Il nome di Carlo Ancelotti non è mai stato caldo come quest’estate, è pronto per una nuova avventura dall’altra parte del mondo: inizia il suo viaggio verso il Brasile.
Sembrava già scritto l’addio di Carlo Ancelotti a quel Real Madrid con cui non c’era più niente da vincere. È difficile ripetere un’impresa del genere, quando già si è fatta la storia. E non una volta sola. Non è l’uomo dei miracoli Carlo Ancelotti, a lui non piace partire dalle ceneri. No, lui vuole una macchina da guerra ben collaudata. Vuole i migliori, un intero arsenale. È così che ha conquistato il calcio mondiale.
Adesso Ancelotti è pronto a sbarcare in Brasile, una terra lontana, molto diversa da Madrid, Londra o Milano. Una terra calda, dove la passione per il calcio è ancora più bollente, quasi viscerale. Un viaggio che sembra quasi un ritorno alle origini di quella passione infinita per il gioco, ma che invita anche a ripercorrere le tappe di una carriera fatta di trionfi, equilibrio e quell’eleganza tattica che solo pochi sanno imprimere sul campo.
Ancelotti ha avuto una carriera da calciatore di alto livello, ma è come allenatore che ha scolpito il suo nome nella storia del calcio. Dal primo incarico al Parma fino ai grandi palcoscenici europei, il suo percorso è un mosaico di successi internazionali e di profonda umanità . Ma come è già stato detto, Ancelotti ha bisogno di fondamenta solide per limare i dettagli che portano al successo. Forse è il motivo dietro le parentesi non brillanti con Napoli e Bayern Monaco.
Ricordiamo il Milan degli anni 2000, che sotto la sua guida vinse due Champions League (2003 e 2007), mostrando un calcio raffinato ma pragmatico, in cui il gioco di squadra era un’arte e il singolo un tassello indispensabile. Ancelotti seppe gestire campioni dal carattere forte, da Pirlo a Maldini, da Kakà a Shevchenko, con una leadership silenziosa, fatta di rispetto e ascolto. Forse è sempre stato questo il grande talento di Carletto, che gli ha permesso di trionfare con squadre di colossi: saper gestire i grandi campioni senza far cozzare le loro personalità e il loro talento.
Non meno significativi i trionfi all’estero: al Chelsea si impose subito vincendo la Premier League e la FA Cup, a Madrid conquistò la tanto agognata Decima, scrivendo negli anni a venire pagine memorabili di calcio internazionale. Lo stile di Ancelotti, lontano dagli estremismi tattici, è sempre stato improntato alla valorizzazione del talento individuale nel contesto della squadra, un approccio che gli ha guadagnato la stima di giocatori e addetti ai lavori. Ma ci sono dei limiti invalicabili anche per uno come Ancelotti ed era ciò che stava emergendo negli ultimi tempi al Real Madrid. Troppo talento, troppo egoismo, troppi giocatori simili. VinÃcius, Rodrygo, Mbappé, lo stesso Bellingham con cui si è beccato spesso, le critiche per Valverde messo fuori ruolo… Carlo sa quand’è il momento di scendere dal palcoscenico e far calare il sipario.
Ora, con la scelta di approdare in Brasile, Ancelotti sembra voler riscoprire un calcio più passionale, caldo e imprevedibile, ma anche tecnicamente brillante. Sarà interessante vedere come il maestro del pragmatismo europeo saprà confrontarsi con il gioco libero e creativo del calcio sudamericano. Forse una sfida personale o semplicemente un’altra pagina di una carriera che non smette mai di sorprendere. Il Brasile, culla di campioni e di stili unici, accoglierà dunque un grande protagonista, che con la sua esperienza potrà lasciare un segno indelebile.
Federica Vitali
Foto di copertina: account social ufficiali Carlo Ancelotti