Il “Sardegna Arena” sold out, e non solo perchè si aspetta l’ Atletico Madrid: no, l’ospite d’onore è lui, l’ eroe di casa Andrea Cossu, che a 38 anni ha deciso che calcherà il prato verde per l’ultima volta.

Un’amichevole di spessore per un uomo di spessore,  che si è tatuato sulla pelle la maglia di Casteddu, il giocatore per il quale ogni giorno a Cagliari è stato un giorno speciale, come più volte ci ha tenuto a sottolineare. Sette minuti di gioco, sette come il suo numero: dopo solo applausi e lacrime, il ringraziamento di una folla che abbraccia per l’ultima volta questa bandiera silenziosa che ha sempre lavorato dietro le quinte, lontano dai riflettori cui sarebbe finito se magari fosse andata in porto la sua convocazione ai Mondiali del 2010.

(immagine cagliarinews24)

Una storia d’ amore con il Cagliari cominciata nel 2005 che ha conosciuto soltanto due significative interruzioni: l’Hellas Verona, già vissuta negli anni  giovani della Primavera e l’Olbia – là dove la sua carriera è cominciata – con cui è ripartito dalla Serie D; un rapporto di stima e sostegno con Davide Ballardini, che lo ha reinventato nel ruolo di trequartista cucendogli addosso il vestito più comodo e redditizio per Andrea: un’ intuizione geniale quella del tecnico che lo trasforma nel corpo e nello spirito ferito e disilluso dopo  una stagione disastrosa a Verona, finita con la  retrocessione e le  accuse di scarso impegno.

Lui, nato a Casteddu e da sempre tifoso del Cagliari (come testimonia quel tatuaggio sul polpaccio con la scritta degli Ultras della curva, gli Sconvolts): eppure per un attimo sembra non essere destinato a rappresentare quei colori tanto amati, attraverso la strada tortuosa di chi cresce nel calcio delle ‘piccole’, non ha la stazza richiesta in questo calcio fatto di uomini alti, robusti e perfetti e corre il  rischio di passare inosservato. Invece, a 28 anni, quando per altri inizia il periodo della pienezza e della maturità, Cossu trova finalmente il suo posto, a casa sua, e forse non gli sembra neanche vero. Tutto un passo più indietro, più tardi rispetto agli altri: e tutto, per questo, scrive la storia di una bandiera.

Anni lontani da casa nel freddo del Nord, a cullare una speranza: tra le strade di Verona e quelle di Lumezzane, con il suono e il profumo del mare dell’Isola. Resistendo, resistendo sempre; e quando poi il sogno si è realizzato, tutti i tasselli hanno trovato il loro posto: “Sono arrivate altre offerte, anche importanti, soprattutto nel 2010: ma è ma non è mai interessato”. Quello che più era importante è stato fatto: vivere ogni giorno con quella maglia che lo rende speciale.  Tutto quell’ amore che mai si è arreso, concentrato in sette minuti in campo contro l’Atletico nelle lacrime, nello striscione dei suoi supporters e compagni di curva, nei messaggi affettuosi dei compagni di squadra e in quella sola parola, “Grazie”, di Tommaso Giulini: una parola al posto di tante altre che, veramente, sarebbero superflue per spiegare  chi è stato Andrea Cossu.

Alla fine di un’ ennesima estate di calciomercato impazzito, tra nomi ridondanti e ritorni impensati a animare la nostra Serie A, l’addio al calcio giocato di Andrea è la nota più bassa ma anche la più bella da ascoltare: soprattutto perchè quelle note, oramai, non hanno più suono. Restano lì, nella scatola dei ricordi con sopra scritto il nome delle Bandiere che hanno arricchito il nostro calcio, protagoniste di un gioco che era fatto di passione, di amore, di voglia di casa.

Tra una settimana si ricomincia, la giostra del massimo campionato riprenderà a girare e mentre a Verona si appresteranno a accogliere  CR7, a Cagliari ci sarà un numero 7 assente in campo e,  probabilmente, un ‘nuovo’ tifoso in curva.

Grazie di tutto, Andrea.

Daniela Russo