Pavel Nedved e Paolo Maldini e i destini incrociati: accomunati dal 2003, si ritrovarono ancora una volta legati l’un l’altro anche nel giorno d’addio al calcio giocato

Maggio mese di Coppe e di gioie ma anche di lacrime e di addii. Sono tanti gli addii che rattristano le “Vecchie” generazioni, quelle abituate al calcio fatto di Capitani, di bandiere e di calciatori diventati idoli. Idoli, appunto; uomini dalle sembianze divine da idolatrare ed emulare non soltanto per le prodezze calcistiche. Il calcio dei semi-dei, quello in cui alzare una Coppa significava entrare nell’Olimpo e diventare mito e leggenda insieme, un legame indissolubile in cui, l’eroe diventa inscindibile dalla maglia indossata, tutto il resto sarebbe stato prima ricordo, poi storia.

Addii per l’appunto e il 31 maggio nella fattispecie è una data particolare in tal senso: ricorre l’anniversario di due grandi addii al calcio italiano, due leggende e due miti.

Il 31 maggio 2009 Pavel Nedved e Paolo Maldini dicevano addio al calcio giocato. Entrambi vestitosi di oro nell’anno 2003, uno vincitore del Pallone d’Oro, l’altro della Champions League vinta proprio contro la Juve nella finale di Manchester durante la quale Pavel Nedved fu il grande assente.

Il ceco nel ritorno di semifinale contro i blancos, vinta 3-1 dai “blancos (y negros)”, già diffidato fu ammonito e fu costretto, tra le lacrime a bordo campo, a saltare la finale.

Paolo Maldini

Venticinque anni di calcio monocolore, sì perché per Paolo Maldini il rosso e il nero erano un solo, unico colore, inscindibile e inseparabile come lui e la sua maglia, l’unica che indossò durante tutta la sua carriera, oltre quella della Nazionale.

Ventisei trofei vinti: 7 scudetti, 1 Coppa Italia, 5 Champions League, 5 Supercoppe europeee e 5 Supercoppe italiane, 2 Intercontinentali e una Coppa del Mondo per Club.

Pavel Nedved

Uno dei migliori centrocampisti della sua epoca, e tra i migliori giocatori cechi della storia, approdò in Italia nel 1996 con la maglia della Lazio, maglia indossata fino al 2001 quando passò alla Juventus dove militò per otto anni e dove concluse la sua carriera.

Vinse il Pallone d’Oro nel 2003 malgrado non fu tra i protagonisti della notte di Manchester, e fu inserito nella squadra dell’anno UEFA nel 2004.

Decise di ritirarsi dal calcio giocato ritenendosi ormai troppo “Old”, ma non rinunciò alla sua Juve con la quale è storia di un grande amore. Oggi infatti è dirigente sportivo, nonché vicepresidente della Vecchia Signora.