Raffaele Jaffe nacque ad Asti l’11 ottobre del 1877, in una  famiglia ebraica.
Dopo la laurea in scienza naturali e chimica, divenne professore all’Istituto Tecnico Leardi di Casale Monferrato e successivamente Preside.
Il giovane Jaffe in quel momento non immaginava il tragico destino a cui sarebbe andato incontro ed era altresì inconsapevole della straordinaria impresa che si accingeva a conquistare….

Siamo nel 1909, il campionato di calcio italiano vede i natali nel 1898, vinto dall’allora club più antico, il Genoa.

Era  il calcio amatoriale che segnava i primi passi per quella che diventò la Serie A.

Jaffe, un giorno fu coinvolto da dei suoi suoi studenti a vedere una partita a Caresana, paese nelle vicinanze di Casale. Fu un colpo di fulmine, un amore a priva vista verso quella palla che rotolava.

In quel periodo,  non era  Juventus né Torino, ma nell’anno in cui comincia la nostra storia sta emergendo una realtà tutta piemontese: la Pro Vercelli.

Jaffe, mosso dalla rivalità storica e sportiva tra Casale e Vercelli, decise che l’odiata rivale andava fermata. Così indisse una riunione a cui parteciparono studenti e il Preside.

L’intrepido insegnante si rese protagonista di un discorso ricco di entusiasmo:

“Nel 1215 i vercellesi che per ottenere qualche risultato avevano dovuto allearsi con Milano e Alessandria, rasero al suolo Casale del cui sviluppo sociale e culturale avevano fastidio. Ci volle del tempo ma i casalesi nel 1403, risposerei per rime riducendo Vercelli ad uno zerbino e riappropriandosi delle vecchie prede di guerra. Da allora i vercellesi non hanno perso occasione per farci dispetto.
Ora, dopo aver vinto un Campionato nazionale di football sono in procinto di fare il bis: non si può andare avanti così, bisogna fare qualcosa,
se non li fermiamo noi, non li ferma nessuno”

Era fatta, Jaffe aveva colpito l’orgoglio dei casalesi.

Il Casale calcio, viene fondato sulle ceneri della vecchia Robur dalla quale presero il colore della maglia. Se la Pro Vercelli utilizzava il bianco  quella del Casale diventò nera con in più una stella bianca.

La squadra di Jaffe venne inserita nella terza categoria, e da lì iniziò un’ascesa inesorabile, vincendo alla prima partecipazione il torneo regionale.

I casalesi perplessi non mostrarono immediato amore verso la squadra cittadina, si coinvolsero solo successivamente, quando vinsero la prestigiosa “Coppa d’Argento” strappandola all’US Milanese.

Il Casale si sentiva maturo e fece domanda alla Federazione a partecipare alla prima categoria.

La Federazione per nulla convinta nega la richiesta. Il Casale partecipò in seconda categoria ed in questo torneo i ragazzi di Jaffe arrivarono secondi.

Mentre la Pro-Vercelli vinceva il suo terzo scudetto in quattro anni, i Casalesi non erano soddisfatti, dovevano assolutamente entrare in prima categoria per fermare il dominio dei rivali.

Il Professore intanto era diventato dirigente federale. Grazie a questa carica Jaffe potè far sentire la sua voce in Assemblea chiedendo che il suo Casale venisse ammesso in Prima Categoria.

Alla fine la decisione arrivò’ dal campo. Oltre al Casale, infatti, ambiva alla prima categoria anche il Racing Libertas Club, nato dalla fusione del Racing club Italia e dalla Libertas Club.  Il Consiglio perciò indisse dei veri e propri Play off  tra le due squadre.

I Casalesi ottennero la prima categoria dopo un pareggio 1-1  e consecutivamente una vittoria combattuta fino all’ultimo minuto di 1-0.

Il Casale era pronto per la Pro-Vercelli.

La rivalsa però non arrivò subito.

Il passaggio in prima categoria fu traumatico.

Numerose furono le sconfitte nel girone di andata.

Jaffe però era un gran motivatore, dotato di un’oratoria efficace fece sì che i ragazzi reagirono meglio al girone di ritorno.

Alla fine mentre la pro Vercelli vinceva il suo quarto scudetto, il Casale arrivava sesto.

Nel Campionato 1912-13 la squadra fece un altro passo avanti secondi nel girone nord-occidentale e quarti nella fase finale.

E la Pro Vercelli? Vinceva il suo quinto titolo.

Ma la stagione successiva fu quella del grande trionfo.

Nel maggio 1913 il Casale batte una squadra inglese, il Reading.  In quel tempo l’Inghilterra giocava un calcio di livello più alto, e fu l’anno in cui dopo una lotta all’ultimo punto con i rivali vercellesi, il Casale salì sul tetto d’Italia.

La storia di Raffaele Jaffe si chiude il 16 Febbraio 1944.

Le milizie tedesche catturarono il professore durante una retata che sconvolse la città di Casale.

Il dirigente sportivo aveva, nel 1927, sposato una ragazza cattolica e successivamente decise di convertirsi 10 anni dopo ricevendo il battesimo. Jaffe chiarì che il percorso di conversione era iniziato senza nessuna pressione della moglie, ma per esigenze personali spirituali.

Rimase bloccato per 5 mesi al campo di Fossoli,  essendo  ebreo ma convertito per  le leggi italiane non andava deportato,  secondo  quelle naziste sì.

Il Preside di Casale lasciò Fossoli  il 2 di agosto iniziando il viaggio che lo manderà incontro alla morte. Entrò nella camera a gas lo stesso giorno in cui arrivò ad Auschwitz.

Potremmo mai immaginare un giorno di svegliarci ed improvvisamente non poter più fare nulla:  uscire, studiare, fare sport, lavorare, vivere.

Potremmo mai pensare di non poter andare all’ospedale, di non godere più di nessun diritto, di essere messo su un treno deportato verso chissà dove, separati dalla famiglia e patire la fame, la sete, il freddo, subire violenza e alla fine essere ucciso in quanto appartenente ad una religione diversa.

Il Giorno della memoria non deve far dimenticare quanto accaduto e dovrebbe servire affinchè certe brutalità non accadano più!

 

Cinzia Fresia