
“Abbiamo fatto tutti insieme qualcosa di magico. Se vi ricordate a Dimaro e alla presentazione vi avevo detto: è la prima volta che arrivo in un posto e ricevo senza aver dato. Voi mi avete accolto in maniera incondizionata, mi avete dato tutto e io ho cercato di ripagarvi nel miglior modo possibile lavorando sodo e cercando insieme ai ragazzi di entusiasmarvi e di tornare a vincere. Come dico sempre ai ragazzi, chi vince scrive la storia e gli altri la vanno a leggere. Forza Napoli!”
Al triplice fischio dell’arbitro, il Napoli è Campione d’Italia per la 4 volta nella sua storia. E questo nuovo capolavoro non può non avere la firma di lui: Antonio Conte.
Sono infatti sue le parole rilasciate al termine della partita.
Chi vince scrive la storia e gli altri la vanno a leggere.
E da oggi, Conte è entrato di diritto nella storia del club partenopeo. Dalla porta principale, proprio come gli antichi imperatori.
Lui, proprio come un moderno Giulio Cesare ha fatto sua la celebre frase: Veni, vidi, vici. (venni, vidi, vinsi.)
Di nuovo è arrivato, ha visto e dopo una rapida valutazione del caso ha vinto. Napoli, Juventus e Inter. Se volendo, allarghiamo il discorso fuori dall’Italia e ci possiamo infilare anche il Chelsea.
Oltretutto, è riuscito a riportare lo scudetto a Napoli (ultimo vinto nel 2023) al primissimo tentativo. Per Conte cinque scudetti vinti in sei campionati di Serie A disputati come allenatore.
Il nome scritto già nella storia dei grandi: primo allenatore ad aver vinto lo Scudetto con tre squadre diverse. A precedere il trionfo tricolore azzurro, i tre scudetti arrivati alla guida della Juventus: 2012-2013-2014.
In occasione del primo Scudetto, l’attuale tecnico del Napoli chiuse con zero sconfitte in 38 giornate, mentre il terzo titolo bianconero fu quello del record di punti: 102.
Poi, dopo aver guidato l’Italia e il Chelsea, è tornato in Italia nel 2019 per guidare i neroazzurri (2021), riportando il titolo dopo un digiuno di 11 anni.
C’è, però, un solido comun denominatore.
Sono tutte squadre che vengono da annate tribolate. Lui ha la capacità di riprenderle, di ribaltarle al suono. Le inietta di mentalità vincente, grinta, fame e spirito di sacrificio a profusione.
La sua mentalità. Quella che l’ha reso uno dei migliori allenatori di calcio italiani.
Ha ereditato queste squadre da situazioni di grande difficoltà, un dato che la dice lunga sul suo impatto sul lavoro.
L’Inter prima del suo arrivo aveva terminato il campionato al quarto posto. Ma nessuna squadra aveva mai vinto il campionato arrivando da un decimo posto nel campionato precedente, come nel caso del Napoli.
Eppure, lui ci è riuscito. Ci è riuscito. Una visione che sembrava un brutto scherzo se l’avessero chiesto a qualche tifoso del Napoli lo scorso anno.
E sapete a chi apparteneva il record precedente? La Juventus che dal settimo posto arriva a vincere l’anno successivo? Avete indovinato. Proprio a lui, ad Antonio Conte.
Sembra una frase fatta, ma lui è davvero nato per vincere. Tutto. Vive per la vittoria (non a caso ha chiamato sua figlia VITTORIA).
E questa vittoria azzurra fino al midollo è il suo più grande capolavoro nella sua carriera.
Ha preso in mano una macchina rotta, smantellata, senza alcun punto di velocità, né tantomeno una buona strategia. Ma non si è perso d’animo.
L’ha aggiustata sapientemente. L’ha riportata in strada senza lunghi tempi d’attesa. Riportandola in auge, dopo l’ebbrezza spallettiana e una stagione di sofferenza.
Il capolavoro definitivo. Il trionfo che lo ricolloca nella ristretta élite calcistica. L’azzurro che torna a risplendere nel cielo. Non solo in quello di Napoli.
Non solo fondamentale come allenatore ma anche e, soprattutto, come un moderno manager quando c’è stato il presunto addio di capitan Di Lorenzo. Conte si è messo in moto sin da subito anche da questo punto di vista, si è lasciato trasportare da quell’istinto manageriale.
Il suo Napoli è stato davvero il Napoli di Conte. Organizzato, aggressivo, dedicato come individualità e come squadra. Capace di affrontare a viso aperto le avversità.
Antonio Conte e il Napoli plasmato a sua immagine e somiglianza
Il resto, ovvio, lo ha fatto il mercato. Che sì, questa volta a differenza di un anno fa è stato generoso e produttivo. De Laurentiis ha accontentato Conte in tutto e per tutto: gli ha regalato McTominay, il pupillo Lukaku e la certezza di Buongiorno.
Non va dimenticato neppure questo nell’analisi generale del trionfo. Così come il vantaggio di giocare una volta sola alla settimana, tolta la Champions League e una Coppa Italia abbandonata troppo presto.
Conte non ha mai parlato della possibilità, preferendo un sonoro partita dopo partita:
“Stiamo facendo qualcosa di impensabile.”
Del resto, stiamo sempre parlando di un uomo di calcio, esperto, navigato, furbo. E sa bene come funzionano le cose.
Oltre a togliere pressione alla squadra ha provato in tutti i modi a toglierne anche a sé stesso. Nonostante, le certe insinuazioni post-mercato invernale e una rosa influenzata dagli infortuni, alla fine è risaltata la bravura di Conte.
Andare avanti, non mollare mai. E soprattutto dar fiducia a chi la fiducia l’aveva ormai persa. Come Giacomo Raspadori. Da panchinaro ad essenziale protagonista nella volata finale.
Giacomo Raspadori: da jolly del Napoli a uomo decisivo nella corsa scudetto
Nonostante la cessione dolorosissima di Kvaratskhelia, nonostante i problemi fisici che ne hanno decimato la rosa, Conte e il Napoli sono andati avanti.
Quel “non molliamo” dopo Lecce: una vera dichiarazione d’intenti. La squadra è rimasta compatta, gli è andata dietro. Si è unita, metaforicamente, a lui per costruire le fondamenta di un trionfo.
Antonio Conte ha ribaltato gli umori della piazza e rigenerato il Napoli nella testa, colmando i limiti degli azzurri col suo DNA da vincente: umiltà ma sguardo rivolto verso l’alto.
“Amma faticà”, disse ad inizio stagione. Risultato? Lo scudetto.
Del Piero una volta disse di lui: “È molto impegnativo lavorare con Antonio, non tralascia niente. Ma è un suo pregio.”
Un altro allenatore non avrebbe fatto lo stesso. Un altro non avrebbe avuto il coraggio di prendere una squadra smarrita e ribaltarla con la sola forza della volontà e della mentalità vincente. Non avrebbe trasformato dubbi in certezze, ostacoli in opportunità, difficoltà in motivazioni.
Antonio Conte non ha solo portato il Napoli al trionfo. Lo ha ricostruito. Lo ha rigenerato. Ha preso una squadra fragile e l’ha resa feroce, organizzata, determinata. Ha instillato nei suoi uomini la sua mentalità instancabile, quel fuoco che brucia in chi vive per vincere.
Napoli ha scritto la storia. E lo ha fatto con il suo allenatore che, ancora una volta, ha mostrato al mondo che vincere non è una possibilità. È una certezza.
“Chi vince scrive la storia, e gli altri la leggono.”
Rosaria Picale