Era nell’aria che il tempo di Miralem Pjanic alla Juventus volgesse al termine.

Dopo 4 anni – di cui gli ultimi due ampiamente deludenti – il bosniaco ha compreso che il suo ciclo in bianconero si era esaurito.

Al resto ci ha pensato questo strano anno del Covid 19, che costringe la maggior parte delle società a un mercato oculato, impostato più su scambi “alla pari” che su acquisti faraonici.

Scambio Arthur Pjanic
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Solo che Pjanic per Arthur non è esattamente uno scambio alla pari. A cominciare dalla notevole differenza di età tra i due centrocampisti, classe 1990 il primo, classe 1996 il secondo.

La Juventus verserà al Barcellona 72 milioni (più 10 legati ai bonus), mentre i catalani pagheranno per Pjanic 60 milioni (più 5). Un’operazione che consegna alla Juve una copiosa plusvalenza – più di 41 milioni – , nonché un risparmio di circa 2,5 milioni per quanto concerne gli stipendi dei due giocatori.

Non è uno scambio alla pari nemmeno per quanto concerne il campo. Qui di cose da dire ce ne sarebbero tante, a cominciare dalla perplessità ( per usare un eufemismo) che la cessione del brasiliano ha suscitato tra i tifosi blaugrana.

 Di Pjanic alla Juventus e del suo altalenante rendimento, tanto è già stato detto e scritto. Dopo quattro stagioni, dopo i numerosi – ma fallimentari –  tentativi di Sarri di rigenerare il bosniaco, tutti avevano compreso la necessità che Mire cambiasse aria. L’impressione è che, malgrado gli sforzi e i tentativi a volte riusciti, Pjanic non abbia mai fatto suo il ruolo a centrocampo preteso da Allegri, finendo per esserne persino danneggiato. 

Resterà sempre un pizzico di rimpianto per non averlo visto gravitare nelle zone più avanzate del campo, là dove – con ogni probabilità – avrebbe potuto rendere al meglio.

Starà all’ambiente catalano, ora, il compito di rinvigorirlo e rilanciarlo dopo l’ultima annata, particolarmente sottotono.

Arthur Melo tuttavia non è “il sostituto di Pjanic” (che a sua volta doveva essere il nuovo Pirlo).

Il centrocampista ex Barcellona si inserisce – piccolo e brevilineo, anche se più robusto di Pjanic – in un centrocampo di colossi (Rabiot, Bentancur, Khedira sono tutti alti e imponenti).

Il brasiliano, tuttavia, possiede doti preziose che abbiamo visto difettare in Miralem. Parliamo nello specifico di palleggio, di rapidità, di velocità e precisione di smistamento nella breve distanza.

Non si perde d’animo negli spazi stretti, anzi, tutt’altro, si districano maestria.

Sa prendersi i tempi giusti per attendere i compagni e verticalizzare con ottima precisione.

Mi piace avere la palla tra i piedi, amo i passaggi corti ed il gioco rapido.

Per questa sua attitudine a toccare ripetutamente il pallone potrebbe forse soddisfare la richiesta dei “150 palloni” di Maurizio Sarri. E  per questo complesso di attitudini è stato più volte – con la dovuta cautela – accostato a Xavi. 

Malgrado tutto questo, i problemi del centrocampo della Juventus non si risolvono con questo scambio, o per lo meno non quelli più “gravi”.

Arthur difatti – alla stregua di Bentancur e di Rabiot, ad esempio – non è un centrocampista che predilige gli inserimenti. Non è una mezzala aggressiva come Ramsey che ama salire in area quando la stessa è vuota. La palla lui preferisce smistarla.

Allo stesso modo, non è un giocatore in grado di compensare l’assenza di copertura di CR7, pertanto sarebbe da escludere – almeno oggi, sulla carta – un suo utilizzo sulla catena di sinistra.

In definitiva, il lavoro per risolvere i problemi del reparto di mezzo della Juventus è appena cominciato. Intanto la Vecchia Signora riesce a svecchiare il reparto e a portare a casa una plusvalenza salvifica.

Come inizio non sembrerebbe male.