Era il 2018 quando Nicolas Burdisso, che ha vestito la maglia di Inter, Roma, Genoa e Torino, conclusa l’avventura in granata e dopo esser rimasto per qualche mese svincolato, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo.

Ad annunciarlo lui stesso sul suo profilo Instagram scrivendo:

Ho fatto tutto quello che desideravo da bambino.”

Oggi a 19 anni dal mio esordio è il momento di chiudere la mia avventura come calciatore GRAZIE a tutti quelli che mi hanno accompagnato in questo percorso, a Dio e alla mia famiglia, ai compagni e le squadre, allenatori e sopratutto tifosi.
Il calcio è il mio strumento per essere felice e migliorare ogni giorno come persona e continuerà ad esserlo. Sono orgoglioso e soddisfatto, HO FATTO TUTTO QUELLO CHE SOGNAVO DA BAMBINO”

Per annunciarlo ha atteso il 10 ottobre, data importante per lui, 19 anni dal suo debutto in prima squadra, debutto arrivato con la maglia del Boja Juniors nel 1999 dopo essere cresciuto nelle giovanili.

Al  Boja resta fino al 2004 e con la squadra argentina vince due Campionati nel 2000 e nel 2003, tre Coppe Libertadores nel 2000, nel 2001 e nel 2003 e due Coppe Intercontinentali una nel 2000 e un’altra nel 2003.  In totale al Boja segna 6 reti in 164 presenze.

Nel 2004 viene acquistato dall’Inter di Massimo Moratti ma dopo qualche mese a Milano, il difensore ha bisogno di tornare in Argentina per curare la figlia alla ammalatasi di leucemia e dopo aver avuto il totale appoggio e comprensione da parte della società nerazzurra che ha rifiutato la proposta del difensore di rescindere il contratto riaccogliendolo a braccia aperte soltanto un anno dopo.

 

In nerazzurro disputa 139 partite mettendo a segno 8 reti e fornendo 3 assist.

Da difensore centrale, suo ruolo naturale, disputa 40 partite durante le quali segna 3 reti ma qualche volta viene utilizzato anche da esterno destro, da quella posizione va in gol altre 3 volte.

Negli anni in nerazzurro, dove vince quattro Scudetti, due Coppe Italia e quattro Supercoppe Italiane, indossa anche la maglia numero 3 ed è proprio lui ad averla indossata per l’ultima volta, ritirata il 4 settembre 2006 dopo la morte di Facchetti.

Nel 2009 l’Inter lo cede in prestito all’AS Roma che lo riscatta l’anno successivo e dove rimane per altri 4 anni collezionando 131 partite e segnato 6 gol.

“Per me la Roma è stato il punto più alto della mia carriera, a livello emozionale è stato fantastico anche per come si vive il calcio Roma.
Lo scudetto? Nel 2010 fummo vicini al sogno, la squadra era molto amalgamata, pronta per vincere.
Siamo stati in competizione con l’Inter che avrebbe vinto il triplete.
Ho passato un periodo bellissimo, sono stati 5 anni indimenticabili“. 

Burdisso-Genoa
Photo by Marco Luzzani/Getty Images

Nel 2014 viene ceduto al Genoa dove disputa 113 partite senza mai riuscire ad andare in gol e nel marzo 2017, due mesi prima l’annuncio di addio, festeggia la sua 100 presenza in maglia rossoblù.

A maggio saluta i genovesi e dopo essere rimasto svincolato per qualche mese passa tra le righe dei granata a fine agosto ma in maglia granata esordisce soltanto a novembre, nel match contro l’Inter a San Siro.

A Torino ci rimane soltanto una stagione, collezionando 25 presenze e così come a Genova senza mai riuscire a segnare. A fine stagione rimane svincolato e dopo qualche mese di riflessione, ha annunciato la decisione di dire addio al calcio giocato.

La Nazionale

Con l’albiceleste colleziona 46 presenze andando a segno 2 volte e fornendo 2 asssist; esordito a 21 anni 9 mesi con Bielsa sulla panchina, e in albiceleste disputa il Mondiale 2006 in Germania e il Mondiale di Sudafrica del 2010.

Nel 2011 disputa tutte le partite di Coppa America di luglio e nel novembre dello stesso anno, durante una partita contro la Colombia si infortuna gravemente contraendo una lesione capsulo-legamentosa al ginocchio sinistro che lo costringerà ad uno stop di 6 mesi e ad un definitivo addio alla nazionale.

Con l’Argentina Under-21, prima di passare in prima squadra, aveva conquistato un Mondiale per categoria, un Campionato sudamericano e la medaglia d’oro ai giochi Olimpici di Atene 2004.

 

 

Egle Patanè