Caro Andrea, sono già passati 20  anni da quando non ci sei più e ancora oggi non riusciamo a dimenticare quel giorno. I fiori erano già sbocciati e noi non avevamo nemmeno raggiunto l’età della pubertà. Eppure è ancora tutto indelebile nella nostra mente. Le notizie ai telegiornali, le dichiarazioni della Juventus, i messaggi di cordoglio da parte delle altre squadre, i tuoi compagni che piangevano straziati. Noi amanti del calcio ti conoscevamo solo attraverso uno schermo, eppure avevamo preso così a cuore la tua sofferenza, come se fossi un amico, un amico vero. Forse perché vivevamo ancora in un mondo incantato, dove ci  illudevamo che la morte potesse toccare solo agli anziani, figuriamoci a degli atleti che ai nostri occhi erano quasi dei semidei.

E quante scuse ti dobbiamo ancora, caro Andrea. Anche dopo 20 anni. Scuse per quelle critiche dovute alle tue prestazioni sottotono, ignari del male che si celava dentro di te. Scuse per quegli striscioni disgustosi, parole che non si dovrebbero augurare nemmeno al nostro peggior nemico.  Scuse per qualche commemorazione in meno, per qualche dedica mancata, per quella stella che non c’è dalla parti del Nord Italia. Siamo sicuri però che quella più importante, lassù nel cielo,  brilli più che mai, e chissà che in questi 20 anni non abbia fatto su per le nuvole tutte quelle passeggiate che sognavi di fare, mentre da un letto di una clinica guardavi speranzoso l’azzurro infinito. 

Giusy Genovese

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