“Che ci frega di Ronaldo, noi abbiamo Padoin…”

Così cantava la curva Scirea quando nella rosa bianconera non c’era ancora CR7 bensì c’era Simone Padoin.

Sì, proprio lui, quel calciatore arrivato in sordina dall’Atalanta (e, diciamocelo, aveva fatto storcere il naso a quanti sognavano giocatori del calibro di Ronaldo) nel mercato di riparazione del 2012.

Quando il suo procuratore gli comunicò l’interesse della Juventus, pensò a uno scherzo.

Voluto da Antonio Conte, prima di allora aveva giocato in Serie B (dal 2003 al 2007) con il Vicenza ed era stato l’uomo simbolo dell’Atalanta (2007-2012).

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Padoin, con la Juventus, ha vissuto cinque stagioni -tutte coronate con lo scudetto-, e ha vinto due Coppe Italia e tre Supercoppe. 

Ad onor del vero, non ha giocato moltissimo (107 presenze e 3 reti) ma ha saputo conquistare allenatori, compagni e tifosi.

Padoin, infatti, prima con Conte e poi con Allegri ha saputo ritagliarsi il suo spazio adattandosi a più ruoli e, schierato per lo più da subentrante, si è sempre fatto trovare pronto.

Ammirato per l’impegno e per la maglia sempre sudata, è riuscito altresì a farsi amare dalla piazza.

“… L’affetto dei tifosi è qualcosa che porterò sempre con me.
Ricordo ancora la Supercoppa del 2015, in Cina.
Appena atterrati a Shanghai, ho sentito i tifosi cinesi che cantavano il mio coro.
Era incredibile…
Nel calcio come nella vita se tu dai tutto, la gente che ti vede ti apprezza per questo.
Io non sono ricordato dai tifosi juventini per le qualità tecniche ma per quello che ho dato dal punto di vista tecnico, ma per la mia grinta.
So che i miei compagni erano molto più forti di me.
Vivevo ogni allenamento come una gara.
E se tu hai sempre questo atteggiamento prima o poi vieni premiato».”.

Dopo gli anni bianconeri è stato protagonista per altre tre stagioni anche a Cagliari, (dal 2016 al 2019) e ha giocato l’ultima stagione con l’Ascoli in Serie B.

Quante cose son cambiate…

Oggi Ronaldo, all’epoca rivale e simbolo di un Real Madrid da battere nelle notti europee, veste la maglia bianconera e Simone Padoin decide di appendere gli scarpini al chiodo.

Che Padoin non sia Ronaldo è evidente ma, Simone – meno qualitativo, meno tecnico, meno appariscente, meno ricco, meno popolare- con la sua insita umiltà e la sua abnegazione, è riuscito a creare un’alchimia con il mondo Juve -e non solo (perchè ha fatto breccia in tutte -non poche- piazze in cui ha militato)- da vero Campione … un Talismano raro che arricchisce il calcio.

 

Caterina Autiero