La partita che segna e insegna, una serie di verità che emergono da Inter – Pordenone; considerazioni sul match due giorni dopo

Il calcio è strano e meraviglioso, nel senso letterale del termine; ti spiazza e ti lascia inerme dinnanzi ad uno spettacolo inaspettato e al di là di ogni pronostico e, se di pronostici parliamo certo è che Inter – Pordenone risolta dal dischetto era lontana anni luce dal pensiero di ogni qualunque bookmakers. Non è infatti un caso se gli share hanno raggiunto picchi altissimi durante i tiri dal dischetto perché, diciamocelo chiaramente, la capolista di serie A messa in difficoltà dai quinti in classifica di serie C è singolare, bello per certi versi. Entusiasmante addirittura per chi era già pronto ad esultare in caso di vittoria dei neroverdi ma, il calcio è strano per l’appunto e l’ultimo rigore lo batte e lo segna il tanto discusso Yuto Nagatomo. Nagatomo dal dischetto? Beh, noi l’avevamo detto, o meglio, quelli del Pordenone l’avevan detto, a San Siro per una partita da eroi e tale fu. Il punto, però, è un altro, la capolista di serie A, portata ai rigori da una squadra di C. Qualcosa che non va c’è per forza (?) e allora, tutti a scaldar le lingue perché c’è molto da dire ma, ahi noi, ogni pretesto è buono per dire pure fin troppo e oltrepassare i limiti della logica non è mai stato così semplice. Certo è che da quando Luciano Spalletti siede su quella panchina, l’Inter non aveva mai fatto una partita tanto sotto tono (e non indecente come asseriscono in molti) e c’è da render atto di ciò tanto quanto del fatto che quella era una partita da vincere nei tempi regolamentari, non ai supplementari tantomeno ai rigori. Eppure così non è stato. Cosa denota tutto questo? Per tre quarti della stampa italiana, denota una sola cosa: Crisi Inter, panchina milionaria da flop, disastro al Meazza e chi ne ha più ne metta. Da buona black dolly quale sono sempre stata mi dissocio e stono con una nota fuori dal coro. E’ vero, non è stata la partita che ci aspettavamo, magari c’è chi si aspettava un 6-0 già nel primo tempo (chi lo sa), e non è stata una partita da Inter (quell’ Inter che, ad oggi, nessuno ha ancora messo al tappeto, al pari di Barcellona, Atletico e Manchester City, giusto per sottolinearlo) ma oltre che vittoriosi per il risultato finale (che è quello che conta volendo essere superficiali) gli uomini di Spalletti escono da questa partita vincenti anche sotto molti altri aspetti perché questa partita segna e insegna e questo Spalletti lo sa. Dal match, infatti, emergono una serie di verità che non possono passare inosservate:

  • Il tutto è maggiore delle singole parti: il calcio non è fatto di singoli ma di un’unica squadra; era giusto dare spazio a chi finora ne ha avuto poco ma, per giocare in un determinato modo l’intesa tra i singoli è necessaria ed è chiaro che all’Inter in campo martedì mancava questo collante.
  • Spalletti forse dovrà ravvedersi circa il “Sono tutti titolari”: forse è una frase che lui stesso sa di aver detto attribuendogli un connotato più psicologico che altro. Perisic, Candreva, Borja Valero inamovibili non sono una scelta dettata dal caso, tanto quanto non è un caso se i vari Cancelo, Karamoh e Dalbert non sono ancora titolari, semplicemente non sono ancora pronti.
  • I leader contano: Avere in campo delle certezze quali possano esserlo Borja Valero, Perisic e Candreva è fondamentale per la prestazione fisica e mentale di tutta la squadra.
  • Eder è il dodicesimo uomo ma non è il vice Icardi.
  • Gagliardini svegliati: l’impegno non basta, c’è bisogno di più grinta e il rigore rintracciato dal portiere, sebbene gran parte del merito vada a Perilli, ne è in qualche modo emblematico.
  • Brozovic intelligente ma non si applica: Il croato non ha ancora superato il problema dell’incostanza e della reattività.
  • Icardi non è un cyborg: Mauro Icardi il cecchino, attualmente capocannoniere, devastante sotto porta e terrore di qualunque portiere è umano e l’ha svelato martedì sera. Sotto porta a volte sbaglia pure lui.
  • Padelli è un gran portiere
  • Nagatomo è un nuovo eroe
  • Mai sottovalutare l’avversario, qualunque esso sia e il Benevento lo aveva già sottolineato.
  • C’è ancora tanto da lavorare
  • I più belli sono i gufi e i rosiconi (tanti ma proprio tanti): incollati al televisore durante i rigori erano più i gufi che gli interisti.
  • Ci sono più giornalai che giornalisti: chi parla di un’Inter indecente dovrebbe forse, riguardare le statistiche: 65.7% di possesso palla, 33 tiri (di cui 10 nello specchio della porta, 4 dei quali tirati da Karamoh), 18 corner, 60 cross non sono numeri da partita indecente, ma forse questo è un punto di vista. Che nel calcio si vince segnando e che l’Inter non sia riuscita a farlo in 120 minuti è un dato di fatto innegabile ma, parlare di indecenza e addirittura additare Spalletti, colpevole di scelte inaccettabili, lo trovo esagerato. Ma anche in questo caso è tutta una questione di punti di vi(s)ta. Se a parlare di flop e indecenze è un tifoso la cosa potrebbe essere accettabile ma se a parlarne sono i giornalisti, beh, forse qualcosa che non va c’è ed più allarmante delle reti inviolate per 120 minuti.

 

Egle Patanè

foto: @inter