“All or Nothing- Juventus” debutta in Italia.

Nato da  un  format  nel 2016, a seguito di una  docuserie della squadra di Football americano degli Arizona Cardinals.

Sono stati girati capitoli su la NLF, uno dedicato alla nazionale neozelandese  di Rugby, sull’hockey su ghiaccio e poi altre sul calcio: la Nazionale Brasiliana,  Bayern di Monaco,  Manchester City e Tottenham Hotspurs.

Il Format è strutturato in 8 puntate di 40 minuti e sono state pubblicate da Amazon Prime contemporaneamente.

In ogni docu-film  le telecamere riprendono  le vicende della squadra durante la vita di lavoro: allenamento,  partita, spogliatoi e vita privata.

La serie è concentrata sul racconto della stagione 2020-21,  in  cui Andrea Pirlo diventa inaspettatamente  allenatore della Juventus.

L’obiettivo del docufilm è la narrazione  trasparente di quanto accaduto (di  bene e di  male) durante la gestione del tecnico bresciano.

Sebbene lo stile narrativo e la qualità delle riprese siano  ineccepibili, la storia  si concentra troppo  sulle testimonianze di  alcuni giocatori, in particolare Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci, Gigi Buffon e  Andrea Pirlo.

Una sorta di memorabilia dei senatori i quali  parlano principalmente di sé stessi e del significato di appartenenza ad  un team dalla mentalità vincente come la Juventus.

Una  Last dance la cui  prossimità  di fine carriera  crea un senso  di vuoto e  di   tristezza.

Gli altri calciatori e il personale della Juventus in assistenza alla squadra, diventano  attori  secondari  di  contorno  protagonisti.

Le telecamere hanno  fornito  un ritratto intimista delle persone in oggetto, le quali   esprimono i loro sentimenti  attraverso il lavoro e  caricando di   positività  l’intera squadra.

I “senatori” della Juventus parlano  di sé stessi, del passato, di errori e di cose belle.

La loro missione  è di tramandare  la mentalità Juventus  ai giocatori giovani.

Dalle loro parole traspare una velo  di malinconia al solo pensiero di dover abbandonare l’ambiente juventino per  raggiunti limiti di età.

Nella globalità All or Nothing – Juventus  è un prodotto  ben confezionato e godibile, adatto alla TV sebbene  lontano dalla realtà e che non racconta nulla di nuovo.

Si evidenziano come alcuni episodi di quell’anno siano edulcorati e studiati per non far trasparire ciò che avviene spesso negli spogliatoi nei momenti difficili.

Non assistiamo a liti violente, offese o cattiverie, il tutto sembra poco credibile.

Nonostante il finale triste della storia di Pirlo, allenatore alla prima esperienza, la docuserie in realtà lancia  un messaggio di ottimismo e speranza.

Si  chiude con l’immagine di Andrea Pirlo che lascia l’Allianz Stadium, infelice per il licenziamento ma soddisfatto  per aver raggiunto la qualificazione in Champions, quasi un testamento spirituale dedicato ai tifosi.

Come serie narrante di una storia vera forse si poteva fare meglio.

Raccontare l’anno in cui il successo della Juventus (duraturo da 9 anni) si interrompe, secondo la produzione è una scelta positiva.

Sicuramente  All of Nothing – Juventus come tutto ciò che accade nell’ambiente calcio farà  discutere.

La  Società ne esce con un’immagine di impresa precisa e buona “macchina organizzativa”.

Un gruppo che coordina  un’azienda con più di cento dipendenti i quali  si occupano a 360 gradi di  ogni minimo dettaglio circa  la gestione di ogni giocatore e della sua assistenza.

Cinzia Fresia