Ci piace immaginarlo così, con quel riccioli castani e quel sorriso smagliante mentre soffia le sue candeline su una nuvola bianca, lì dove si ferma il tempo e lo spazio. Lassù, dove non esiste più il dolore per una giovane vita stroncata, dove non esistono ingiustizie né rancori. Dove tutto si ferma e tutto si resetta.

Ci piace immaginarlo mentre soffia  quelle candeline Francesco Mancini, mentre accanto a lui ad applaudire ci sono tutti i suoi angeli del pallone. Amici e colleghi che hanno condiviso sulla terra quell’amara sorte.

Ci piace immaginare il nostro Franco mentre dà una pacca sulla soffice ala di Piermario Morosini, a cui ha voluto aprire le porte del Paradiso.

Già, perché ad attendere Piermario quel drammatico 16 Aprile c’era già lui, Francesco Mancini, che soltanto due settimane prima era volato via, verso quella nuvola rosa, e forse già sapeva che non sarebbe rimasto solo a lungo.

Ci piace immaginarlo mentre porge un calice per il brindisi a Davide Astori, a cui rivolge il sorriso più dolce e più amaro. Due papà che vedranno crescere i loro figli da lontano, ma forse ancora più vicini di prima.

Ci piace immaginarlo mentre dà una fetta di torta ad Andrea Fortunato, a Vittorio Mero, a Stefano Borgonovo, a cui il destino – beffardo – non ha regalato nulla.

E poi con Gaetano Scirea, a confabulare di Juventus e Napoli, spiando da lassù tutte le polemiche madri e figlie solo della vita terrestre.

Ci piace immaginare Francesco Mancini con tutti i suoi angeli, lassù dove non esistono cartellini gialli né rossi, dove il Var è solo il replay di una vita spenta troppo presto. 

Dove non hanno paura di tirare quel calcio di rigore.

Buon compleanno Franco, ovunque tu sia!

Giusy Genovese