E’ solo di due giorni fa la notizia che Fabio Grosso guiderà l’Hellas Verona per il prossimo campionato 2018/19. Un onore per gli scaligeri, ancora di più in questo periodo di Mondiali, che avranno come guida tecnica sulla loro panchina uno degli eroi di Germania 2006. La novella, in questo momento storico, non può che aprire – con tanta nostalgia – il nostro cassetto dei ricordi riportandoci a 12 anni fa…

…I riccioli neri al vento. Lo stupore stampato sul volto che si trasforma in un impeto di gioia fragorosa, come non può che essere, condivisa con gli altri Azzurri, braccia e pugni alzati al cielo.

Nella memoria collettiva di quella semifinale dei Mondiali 2006 contro la Germania resta fissata la sua incredulità. L’incredulità di molti, a dire il vero. Perché lui è il goleador che non ti aspetti. 

Eppure stende i tedeschi e sconfiggerà ai rigori anche i francesi, calciando il tiro decisivo dagli 11 metri: au revoir les amis, la Coppa del Mondo è nostra.

Fabio Grosso è diventato l’uomo simbolo e l’eroe sportivo dell’Italia in quella partita di Dortmund del 4 luglio 2006, in casa dei tedeschi, dove non avevano mai perso. 

Ad un minuto dalla fine, con lo spettro dei rigori a decidere l’esito della partita, la sua rete in girata consegna alla Nazionale italiana le valigie per andare a Berlino, per andare alla finale, con in sottofondo l’italico “popopopopopo” che in quella calda estate l’intera penisola cantava.

Grosso non era certo, almeno sulla carta, il predestinato a fare faville, il blasonato campione in campo: nel suo curriculum da calciatore il Chieti, il Teramo, il Perugia e due stagioni al Palermo.

Ma  in campo la storia insegna che gli imprevisti e gli imprevedibili ci sono sempre e che di conseguenza non si deve sottovalutare neppure chi come lui era stato definito un “terzino normale”, il meno allettante a rientrare nella categoria dei sorprendenti.

La partita con la Germania era la più attesa – ha commentato anni dopo Grosso in un’intervista a La Repubblica  non ero neppure arrivato ad immaginare di poterla sognare da protagonista nella mia carriera.  Eravamo sereni e la serenità è stata la nostra qualità maggiore, vincente.

Nella finale contro la Francia ho chiesto a Lippi se era sicuro della scelta di me per tirare l’ultimo rigore, con incoscienza devo dire che non ero timoroso in quel momento, ero in uno stato di incoscienza positiva. Sono emozioni che vanno provate, gioie sportive enormi, raccontarle non rende mai cosa è stato realmente”.

Rende forse meglio vederle, come quella sua corsa infinita dopo la rete della vittoria dei Mondiali.

La stessa con la quale proverà a riportare in serie maggiore i gialloblu.

Silvia Sanmory

 

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