Colori e un volto sorridente, come piace ricordarlo da chi lo ama…

Federico Morabito, imprenditore cosentino, ha regalato un murales dedicato all’amato centrocampista che ritrae il viso sorridente e quasi confortante del noto calciatore deceduto nel lontano 1989 in circostanze ancora da chiarire. Insieme al suo sorriso, un lupo simbolo della tifoseria.

I disegni sono stati realizzati dall’artista Matteo Zanardi in collaborazione con la ditta Garritano di Fuscaldo.
Il murales sulla parete interna della Curva Sud dello stadio, intitolata al calciatore, era comparso per la prima volta nel 2008. Nel corso degli anni, le intemperie ne avevano però cancellato la sagoma. Adesso, grazie anche al supporto del club di tifosi Via Popilia C’è, l’opera è stata ripristinata, con l’ausilio di materiali particolarmente resistenti.

Alla cerimonia di inaugurazione ha partecipato anche la sorella, Donata Bergamini, visibilmente emozionata che ha premiato con il ‘Trofeo Bergamini’ i ragazzi di Andreotta che fecero il primo murales, l’imprenditore che lo ha ristrutturato e Alessia Fratto che ha scritto una canzone dedicata a suo fratello Denis.

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Chi era Donato Bergamini?

Donato Bergamini, detto Denis, è un ex centrocampista nato in provincia di Ferrara ma legato in modo particolare al Cosenza.
Inizia la carriera con la maglia dell’Imola (Interregionale); l’anno seguente gioca nel Russi (sempre in Interregionale) ma dopo due stagioni, nel 1985 approda al Cosenza (Serie C1). In Calabria giocherà per 5 stagioni e conquisterà, nella stagione 1987-1988, la Serie B. Corteggiato da molti club il Cosenza dichiara incedibile quel leader; purtroppo, però quella sarà l’ultima stagione della sua carriera.
Il 18 novembre 1989 Denis viene trovato morto sulla statale 106 nei pressi di Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza.

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Un decesso avvolto nel mistero

Il centrocampista morì a 29 anni a Roseto Capo Spulico investito da un autotreno lungo la statale 106 jonica.

Era un sabato pomeriggio come tanti quando Bergamini lascia improvvisamente il ritiro della squadra per andare a prendere le sigarette.
Poco più di un’ora dopo la notizia della tragedia: il calciatore aveva lasciato la città con la fidanzata, Isabella Internò salvo poi morire.

Incidente o suicidio?

Il conducente del mezzo, Raffaele Pisano, imputato di omicidio colposo, fu assolto sia in primo grado che in appello e la tesi dei giudici parlò di suicidio.

Isabella, unica testimone, afferma che Denis aveva paura e voleva allontanarsi il più possibile da Cosenza. Dopo una discussione, racconta la fidanzata, si sarebbe fermato in una piazzola e una volta fuori dall’auto si sarebbe volutamente buttato sotto l’autotreno.

Per anni la sua morte è stata avvolta da mistero e sui motivi per i quali il giocatore si sarebbe tolto la vita sono state fatte molte ipotesi.
Compagnie sbagliate, droga… quel che è certo è che i familiari, i compagni di squadra, e gli amici del calciatore non hanno mai creduto all’ipotesi di suicidio.

La famiglia Bergamini non si è mai arresa e ha sempre ricercato la verità: il 29 giugno 2011 il caso viene riaperto dalla Procura di Castrovillari.

Il 15 maggio 2013 Isabella Internò è raggiunta da un avviso di garanzia per omicidio volontario.

Nel 2014 la magistratura chiede l’archiviazione del caso per insufficienza di prove ma la tesi del suicidio è sempre più debole così la famiglia Bergamini decide di proseguire alla ricerca della verità.

La vicenda è stata riaperta nel 2017: su richiesta della famiglia Bergamini si è riuscita a ottenere la riesumazione del cadavere del centrocampista che ribalta di fatto tutto. La superperizia accertò che Denis sarebbe morto prima di finire sotto le ruote di quel camion.

«Possiamo dire tranquillamente che Denis Bergamini è stato ucciso prima di essere coricato sotto il camion»

Il responso dei periti ha quindi ribaltato completamente quanto emerso dall’autopsia effettuata nel 1990: stando quanto emerso, Denis fu prima stordito con del cloroformio, poi soffocato con un sacchetto di plastica e infine posto sotto al ruota del camion che lo ha schiacciato quando era già morto o in fin di vita.

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La tesi del suicidio è stata definitivamente archiviata grazie alle prove scientifiche e la famiglia Bergamini che ha sempre goduto del sostegno di tutta Cosenza e la tifoseria rossoblu, pian pianino, senza mai mollare sta trovando risposte  a trent’anni di insabbiamenti e mistero.