Leonardo Bonucci, bel nome, riempie la bocca a pronunciarlo. Quella bocca che tu vuoi che ognuno ripulisca per bene quando si parla di te… un giovane viterbese dalle grandi ambizioni ma dal fragile carattere. Quel giovane che spesso si perdeva in errori ingenui, madornali, talvolta pesantissimi al punto da trovargli un aggettivo per definirli, le bonucciate. (… quante le ho patite, quante volte ti avrei rispedito al mittente…)

Poi è arrivato Antonio Conte. E’ stato duro ma paziente con te, intelligente al punto da affiancarti compagni rocciosi, granitici, con i quali crescere e sdoganare una difesa a tre che ha rasentato la perfezione: impenetrabile tanto da diventare un modello inimitabile. La BBC, una fortezza, in cui veramente era messo in campo il famoso motto “tutti per uno, uno per tutti”, dove il singolo si esalta in virtù dell’unione, del gruppo.

Messi alle spalle i tempi delle bonucciate quel giovane è rifiorito e ha trovato fiducia nei propri mezzi. Si è legato a quella maglia bianconera con sincera passione, conquistando i tifosi, dal primo all’ultimo; amato dalla curva che egli stesso ha deciso di “frequentare”. Il suo temperamento focoso, combattivo lo ha assunto a uomo simbolo di quel “Fino alla fine” che noi bianconeri tanto amiamo. Insomma, l’incarnazione di un potenziale leader.

Purtroppo, però, Leo Bonucci leader non lo è mai stato. Non io, bensì i fatti lo smentiscono. Perché se è vero che sa trascinare lo è altrettanto la sua incapacità di subordinarsi, di non strafare. La grandezza sta anche nel saper scegliere il momento, la situazione, l’attimo, per intervenire e palesare il proprio disappunto. La grandezza sta nel saper ascoltare e sottostare come tutti (o meglio, come tutti alla Juventus).

La tua passione per la Signora non è bastata perché quella per il tuo ego è molto, tanto più smisurata.
Addio Leonardo Bonucci, difensore affermato e leader mancato. Addio senza lacrime perchè non sono quelli come te che mancheranno come manca Gaetano Scirea (per il quale insieme a molti altri ho versato lacrime), un leader straordinario che non si sciacquava la bocca perché, il più delle volte, costruiva nel silenzio.

Daniela Russo