Durante la presidenza della FIGC, Tavecchio ha accumulato un curriculum di gaffes

Dopo tre anni, Carlo Tavecchio non è più il numero uno della FIGC.

Ma rimane ancora ben ancorato ai primi posti tra le fila dei noti gaffeurs…

Dal 2014 in poi, essere nella dirigenza della Federazione Calcistica italiana lo ha messo in luce anche per le tante dichiarazioni da dimenticare.

Gaffes nei confronti delle donne, degli omosessuali, dei neri, degli ebrei; tra queste lo scivolone su Poba: “Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare. Noi, invece, diciamo che Optì Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio. E va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”.

A seguire la scuse, l’idea di essere stato frainteso ecc. E la Uefa che avvia un’indagine nei suoi confronti per razzismo.

Uno scivolone che ha dato il via ad un lungo elenco di frasi infelici e di inimicizie.

Avrebbe detto Tavecchio in una conversazione durante un’intervista: “La sede della Lega Nazionale Dilettanti? Comprata da quell’ebreaccio di Anticoli. Non ho niente contro gli ebrei, ma meglio tenerli a bada. Gli omosessuali? Teneteli lontano da me”.

Tavecchio si difese dicendo di essere vittima di una conversazione manipolata.

Non è da meno in quanto a frase ad effetto (negativo) quella riferita al gentil sesso: “Si pensava che le donne fossero handicappate rispetto al maschio, ma abbiamo riscontrato che sono molto simili”.

E nell’occhio del ciclone Tavecchio ci è finito anche per le affermazioni sulla lap dance: ”Serve anche quella allo stadio, servono attività sociali”.

Insomma tre anni spericolati, almeno dal punto di vista verbale (ovviamente il suo), per Tavecchio che in queste ore si trova ad affrontare una nuova bufera: le accuse di molestie da parte di una dirigente sportiva.

Silvia Sanmory