Claudio Ranieri saluta di nuovo la Roma, e lo fa come solo lui sa fare: in silenzio, con dignità, lasciando parlare il campo. Lo Stadio Olimpico ha reso omaggio qualche giorno fa, Torino ha fatto da epilogo alla sua ultima sinfonia. La Roma vince anche l’ultima, 2-0 contro i granata, ma non basta per centrare la Champions League: il sogno sfuma solo all’ultima curva, per colpa della vittoria della Juventus a Venezia. Ma nulla potrà cancellare la straordinaria cavalcata che ha portato i giallorossi fino a sfiorare l’Europa che conta, partendo da molto, molto lontano.
Quando a novembre Claudio Ranieri è tornato sulla panchina della Roma, la squadra era dodicesima, impantanata tra risultati deludenti e uno spogliatoio privo di certezze. Serviva una guida, qualcuno che conoscesse l’ambiente, che sapesse come toccare le corde giuste senza bisogno di proclami. Serviva uno come lui, romano, romanista, e soprattutto uomo di calcio nel senso più nobile del termine.
Ranieri ha trasformato una squadra in crisi in un gruppo vero, capace di ritrovare sé stesso e la sua gente. La Roma, sotto la sua gestione, ha messo insieme 56 punti in Serie A con 17 vittorie, 5 pareggi e appena 4 sconfitte. Numeri che, se presi da soli, raccontano molto. Ma è il contesto a renderli quasi eroici. Nella classifica dell’anno solare, la Roma è prima. Nessuno ha fatto meglio. Nemmeno le big che si sono giocate lo scudetto fino all’ultima giornata.
Eppure, con Ranieri, non si tratta solo di numeri. La sua Roma è tornata a giocare con il cuore, con la testa alta e la schiena dritta. È tornata a somigliare alla sua gente. Ha battuto le grandi, ha saputo soffrire nelle difficoltà e rialzarsi ogni volta. Ha lottato fino alla fine, come fanno le squadre vere, quelle che anche se non vincono, lasciano il segno.
Domenica scorsa, allo stadio Olimpico, è andato in scena il tributo più autentico: la Curva Sud ha omaggiato Sir Claudio con una coreografia elegante, sobria, profonda. Il nome scritto in corsivo, il giallo e il rosso che si fondono con la gratitudine di un popolo. A Roma, dove il calcio è passione e teatro, nessuno recita meglio di chi sa restare vero.
Claudio Ranieri non sarà riuscito a regalare la qualificazione alla Champions, ma ha riportato la Roma in alto. Ha restituito orgoglio, appartenenza, identità. Lo ha fatto senza mai rubare la scena, con la sobrietà di chi conosce il mestiere e l’anima del calcio. Il quinto posto e la sensazione diffusa che questa squadra avrebbe potuto battere chiunque: tutto questo è merito suo.
Se davvero questa è stata la sua ultima panchina in Serie A — la numero 501 —, allora non poteva esserci congedo migliore. Una squadra che combatte fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata, un popolo che applaude, un allenatore che saluta con lo stile di sempre.
Martina Giuliano
*immagine in evidenza dai canali ufficiali del club