Abel Balbo fu tra i giocatori che segnarono più goal negli anni ’90, alla Roma lo chiamavano “El Killer” e da bambino praticava kung fu.

A cavallo tra la vecchia generazione di campioni e il calcio moderno ci sono i mitici anni ’90, dove a divertire non erano solo i grandi fuoriclasse.

L’Italia ricorda sempre con affetto Abel Balbo, la prima punta argentina che gonfiava la rete con le casacche di Udinese e Roma.

Abel Balbo si forma nella sua terra natale, al Newell’s Old Boys, dove a farlo crescere calcisticamente è il maestro Grifa. Secondo lui, Balbo aveva piedi così educati da poterlo definire un ballerino.

E pensare che da ragazzino aveva vinto dei premi praticando kung fu!

Quando passa al River Plate l’Italia in particolare Bagnoli al Verona si è già accorta di lui.

Abel Balbo
Foto: Twitter

Proprio in quel periodo, l’israeliano Rosenthal si rivela un acquisto deludente, così l’Udinese ingaggia Balbo per la stagione 1989-1990.

La coppia offensiva formata da lui e Branca è micidiale; Balbo segna tantissimi goal e diventa il mago del contropiede.

Solo con la maglia dell’Udinese le reti sono 65 in quasi quattro anni.

Attira le brame della Roma di Carlo Mazzone, che in quegli anni scopriva il magico talento di Francesco Totti. Affiancato a lui e al più esperto Fonseca, Abel Balbo diventa ufficialmente una delle stelle della Serie A.

Non bisogna sorprendersi se cominciarono a soprannominarlo “El Killer” –anche se aveva il viso del bravo ragazzo, con i lunghi capelli corvini che piacevano alle donne!-

I trofei arrivano dopo cinque anni in giallorosso, quando Balbo si trasferisce al Parma e comincia a conoscere il palcoscenico europeo.

È formativa a tal proposito anche l’esperienza successiva con la Fiorentina.

L’avventura italiana si conclude però nuovamente alla Roma, che per diventare campione d’Italia nel 2001 vuole un professionista come Abel Balbo in rosa.

La capitale non ha mai smesso di volergli bene… soprattutto dopo aver segnato nel 3-0 contro la Lazio!

Abel Balbo
Foto: Twitter

Il finale di carriera è prestigioso, al Boca Juniors, ma poco emozionante. Sarebbe stato difficile replicare i grandi successi ottenuti in Serie A.

Dopo il ritiro tenta prima la carriera di allenatore in piccoli club italiani e poi di dirigente e procuratore, ma non si rivela una scelta fortunata.

Nel 2015 si trasferisce negli Stati Uniti, fondando e gestendo una scuola calcio che porta il suo nome.

 

Federica Vitali