Parità salariale tra calciatori e calciatrici: interviene il presidente dell’Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi: “Ora puntiamo al professionismo”

Prima il professionismo, poi la parità salariale. E’ questa priorità dell’Associazione italiana calciatori (Aic) in merito al calcio femminile.

Al di là del dibattito aperto ormai da tempo, la questione nasce a seguito di un tweet della ministra Maria Elena Boschi in merito alla parità salariale tra calciatori e calciatrici; tema a sua volta “esploso” in Norvegia.

Facciamo doverosamente un passo indietro: la Federazione norvegese è la prima nazione ad aver equiparato la retribuzione di calciatori e calciatrici delle sue nazionali maggiori.

Lo scorso mese infatti, la Federazione e l’Associazione calciatori norvegese, hanno trovato un accordo: i calciatori hanno rinunciato a 550mila corone del loro stipendio a favore delle colleghe, da parte sua la Federazione ha raddoppiato l’investimento per far sì che il budget femminile arrivasse a quota 6 milioni.

Importante e clamorosa svolta che non poteva lasciare indifferente lo sport e la politica italiana al punto da avviare un dibattito in Parlamento sul tema della parità.

In questo contesto è intervenuto il presidente dell’Aic Damiano Tommasi che ha così espresso la sua opinione in merito: “Dobbiamo lavorare sull’applicabilità del progetto legato all’introduzione del professionismo femminile che in Italia non c’è. E’ positivo che si parli delle tutele, di dare opportunità, le stesse possibilità. Per arrivare al professionismo dobbiamo intraprendere un percorso. Nello specifico però, siamo l’unico sport che ha una previsione di maternità e nella firma degli accordi economici ci è stata espressa la previsione della maternità. E’ ovvio che vi sia parità di opportunità e la legge 91 dice che devono essere le federazioni a indicare i casi di professionismo. Nessuno finora ha segnalato la presenza di atlete professioniste”.

Francesca Di Giuseppe