Il caso “Anna Frank” accende le opinioni di sportivi e non. Proviamo ad analizzare i pro e i contro di una sanzione…

Chissà se quei “quindici scemi”, come li ha bollati Lotito, immaginavano di sollevare un tal polverone quando hanno attaccato in Curva Sud gli adesivi, a chiaro messaggio antisemita, ritraenti Anna Frank con la maglia della Roma. Fatto è che a distanza di giorni non solo il fatto è diventato di dominio pubblico, ma è stata aperta un’ indagine da parte della Procura federale. Le eventuali sanzioni vanno da una o più gare a porte chiuse fino, in casi estremi, all’esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni: ovvio che l’esclusione dal campionato è un’ eventualità quanto meno remota.

La questione è stata sollevata, nel mondo del calcio ma non solo si sono susseguite prese di posizione, opinioni, accuse o giustifiche. Anche all’interno della nostra redazione le opinioni a riguardo sono state diverse, per questo, abbiamo pensato di mettere nero su bianco alcuni ragionamenti che ruotano intorno a un’eventuale sanzione.

SANZIONE ESEMPLARE – Purtroppo questo episodio è solo l’ultimo dei tanti che interessano il mondo del calcio e convergono intorno al tema razziale. Che siano insulti agli ebrei, agli zingari, ai morti  o quant’altro, troppo spesso assistiamo a scene del genere negli stadi: quasi che l’insulto, l’offesa debba essere considerata legittima, come fanno intendere coloro che sostengono che il gesto sia stato fatto semplicemente per goliardia. Solo che non abbiamo più limiti: non sappiamo più rispettare quel limite, neanche tanto sottile, tra semplice sfottò e pesante calunnia.

Forse, anzi, sicuramente, una sanzione non risolve i problemi, ma potrebbe essere un inizio: per ricordare a questo mondo ove ormai tutto è concesso che a ogni azione corrisponde una reazione; per educare a sopportare le conseguenze; per imparare che “rispetto” e “diversità” non sono parolacce ma valori di cui troppo spesso ci riempiamo soltanto la bocca. E magari, applicarle con costanza e ad ogni sgarro queste sanzioni, non soltanto quando la notizia fa più clamore perchè si vanno a rispolverare stragi storiche: ben vengano le porte chiuse, le multe disciplinari, le maniere più forti.

Le parole, si convenga, le abbiamo esaurite da un pezzo. In compenso non le esauriscono gli altri, i “quindici scemi”, che intonano cori fascisti durante la partita della Lazio disdegnando totalmente tutta la cornice pacifica che si sta disegnando al Dall’Ara.

Cito volentieri un post di una mia saggia amica, pubblicato su Facebook: “Fare a gara a chi fa cori o striscioni più vergognosi piuttosto che tacere, fa pensare che la strada verso la civiltà è ancora lunga, e non solo negli stadi. E’ la storia che forgia l’umanità intera”. E’ la storia quindi: la mia, la nostra, quella dentro il campo ma soprattutto fuori. Una storia che non è “una sceneggiata”, come ha detto il Presidente dei biancocelesti, è reale, come reali sono quei morti, che si chiamino Anna Frank o Gabriele Sandri.

Se talune espressioni, declinate nei più svariati modi, dal “Colerosi e terremotati” all’adesivo di Anna Frank, passando per “lavali col fuoco“, i “buuu” destinato ai calciatori con la pelle scura, lo “zingaro” destinato a chi proviene dal “mondo slavo”… sono giustamente da considerare indegne sfumature di una civiltà ben lungi dall’appellativo stesso e come tali da condannare, una premessa che anticipa il giudizio, forse, occorrerebbe farla.

SANZIONE ECCESSIVA – Chiarificando aprioristicamente la più assoluta dissociazione, nonché deplorazione nei confronti di ogni forma di razzismo, qualunque essa sia, in questa parte si articola un pensiero che pone dubbi sullo spirito etico e morale che muove le dure critiche e le infinite indignazioni piovute da ogni parte d’Italia sull’argomento.

Come Lotito stesso afferma, si parla di “quindici scemi”, anzi, secondo quanto riportato dal questore di Roma Guido Marino al termine delle indagini, gli scemi sono venti e non una tifoseria intera. Sono stati emessi 13 daspo, 12 per la durata di cinque anni di cui uno con obbligo di firma e il tredicesimo è per la durata di otto anni anch’esso con obbligo di firma. A quanto pare, dunque, i colpevoli sono stati individuati e puniti ma, sembra che il provvedimento non è bastato perché ad essere punita sarà, probabilmente, anche tutto il resto della tifoseria oltre che la società. Sono alte le probabilità che la curva possa essere squalificata o addirittura che si possa virare per la decisione di svolgere una o più gare a porte chiuse o squalifica del campo e una possibile squalifica e inibizione a svolgere attività in Figc per il presidente Claudio Lotito.

A riguardo, dunque, mi pongo il beneficio della riflessione, tralasciando le eventuali sanzioni societarie e focalizzandomi su quello che concerne l’ambito tifoseria. In merito agli eventi di Avellino capitati a Luca Toni lo scorso anno, scrivevo “se è vero che dagli spalti sono spesso venuti fuori spettacoli tutt’altro che ludici, è altrettanto vero che la generalizzazione crea talvolta più colpevoli di quanti non ce ne siano già…” e continuo a ribadirlo. Perché una tifoseria intera deve espiare colpe non sue pagando per errori che non hanno commesso? Perché dimenticare che quando si parla di tifoseria si parla anche di bambini o uomini che siano, di persone che di colpevole hanno solo l’amore per una squadra e un abbonamento simile a certi energumeni ben lungi da loro?

Sorge altresì d’obbligo una seconda riflessione: (ribadendo, ancora una volta, la più assoluta dissociazione e deplorazione da e nei confronti di ogni forma razziale) il calcio è così e lo è sempre stato, il tifo, a sua volta, lo è altrettanto, dagli spalti ci si schernisce l’un l’altro, gli sfottò sono da sempre un elemento imprescindibile di ogni tifoseria, in questo caso però si va bene oltre, non si tratta più di semplice scherno, né semplice sfottò e su questo non ci piove. Piove, piuttosto, sul sopracitato accanimento mediatico che, come detto poco sopra, sfocia nell’esagerazione. Trovo meschino e qualunquista, ingiusto e comodo il moralismo dileguato negli ultimi giorni un po’ da parte di chiunque, tifosi quanto persone addette ai lavori.

La cosa ha preso i contorni di un vero e proprio attacco a spada tratta alla tifoseria laziale nel suo specifico e un attacco alla tifoseria nella sua totalità che lascia pensare, a chi vuole cercar di vedere oltre la bufera mediatica, che possa trattarsi di attacchi, se non mossi ad hoc, quantomeno troppo superficiali.

Dovrebbe far riflettere il gesto ma anche il modo in cui l’evento, di certo tutt’altro che simpatico e ironico e di cattivo gusto di sua natura si sia trasformato in una pessima, se non squallida, vera e propria propaganda moralista sbandierata dai più. Attacchi e critiche aspri, duri e pesanti sono stati mossi da chiunque e volendoci riflettere (sempre chi vuol vedere oltre) mossi proprio da chi sugli stessi argomenti, declinati (probabilmente) in altro modo, ci è sempre passato sopra o addirittura ci ha sempre riso.

 “…e in più tu sei giudeo” disse il Marchese del Grillo…

Giuste e più che legittimate sono le indignazioni e le polemiche tanto quanto le sanzioni ma trovo tutt’altro che legittimo e subdolo, se non di gravità superiore, la strumentalizzazione propagandistica che ne è derivata. Se non altro, la cosa è servita a far conoscere a qualcuno, che clamorosamente nel 2017 non sapeva chi fosse, la triste storia della povera Anna Frank (Mihajlovic nrd), a muovere un atto di sensibilizzazione sull’argomento anche nell’ambito calcistico, atto raramente messo in pratica, nella speranza che per una volta si rifletta davvero sulla cosa e si rifletta soprattutto sul fatto che l’antisemitismo non si esaurisce con gli ebrei.

Daniela Russo e Egle Patanè