Ciro Immobile, l’uomo dei record e dei gol.

Segna e fa vincere la sua squadra. Attualmente è a quota di 26 reti stagionali.

Numeri da capogiro che, nell’indubbio primato italiano, lo portano a uguagliare fuoriclasse di portata internazionale: tant’è che Bomber Ciro primeggia nella classifica della Scarpa d’oro; e così balza in avanti lasciando dietro a sé nomi di tutto rispetto come Lewandoswski e Werner, tanto da attirare inevitabilmente anche le attenzioni della stampa sportiva straniera.

Re Ciro si è preso con caparbietà e merito la Lazio. Non nasconde l’amore per la propria maglia, per la sua città d’adozione – Roma – e l’indiscussa fiducia e stima in mister Inzaghi.

Anzi, c’è da pensare che la rinascita di Immobile sia legata proprio al condottiero Simone.

Facciamo un passo indietro.

Nell’analizzare, infatti, la carriera dell’attaccante non possiamo fare a meno di evidenziare gli anni sfortunati e sottotono, in terra straniera.

In Germania, in particolare, è stato inviso…chissà cosa starà pensando ora, il suo ex allenatore ai tempi del Dortmund, Klopp.

Certo è che Immobile si è preso la sua personale rivincita in chi non ha creduto il lui, mentre è riuscito a fiorire in una perenne primavera romana.

Amato, coccolato, osannato dai tifosi, punta di diamante indispensabile per la Lazio di oggi.

Poco importa allora del rigore sbagliato contro il Napoli, nella partita di Coppa Italia, pur costato l’ eliminazione per la squadra.

Del resto, la sfortuna, in quella circostanza l’ha giocata da padrone: una scivolata col piede d’appoggio, anche a causa del cattivo stato del manto erboso del San Paolo.

Pazienza. La partita passa, Immobile resta.

E ha altre sfide da affrontare. Non solo quelle dettate dagli impegni della Lazio, che corre verso lo scudetto, ma anche quelle personali che lo vedono salire nella classifica dei migliori marcatori della squadra biancoceleste.

Annalisa Bernardini