La prima cosa che balza all’occhio dei tifosi bianconeri e non, in questa stagione da poco iniziata, è la maggiore vulnerabilità della difesa campione d’Italia. Anche se proprio ieri Massimiliano Allegri ci teneva a precisare che lo scorso anno la Juventus aveva subito una rete in più, dopo lo stesso numero di gare: “L’anno scorso, a quest’ora, avevamo subito quattro reti e non tre”.

I numeri non si possono discutere, ma al di là di quelli, ciò che colpisce è la difficoltà dei bianconeri in fase difensiva: spesso in affanno, più numerosi gli errori, le défaillances del singolo in fase di copertura, momenti di calo con svarioni non indifferenti. E poi, le cifre tonde incassate dalla Lazio in Supercoppa e dal Barcellona in Champions: tre gol a partita sono tanti per una Juventus che nel corso degli ultimi sei anni ci ha abituati a veri e propri capolavori in retroguardia, costruiti ad opera d’arte dalla ormai rinomata BBC.

La difesa a tre fu geniale trovata di Antonio Conte per poter sfruttare al meglio le caratteristiche di Bonucci, Chiellini e  Barzagli: all’arrivo del tecnico pugliese Leo affondava nei suoi stessi errori, mentre Andrea arrivava alla Juve in piena crisi d’identità. Protetti da una linea mediana talentuosa e abbondante, i tre incominciarono a interagire proteggendo e proteggendosi a vicenda, in una sinergia assolutamente unica.

Sono diventati un meccanismo funzionante a dir poco alla perfezione nel nostro campionato: gradualmente la loro fama si è allargata e molti ne hanno parlato come della migliore difesa anche in campo europeo. Un reparto che ha registrato numeri da record ad ogni fine stagione in serie A: 20 reti subite nel 2011/12, 24 nel 2012/2013, 23 nel 2013/14; e ancora, con la gestione Allegri: 24 nel 2014/15, 20 nel 2015/16, 27 nel 2016/17.

Qualche segnale “preoccupante” è arrivato già lo scorso anno, quando Max aveva capito che senza un centrocampo fisico a fare da filtro, la BBC andava troppo in sofferenza: uno dei motivi per i quali a gennaio si è apprestato a varare un modulo molto più offensivo, che gli permettesse di avvalersi della difesa a quattro. Oggi lo scenario è nuovamente differente: la partenza di Leonardo Bonucci, l’età avanzata di Barzagli e dello stesso Buffon (la cui reattività è palesemente calata), gli innumerevoli guai muscolari di Chiellini sono tutti fattori che portano inevitabilmente verso un rinnovamento radicale.

La BBC non esiste più, e senza di essa anche la Juventus inesorabilmente sta cambiando pelle. Con ogni probabilità non vedremo più una squadra vincere di misura, forte della propria retroguardia inespugnabile; avremo piuttosto un attacco più prolifico, più brillante e fatalmente anche una quantità maggiore di reti subite. Tutto ciò, mentre il cambio generazionale farà il proprio corso: bisognerà valutare i nuovi e vecchi elementi (la crescita di Rugani, la maturazione di De Sciglio, l’eventuale inserimento di Caldara); auspicare la migliore coralità tra di loro; lavorare tutti i reparti insieme, affinché la copertura avvenga in modo ordinato ed efficace. Soprattutto in vista degli impegni europei, dove anche una rete in più o in meno può risultare fatale.

Tutte le cose, anche le più belle, inevitabilmente finiscono: i cambiamenti inizialmente sono ostici e poco attraenti. Ma una cosa alla quale la Juventus ci ha abituati nel corso della sua storia, è che quello che di meglio è riuscita a fare è nato sempre dai momenti in cui ha dovuto lottare di più.

Daniela Russo