Un altro pezzo del calcio che fu.
Claudio Garella, indimenticabile portiere degli scudetti del Verona e del Napoli

Quello del calcio è davvero un mondo incredibile per ciò che riesce a dare ma anche a levare in un batter di ciglia.

Per come ti consegna alla storia e fa di una persona un’autentica leggenda, sfruttando le sue doti naturali e l’amore per questo che, come spesso  si dice, non è mai solo uno sport.

Potrebbe valere questo pensiero per Claudio Garella, numero 1 (all’epoca i portieri avevano tutti lo stesso numero di maglia) di due squadre che più diverse tra loro non avrebbero potuto essere, ma che furono consegnate alla storia del pallone anche grazie a lui.

Se n’è andato a soli 67 anni, per le complicazioni subentrate dopo un intervento chirurgico al cuore, quel cuore che aveva messo, insieme alla sua grande capacità intuitiva di “parare con i piedi”, per regalare l’immensa gioia dello scudetto a due realtà calcistiche che sarebbe stato difficile immaginare nell’Olimpo del calcio italico.

Garella, mastodontico calciatore piemontese, è stato l’antesignano di quelli che oggi sono (o si vuole che siano) i portieri moderni, non slegati dal resto del gruppo e impiegati esclusivamente come “salvaporta” ma parti integranti del gioco.

Il portiere che “para con i piedi”, anzi con tutto il corpo.

Garella era massiccio, concreto e quella sua potenza fisica, per anni ha rappresentato una sicurezza tra i pali.

L’avvocato Agnelli sosteneva che fosse il portiere più forte del mondo “però senza mani”, a voler marcare questa caratteristica tutta sua di parare forse nella maniera meno classica per come viene visto il portiere ma senza dubbio di conclamata efficacia.

Uomo di sacrifici e gavetta, dopo una poco fortunata esperienza nella Lazio, approdò prima a Verona,  dove contribuì a consegnare la città scaligera alla storia con la vittoria dello scudetto targato ’84/’85 e poi a Napoli, dove, appena due anni dopo, fu uno degli eroi di quella mitica squadra, capitanata prima da Giuseppe Bruscolotti e poi da quello che sarebbe diventato il Dio del calcio, Diego Armando Maradona, che regalò alla città e ai suoi tifosi il primo, agognato scudetto.

Claudio Garella - WikipediaUn eroe dei due mondi Garella.

Potremmo definirlo così, perché Verona e Napoli sono davvero due mondi diversi che più diversi non potrebbero essere ma che nel calcio si sono ritrovate protagoniste in anni in cui il calcio faceva davvero sognare.

Quel calcio che si vedeva o allo stadio o lo si poteva ascoltare dalle radioline e aspettare poi il tardo pomeriggio o la sera per incollarsi al televisore e seguire le trasmissioni sportive che rimandavano le immagini salienti o le sintesi degli incontri.

Quel calcio che ha fatto sognare milioni di appassionati e che, nel caso di Claudio Garella, gli è valso il soprannome di Garellik, per le sue parate straordinarie.

Un altro pezzo di quel calcio che fu, che non c’è più, come si suole spesso dire.
Romantico, lontano anni luce dai meccanismi dai quali pare essere spesso stritolato, più coriaceo, più umano.

Garella, addio al portiere degli scudetti di Napoli e Verona
Simona Cannaò