Il calcio moderno per quanto affascinante possa essere, in quanto appunto calcio, si sa, ha perso molto appeal puramente passionale in nome di un business troppe volte fuori controllo.

Ma sono stati, sono e saranno sempre gli uomini a fare la storia del calcio e uno di questi è stato sicuramente Gianni Di Marzio, scomparso all’età di 82 anni.

Napoletano verace, classe 1940, prima calciatore e poi allenatore, Di Marzio è rimasto nell’immaginario collettivo senza dubbio più come Mister.

Con lui se ne va uno che di “pallone” ne capiva parecchio, uno che aveva fatto la gavetta dalla C come secondo nell’Internapoli, uno che ha portato in A il Catanzaro, uno senza raccomandazioni che era diventato allenatore di “pallone”.

Resta famosa la scoperta di un ragazzino argentino tale Diego Armando Maradona, ma all’epoca le frontiere erano ancora chiuse e non fu possibile portarlo in anticipo a Napoli.

E resta famoso il suo mancato ingaggio alla Juve di Boniperti, perché in un momento di euforia confessò ad un suo amico giornalista di essere stato contattato dalla squadra bianconera.
La notizia uscì fuori e saltò tutto.

Sulla panchina del Napoli nel biennio 1977-1979 conquistò un quinto posto che valse la qualificazione Uefa ed una finale di coppa Italia persa a Roma contro l’Inter.

Quel Napoli praticava un bel calcio ma nel ’79 le cose non andarono bene e fu sostituito da Luis Vinicio.

Poi Catania, Palermo ed altre esperienze.

Poi l’esperienza da dirigente e negli ultimi anni come commentatore e opinionista in Tv nazionali e locali.

Una vita nel pallone, con competenza, passione, serietà e disponibilità.

Un altro pezzo di quel calcio che fu che se ne va, restando da oggi in poi cristallizzato nei ricordi di chi quel calcio lo ha vissuto e, ci scommettiamo, un po’ lo rimpiange.

Forse Di Marzio non ha raccolto quello che realmente meritava ma resta un “pallonaro” come pochi.

Addio Mister, buon viaggio e già che ci sei, salutaci Diego.

Simona Cannaò