dall’esterno è la presenza sempre più ingombrante di Cristiano Ronaldo.

Il suo curriculum parla da solo ed è chiaro che non possa essere messo in secondo piano, specie considerando l’importante investimento fatto per portarlo a Torino. 

Personaggi come Cristiano sono in grado di cambiare gli equilibri di squadra e spogliatoio e c’è chi malignamente afferma che la Juventus sia Ronaldo-centrica. 

Osservandolo dall’esterno, la sudditanza psicologica che si ha nei confronti di un top player come lui è quasi stucchevole. Sembra non possa essere sostituito neppure quando gioca male.

Perché? Se è vero che nel calcio esistono delle gerarchie, è vero anche che la meritocrazia dovrebbe prevalere. Che sia intoccabile lo si può comprendere, ma a tutto c’è un limite. 

Non vorrei essere nei panni di Pirlo, che starà sicuramente pagando il prezzo (oneroso) della gestione di un Ronaldo all’interno di una rosa dove il più scarso sarebbe comunque in grado di rivoluzionare una qualsiasi altra squadra, da solo.

Cristiano non è il top. È uno dei tanti top che popolano la rosa juventina.

È faticoso, quindi, cercare una spiegazione logica al perché di questa sovraesposizione, considerato – appunto – che ci sono giocatori come Dybala che non trovano più spazio (questa però è forse un’altra storia che ha pochissimo della scelta tecnica).

Con l’Atalanta, ha disputato forse la sua peggior partita da quando è arrivato alla Juventus, ma non è bastato a farlo sostituire. Forse perché non gradisce essere sostituito? Non è certo l’umiltà una delle sue doti migliori, diciamolo pure.

Lo abbiamo visto con Sarri (l’unico che ha avuto il coraggio di tirarlo fuori dal campo, pagandone anche le conseguenze, mi pare di ricordare), contro il Milan e in Champions League: in entrambe le occasioni, il bomber portoghese non ha apprezzato affatto il cambio. 

Il mestiere dell’allenatore, in casi come questi, si fa più complicato (ed è per questo che non me la sento di puntare il dito contro Pirlo): non è cosa semplice gestire una squadra come la Juventus, mantenere saldo lo spogliatoio e non spezzare gli equilibri già provati dal cambio di due guide tecniche in due anni.

È pur vero, dall’altro lato, che a volte il detto “punirne uno per educarne cento” può rivelarsi un buon monito.

Ma se quell’uno è Cristiano… allora sembra non esserci soluzione. 

Micaela Monterosso