Joseph Blatter è arrivato a Zurigo presso la sede della Federcalcio internazionale, per essere sentito dai giudici del Comitato Etico. Accompagnato dal suo avvocato Lorenz Erni, deve rispondere di quei due milioni di franchi svizzeri versati sul conto del presidente Uefa Michel Platini, nel 2011 ma per una consulenza svolta per la Fifa fra il ‘99 e il 2002.

In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, nei giorni scorsi Blatter ha dichiarato di non essere il diavolo e che l’inferno non esiste, e si è levato qualche sassolino dalle scarpe. A quasi 80 anni di cui 40 trascorsi alla Fifa, di cui è stato Presidente per 17 anni, Blatter si dice scioccato per la sua sospensione e dichiara di non aver avuto neppure lì opportunità di difendersi.

“Non sono il diavolo. Credo in Dio e, se Dio esiste, non può esserci l’inferno. Quindi neanche il diavolo. Platini onesto, ma ha un virus contro di me. A vita! Squalificati a vita! Anche Platini. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso tutti i soldi Fifa e siamo scappati? Abbiamo ucciso qualcuno?”, ha detto Sepp sottolineando di essere ancora il Presidente della Fifa di cui porta lo stemma sulla giacca. “Sono scioccato. Mi hanno sospeso 90 giorni senza neanche ascoltarmi. Allora vado con il mio bravo avvocato per difendermi: voglio essere sentito dai giudici. In Svizzera non possono condannarti a vita senza che ti difenda, è contro il diritto dell’uomo. E ho scritto a tutte le federazioni perché sappiano anche loro. Nella mia vita non ho mai accettato denaro non guadagnato, e che ho sempre pagato i miei debiti. Vi assicuro che i 2 milioni di franchi a Platini sono legittimi. E che sto subendo qualcosa che sembra l’Inquisizione”.

Ha detto di aver scoperto dai giornali cose importanti che lo riguardano, ad esempio che sarà radiato oppure dovrà pagare 600mila franchi di multa. “È contro i principi della confidenzialità e la Disciplinare Fifa dovrebbe intervenire: le abbiamo mandato una lettera e non ci hanno nemmeno risposto di averla ricevuta. Un trattamento mai visto. Sento che molti presidenti federali sono ancora con me: europei, africani, sudamericani, caraibici, anche se sono stato condannato in anticipo. E un deputato svizzero ha chiesto in Parlamento se vogliamo per caso vendere la Fifa all’America”.

Blatter ha detto che se gli Usa dovessero intervenire sul comitato lui dovrebbe essere avvertito. “Sono cittadino svizzero. Anche se nessuno è profeta in patria. Sono il pallone tra la giustizia svizzera e quella americana, come nella vignetta del New York Times. Non so se sono il legame geopolitico tra i due grandi. Ma è il calcio che vince la guerra, perché i Mondiali si faranno in Russia e Qatar. L’America si interessa poco del Qatar e accusa la giustizia svizzera di non interessarsi del tema. Non è la polizia mondiale, anche se pensa di esserlo. E gli Usa non hanno forse una base militare in Qatar? Le ingerenze politiche ci sono sempre state. Ricordate Obama che bacia la moglie a Copenaghen per i Giochi? Ma, se tutto fosse andato come doveva, i Mondiali sarebbero andati a Russia e Usa. Poi al voto tutto è crollato, ci sono stati interventi politici… Certo, mi chiedo perché tutti gli arresti in un hotel a cinque stelle di Zurigo…”.

E alla domanda su Platini e quei 2 milioni di franchi sotto accusa: “A fine ’98 Michel mi ha detto: ‘Vorrei lavorare con te’. E io: ‘Benvenuto’. Lui ha aggiunto: ‘Guarda che sono un po’ caro, un milione all’anno’. Gli ho detto: ‘Vediamo cosa posso fare’. Un validissimo contratto orale. Non c’era il progetto Goal per aiutare i paesi più poveri, non c’era il calendario internazionale, lui ha lavorato bene. Poi a sorpresa è stato eletto alla Fifa e all’Uefa, a sorpresa perché l’Europa non l’amava: era l’unico con me. E io non mi sono più occupato del pagamento, per una cosa o per l’altra, ma ho dato l’ordine di pagare. La richiesta è passata per la commissione finanze e il Congresso. Franco Carraro era revisore. La prima parte del pagamento è nel bilancio, la seconda no, ma io non sono un contabile Fifa. E che fosse o meno nel bilancio era un debito da pagare”.

Sugli accordi tra lui e Platini riguardo le votazioni del 2011, secondo il quale lui avrebbe Blatter che avrebbe contraccambiato il favore nel 2015, nega tutto: “Non è vero! Mai fatto questo accordo. Ero l’unico candidato e Platini neanche mi ha fatto i complimenti. Non so se questo succede per impedire a Platini di essere il presidente, per mettermi la pietra al collo o per entrambe. Ora le nostre sorti sono legate”.

È stata una banca internazionale ad informare la Polizia di un pagamento, ma secondo Blatter è una cosa normale, non esiste nessuna gola profonda. “Non ho nessuna accusa formale. Il comitato etico dovrebbe intervenire se il presidente non ha fatto il suo mestiere, ma è il Congresso che lo elegge o lo revoca. Spero non sia manovrato, ma non credo”.

Sui cinque candidati alla successione: “Sulle loro qualità non mi pronuncio, ma a maggio ho stravinto contro uno di loro, il principe giordano Ali. E Platini si è complimentato. Non mi posso schierare con nessuno: lo condannerei…”.

Gianni Infantino non è bravo come lui che ha portato Sophia Loren, Ornella Muti e Pavarotti al sorteggio di Italia 90, però con lui c’è un buon rapporto, i loro paesi distano otto chilometri, e quando si incontrano si abbracciano. Nega di voler far eleggere un “suo” uomo e dice di non essersi dimesso. “Ho rimesso il mandato, è diverso. Per salvare la Fifa, perché c’era il caos. Dicevano che la Fifa era la mafia, ora vedono che è vittima. Sono ancora presidente e dovevano farmi finire il mandato. C’è un virus anti-Blatter da debellare. Comincia nell’Uefa e si estende agli inglesi. Il premier britannico era andato all’Ue per dire che non potevo essere presidente Fifa. Una speculazione politica. Platini avrebbe dovuto essere il mio successore naturale, ma non è andata così. Anche lui è stato attaccato dallo stesso virus. Nel ’98 l’Uefa era già preoccupata che volessi il Mondiale ogni due anni. Negli ultimi tempi si sono riuniti a Cipro per attaccarmi”.

Su Platini dice che è un uomo onesto m un po’ primadonna. “Ma non tutta l’Europa oggi lo appoggia, tanti sono con me e contro di lui. Lo spagnolo Villar mi è stato vicino”. Non teme la fuga degli sponsor e per lui la Fifa è alla deriva perché non riesce ad andare avanti, non ha più una direzione né una gestione amministrativa, oggi come oggi è alla deriva.

Preferisce non parlare di Domenico Scala e dice di non aver mai fatto nulla di cui rimproverarsi dal punto di vista etico, giuridico o penale. “Sono quasi riusciti a eliminarmi. Il 1° novembre sono stato ricoverato d’urgenza: se non fossi stato a Zurigo, adesso scrivereste l’epitaffio, non l’intervista. E gli effetti collaterali? Due impiegati Fifa hanno avuto seri problemi nervosi: c’è chi soffre per questa situazione. Anche la mia famiglia: ho una nipotina che subisce mobbing a scuola. Forse mi sono fidato troppo di alcune persone. Ero segretario e sono diventato presidente: quindi chi era il mio superiore è stato superato, ed è ancora lì. Magari non l’ha presa bene. E poi non ho ascoltato la famiglia che, dopo il Brasile, mi ha detto: ‘Fermati’ “.

Non ha più parlato con Platini dal 24 settembre, all’Esecutivo Fifa sono usciti come due amici ma la gente li ha separati. Ora Blatter si dedicherà alla famiglia, senza dimenticare quello che è stato per lui il calcio per 40 anni. “I grandi incontrati, come Mandela. Il viaggio in Myanmar, quando nessuno andava. La gente mi vuole ancora bene per strada, la vita oggi va veloce e quelli che muoiono escono spesso dalla Storia. Ma io sarò ricordato per l’idea di un calcio universale, non europeo o sudamericano, che ho ereditato da Havelange. Per lo sviluppo nei Paesi poveri. Per aver reso la Fifa ricca con i diritti tv, permettendo di vedere tutte le partite. Per aver portato il Mondiale in Africa. In ospedale ho visto la morte e ho riflettuto sulla vita. Stupido perdere tempo per cose superficiali”.

Vuole essere al Gala del Pallone d’oro, crede nella giustizia, ma non sa chi vince tra Messi e Ronaldo. Ora ha molto tempo a disposizione, legge giornali e libri di politica. “Mi informo sulla situazione mondiale. Sono preoccupato, il calcio non era mai stato attaccato dal terrorismo. E scriverò una piccola biografia”. Forse non tanto piccola.

Mirella Fanunza